Non si può certo dire che gli emiliani
Confusion Gods non abbiano scelto un nome in grado di descrivere con pieno merito la loro musica: un miscuglio in parti quasi uguali di thrash, death e black metal, ben strutturato ma allo stesso tempo anche un po' 'confusionario' nello svolgersi delle composizioni. Ma il problema principale di "At The Gates Of Confusion" non è certamente questo, bensì una mancanza di fondo di qualsivoglia originalità, che rende l'ascolto meno appetibile di quanto in realtà meriterebbe. Questo quintetto di ragazzi ha un'attitudine forte e aggressiva che mi è piaciuta molto, lontana da quella spigliata di un certo thrash metal. Siamo più vicini al death, tanto per intenderci, con soluzioni che variano molto toccando anche picchi piuttosto elevati dal punto di vista tecnico. Ma la vera particolarità della band sono i continui rallentamenti anche acustici dove traspare una vena melodica piuttosto insistita e piacevole, se non fosse per quei problemini di personalità già citati precedentemente. Giusto per capirci saranno più di uno i punti in cui l'ascoltatore si troverà a dire "questo l'ho già sentito", compreso un vero e proprio plagio ai Dark Tranquillity inserito nella traccia conclusiva. Brano che contiene anche una interessante ghost track al limite dell'industrial, disturbante anche per l'inserimento al suo interno della recitazione di un'"Ave Maria". Il passato black del gruppo si fa sentire nelle partiture più epiche e malinconiche (al limite di un viking che ricorda gli Amon Amart), di cui però non abusa inserendole solo in alcuni punti chiave. Complessivamente la qualità è piuttosto alta, ma si avverte un'aura troppo insistente di incompletezza, come se questi pezzi avessero bisogno ancora di un ritocco per diventare perfette. L'abilità strumentistica c'è, anche la prestazione vocale è interessante (ma su questo punto lavorerei un po' di più), ma senza un pizzico di innovazione è veramente difficile rendere appetibile una proposta come questa.
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