La straordinaria importanza degli
Hawkwind per l’intero movimento del rock psichedelico, è così palese da apparire scontata. Si può tranquillamente dire che senza la formazione britannica, questo particolare filone non avrebbe avuto lo sviluppo che conosciamo.
Nati nel 1969 prima come Group X, poi come Hawkwind Zoo, infine solo Hawkwind, fin dall’inizio hanno assunto l’identità di collettivo musicale aperto, più che di band canonica. Per l’intera carriera, il vero punto di riferimento è sempre stato il talentuoso ed eclettico Dave Brock, intorno al quale si sono alternati un’infinità di personaggi più o meno noti. Tra i tanti basti citare il co-fondatore cantante-sassofonista Nik Turner, lo storico batterista Ginger Baker, il bassista Lemmy pre-Motorhead ed il famoso scrittore sci-fi Michael Moorcock.
Il loro stile, attuale ancora oggi, rappresenta una riuscita miscela di elementi space-rock, prog-rock, psichedelia seventies, proto-elettronica, feeling fantascientifico e filosofia hippie. Insieme ai Pink Floyd, sono stati pionieri nelle esibizioni live che fondevano musica, atmosfera sperimentale e stimolazione visiva, dei veri e propri trip cosmici in grande anticipo sui tempi.
Anche se oggi una parte della loro carica innovativa e trasgressiva è ovviamente evaporata, ci sarebbe ancora molto da dire sugli Hawkwind. Ma invece di altre parole, è meglio lasciare spazio alle immagini del presente dvd, documento storico importante per tutti gli appassionati del genere.
Filmato a Newcastle nel 2002, il video ritrae una delle ultime incarnazioni della band, impegnata in un ora e mezza di concerto. Il gruppo appare ragionevolmente in forma e motivato, con lo stimolo aggiuntivo della presenza del leggendario vocalist Arthur Brown (Crazy World of A.B., Kingdom Come), bizzarro personaggio ospite in diversi brani.
La scaletta è esaustiva, perché comprende i successi degli esordi, i singoli più immediati come “Hurry on sundown”, “Silver machine” o quella “The watcher” scritta da Lemmy, ma anche lunghi brani space-psych-rock quali “Masters of universe” o “Sonic space attack”, veri capostipiti del filone.
Peccato soltanto che il materiale aggiuntivo si limiti ad una intervista con Brock in lingua inglese, e poco d’altro. Resta comunque un prodotto indispensabile per i fans del gruppo, ed interessante per chi vuole ampliare la propria conoscenza delle fonti del rock psichedelico.
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