Sorprendente … è questo il primo aggettivo che mi viene in mente per commentare “Nightpieces 5”, quinto (com’è facile intuire!) capitolo delle “gloriose” antologie con cui la (rediviva) etichetta torinese Dracma Records si prefigge dagli anni novanta di offrire una prestigiosa occasione di visibilità ad un nutrito numero di gruppi emergenti.
La sorpresa non arriva tanto dai contenuti, come sempre in questi casi piuttosto eterogenei e inevitabilmente altalenanti negli effetti emotivi (per questioni legate ai gusti e alle abitudini d’ascolto ancor prima che al valore specifico), quello che stupisce è una modalità che agli occhi di molti, in quest’epoca “virtuale” e “cibernetica”, può sembrare veramente un po’ “anacronistica”.
Evidentemente i ragazzi della Dracma credono “ancora” in una soluzione discografica che, come anticipato, ha dato loro in passato parecchie soddisfazioni, consentendo ad un notevole “fiuto artistico” di esprimersi in maniera organica oltre che sincera.
Un “senso” che i nostri dimostrano di non aver perso, visto che tra i ventisette gruppi qui rappresentati, nonostante tutte le difficoltà valutative insite in un calderone del genere, è possibile rilevare alcune interessanti individualità, per le quali sarebbe necessario e benvenuto un supplemento d’indagine.
E’ il caso dei Nuwanda (cangiante hard-prog dai risvolti alternative), dei Final Thrash (brutalità death risolta con personalità), dei Labirinto Interno (vibrante prog metal cantato in italiano), dei Murderdog (con ex Detestor in formazione, propongono un ferale metal core), degli Unforced (death-thrash di sicuro pregio) o ancora dei Gotama (fautori di un coinvolgente crossover), degli Headquakes (metal “poweroso” non trascendentale ma piacevole), degli Steel Cage (black intenso e “cattivo”), dei Lapsus (non male la loro miscela di violenza e melodia) e degli Only For Us (portavoce di un hardcore metallizzato da “coltivare”), tutte band a me per lo più completamente “sconosciute”, in grado di stimolare curiosità e destare buone impressioni complessive.
Cruentus (il loro death mutante colpisce stomaco e cervello) e Infection Code (autori di un post-core un po’ di maniera e tuttavia discretamente efficace) sono da annoverare tra le gradite conferme, mentre è praticamente inutile aggiungere qualcosa su Mindsnare, Linea 77, Extrema, Broken Glazz e sui magistrali Elektradrive (AOR addicted tenetevi forte … il momento del ritorno è davvero imminente!), che impreziosiscono con brani recuperati dal passato quella che appare come la plausibile vetrina di un panorama underground nazionale sempre abbastanza vitale e creativo.
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