Gli inglesi
Fen sono fortemente ispirati dal luogo dal quale provengono, ovvero la campagna a est di Londra, con i suoi paesaggi desolati, le brughiere nebbiose, le stesse brughiere che hanno ispirato “Il mastino dei Baskerville” di Sir Arthur Conan Doyle.
Il sound di partenza è puro black metal, anche se, in riferimento ai paesaggi di cui sopra, la band si diverte ad inserire parti acustiche, altre ambient, tali da virare il sound verso un mood più folkish.
Il risultato sono sette canzoni piene di sorrow, dai toni lugubri, molto affini a certo doom di stampo My Dying Bride. “Colossal Voids” contiene anche clean vocals che fanno molto contrasto con gli screams del singer, tale che la canzone diviene uno strano post-rock, dai toni gotici.
La successiva “As Buried Spirits Stir” ancora una volta crea atmosfere antiche, maligne, quasi lovecraftiane.
Bisogna dire che la band nelle parti esclusivamente black non impressiona, trovando quindi la propria ragion d’essere nelle contaminazioni ulteriori. Le canzoni sono tutte lunghe, e spesso non è facile mantenere viva l’attenzione per tutta la durata.
“The Malediction Fields” non è un disco facile, non solo perché abbisogna di parecchi ascolti per essere digerito, ma soprattutto perché non ha un target definito di utenti, farà sicuramente storcere la bocca ai puristi black, mentre a chi il black non lo ama forse non basterà la contaminazione per farselo piacere.
La verità, come in tutte le cose, sta in mezzo. Questo disco non è certo un capolavoro, ma offre parecchi spunti di notevole interesse.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?