Un altro progetto di “supercampioni” allestito dalla Frontiers, divenuta una vera “esperta” in questo tipo d’operazioni? A leggere la line-up dei
China Blue verrebbe da rispondere di si, ma non vorrei che quella parolina,
“altro”, finisse per sminuire il valore di un team effettivamente stellare, artefice di un disco veramente stupendo.
L’ennesima conferma di uno standard di lavoro veramente elevato per una label d’enorme prestigio, quindi, ma anche qualcosa di più, perché Tony Mills, Josh Ramos ed Eric Ragno, soprattutto, e poi anche gli altri collaboratori al Cd, forti dei loro curriculum, in “Twilight of destiny” hanno dato il meglio delle loro celebri qualità, realizzando un piccolo capolavoro d’AOR dinamico, avvolgente e magniloquente, mettendo altresì in campo un’impressionante “naturalezza”, facilmente rilevabile anche per chi è ormai abituato ai migliori esempi di analoghe iniziative artistiche presenti nell’attuale panorama discografico.
Mills, affrancato dalle “estrose” pastoie di Ronnie LeTekro e degli ultimi TNT, sorregge ad oltranza con voce superba una fenomenale serie di splendenti costruzioni armoniche, in cui la “luce” abbagliante della chitarra di Ramos, si somma alla luminosità dei contributi tastieristici di Ragno i quali danno estensione e raffinatezza ad una musica che, ovviamente anche grazie ad una calibrata sezione ritmica, merita di essere accostata alle massime espressioni dell’anno in questo specifico campo d’azione.
Se affermassi, però, che i China Blue sono un’entità “straordinariamente” originale, non solo mentirei spudoratamente, ma, probabilmente, non farei nemmeno la felicità di tanti appassionati del settore, spesso tanto “fedeli” quanto abbastanza “refrattari” alle “innovazioni” di stile, anche se modeste.
Ebbene, stiano tranquilli anche i più irriducibili sostenitori del suono adulto, perché tra questi solchi digitali si staglia ancora una volta la musa degli immortali Journey (e degli Styx, in qualche frangente maggiormente pomposo), esibita con una classe immensa, quella stessa che differenzia gli “imitatori” da chi, alimentato da un’ispirazione soverchiamente tangibile, si può “permettere” il credibile accostamento ad un nome così autorevole (e per Ramos non è affatto una novità!).
Che Vi riteniate “inflessibili” o maggiormente “tolleranti”, comunque poco importa, sarà sufficiente avere un apparato cardio-uditivo in stato di “decente” efficienza per rendervi immediatamente conto che “What do you need but love”, “I feel like dying”, “Changing ways” e “So wrong”, sono parte integrante dell’elite del Rock Melodico, degni eredi di un modo di costruire “emozioni” consolidato nei “modi”, ma sempre incredibilmente “sorprendente” e gratificante nei contenuti e nelle vibrazioni che riesce ad instillare.
Non crediate che tale magnificenza si fermi al primo terzo dell’album, c’è ancora spazio per le strepitose “Crimes of passion”, “Passions”, “Movin’ on” e “Take me as I am”, e anche dove il “mestiere” sembra prendere vagamente il sopravvento (“Don’t be a stranger”, “Lost”, il sognante strumentale “The last goodbye”), siamo in ogni caso ben lontani da un’evidente “debacle” sensoriale o dall’eccesso di manierismi.
“Twilight of destiny” rappresenta, dunque, una modalità praticamente inderogabile per chiudere il Vs. “rapporto” con l’eccellenza dell’Adult Oriented Rock … per il 2008, s’intende!
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