Natale è appena passato, ma “Wolf chasing wolf” è stato accolto dal sottoscritto come un bell’evento inaspettato, proprio alla stregua di quel regalo che non prevedevi assolutamente, che all’inizio guardi con un certo “sospetto” e che poi ti conquista alla prova dei fatti.
Diciamo subito che, anche se la copertina mi avrebbe dovuto fornire qualche “indizio” del malinteso, di primo acchito credevo di dover commentare la nuova prova del progetto Voss / Barden, con il loro rock duro melodico e malinconico, e scoprire che “questi”
Silver erano invece sei norvegesi dai nomi (almeno a me!) completamente sconosciuti, ha rappresentato sicuramente la prima parte della sorpresa.
A completare l’effetto e a realizzare il notevole “gradimento”, è arrivata la proposta musicale dei nostri, davvero fresca e coinvolgente, quantunque gli ingredienti base della ricetta non abbiano nulla di sconvolgente.
Punk, hardcore, rock ‘n’ roll, glam metal e un pizzico d’elettronica e d’immaginario horror, nelle mani dei nostri scandinavi diventano un piatto sonoro decisamente invitante, a tratti addirittura squisito, per la capacità dimostrata nell’essere costantemente graffianti, incalzanti e violenti, e tuttavia anche accattivanti e seduttivi, in una contagiosa ibridazione “geografica” e stilistica tra la furia di New York, l’iconoclastia di Londra, il groove di Los Angeles e la trasfigurazione di quest’ultimo avvenuta dalle parti di città come Helsinki, Stoccolma e Oslo.
Insomma, se vogliamo alfine giungere a delle citazioni di riferimento, potremmo parlare di Murderdolls, The Exploited, Amen, Entombed, The Bronx, Backyard Babies, Turbonegro, Brides Of Destruction e pure di qualche accenno “sperimentale” alla maniera dei Refused, ma quello che veramente conta è che grazie, innanzi tutto, a “Pick up your life” e “The white logic”, dal morboso e traente mood “tecnologico”, “Where vultures gather” e “Any road”, gratificate da sanguigne e passionali linee melodiche, “Drenched in comfort”, una sorta di marcia anthemica tanto “singolare” quanto efficace e “The judge” e “Sympathy”, due imponenti prove di forza e intelligenza, arrivati al termine del platter si ha un’impellente voglia di premere nuovamente il tasto play del fido lettore Cd.
Da segnalare, inoltre, la ghost track conclusiva, impreziosita da un recitato di sottofondo in lingua italiana, il cui poetico e significativo testo è riportato anche nella cover del dischetto stesso.
Consci di cosa troverete in “Wolf chasing wolf”, non mi resta che consigliarvene l’acquisto e l’ascolto (o viceversa, se preferite), anche se, come me, apprezzate pure i suoni degli omonimi succitati veterani e Vi ritenete generalmente degli “onnivori” della buona musica rock.
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