Ci sono bands che per la loro affermazione puntano anche (mi piace pensare che da sola non basti, e in nessun settore “dell’esistenza umana”!) sull’immagine o sull’incredibile carisma dei suoi componenti e ce ne sono altre per cui questi non sono mai stati aspetti vitali, che sono riuscite a conquistarsi rispetto e fama soltanto grazie alla musica, schietta, genuina, passionale, intensa, utilizzando un’espressione abusata,
emozionante.
Potrebbe sembrare strano, dunque, che sia proprio un gruppo fieramente appartenente da sempre a questa seconda categoria a conseguire la palma (“personale”, ovviamente) d’autore del miglior Dvd dell’anno 2008.
I
Tesla non si sono mai affidati a fattori estetici particolarmente attraenti, singolari o scioccanti, per loro hanno sempre parlato (pure questa è una locuzione tutto meno che “originale”, ma mai come in questo caso risponde alla realtà dei fatti!) le note di un hard-rock classico, fisico, vibrante, raramente ispirato ai tempi del loro massimo splendore e ancora oggi (con il recente “Forever more”) capace “d’insegnare” qualcosina in fatto di creatività ed efficacia.
In “Comin’ atcha live! 2008”, un sold-out gig registrato al Myth (un nome, una garanzia!) Nightclub di Maplewood (Minnesota), come ampiamente prevedibile, non troverete sorprendenti trovate sceniche, inaspettati istrionismi o inconsuete gigionerie (giusto qualche cappello a cilindro e il mantello indossato da Frank Hannon durante “Signs”!), ma tantissime chitarre (Hannon – impegnato anche con tastiere e theramin - e il suo nuovo partner Dave Rude, offrono una prestazione maiuscola per temperamento, doti specifiche, versatilità e affiatamento), la granulosa ed espressiva voce di Jeff Keith e un sacco di sagaci pulsazioni ritmiche, esprimersi in una scaletta dall’impressionante standard qualitativo, per un quadro complessivo sensorialmente ben più catalizzante di molte esibizioni magari maggiormente “scenografiche” e tuttavia carenti di autentici “contenuti”.
Brividi copiosi basati soprattutto sulla porzione veramente “essenziale” di uno spettacolo musicale, dunque, ma anche soluzioni tecniche di prim’ordine (16:9 widescreen HDTV, 2.0 Dolby Digital), una regia impeccabile e precisissima, una ricca e gustosa sezione bonus (in grado pure di accontentare, con “Guitar & gears”, i musicisti “in erba” che volessero tentare di carpire i segreti “tecnici” dei nostri) e la piacevole scelta d’interrompere sporadicamente il flusso del concerto con brevi interventi dei cinque rockers di Sacramento (da segnalare il ricordo del compianto Steve Clark dei Def Leppard, come introduzione a “Song and emotion” a lui dedicata, e la presentazione di “Rock bottom”, eccellente cover dei magistrali UFO).
Impossessarsi di questo dischetto versatile è, quindi, da considerare come un’impellente priorità per tutti quelli che amano l’elite dell’hard rock e uno dei suoi (ancora!) maggiormente rappresentativi esponenti … ah, dimenticavo … nella recensione di “Forever more” attendevo con trepidazione di poter valutare l’effetto dei nuovi brani una volta sottoposti ad un confronto diretto con i “classici” del passato … “l’assaggio” di tale impegnativo riscontro qui presente (“Pvt: Ledbetter”) è assolutamente confortante … speriamo di poter ampliare la verifica al più presto, magari “in diretta” e dalle nostre parti!