Prima volta a Roma per la band capitanata da
Johan Hegg che, sulle ali dell'enorme successo mondiale riscosso dagli ultimi due album "
Twilight of the Thunder Gods" e "
With Oden on Our Side", trova ad accoglierla un
Alpheus quasi oltre la capienza limite, dimostrandosi una location non molto adatta (chi conosce il locale converrà che la struttura è assolutamente non concepita come una sala concerti) ad eventi così importanti.
La vampata di calore umido (anche più comunamente detta "puzza di sudore") che mi accoglie prima dell'ingresso in sala mi fa intuire che stasera c'è il pubblico delle grandi occasioni: i
Sadist stanno terminando la loro esibizione tra mille ovazioni ed è la storica "
Sometimes They Come Back" a congedare la band rappresentata sul palco dal sempre più attivo e coinvolgente
Trevor, che prima di introdurre gli Amon Amarth riesce a trovare il tempo per un pensiero allo sfortunato
Mike Alexander, il bassista degli
Evile scomparso prematuramente lo scorso 5 Ottobre a soli 32 anni a causa di un'embolia polmonare, proprio durante uno show con gli Amon Amarth.
Dopo un non rapidissimo cambio palco, ecco che i cinque vichingoni nel delirio generale prendono la scena, tuffandosi a capofitto nella splendida "
Twilight of the Thunder Gods": purtroppo l'esaltazione è subito scemata da una resa sonora a dir poco pessima, con volumi completamente sballati e chitarre praticamente inesistenti. Sfortunatamente il tutto durerà buoni 20 minuti, prima che i fonici riescano a dare una sorta di decenza ad un sound che comunque non diverrà mai perfetto.
La scaletta proposta da Hegg e soci ripercorre praticamente quella presentata il giorno precedente nello show di Milano, solamente con un ordine diverso: "
Tattered Banners and Bloody Flags" manda in delirio i presenti, che mostrano di gradire non poco anche la terremotante "
Asator"; "
Valkyries Ride" è dedicata a tutte le ragazze presenti in sala, con gli apprezzamenti della band a tutte le bellissime donne viste in questi giorni in Italia... come se in Svezia fossero tutte cozze, certamente.
Ancora cori a squarciagola da parte di un pubblico romano, che raramente ho visto così attivo e partecipe ad un concerto metal, quando è la volta di "
Guardians of Asgaard", "
Live for the Kill" (con piccola dedica al Colosseo di Roma) e "
Death In Fire", mentre un po' di "stanca" è emersa su "
Where Silent Gods Stand Guard", "
Hermod's Ride To Hel" e stranamente anche sull'epicissima "
Embrace of The Endless Ocean", dedicata all'amico scomparso
Mike Alexander, che nonostante il grande trasporto ed il pathos trasudante (mai aggettivo fu usato in maniera più opportuna) non muovono la platea più di tanto.
Che dire della band? Tecnicamente piuttosto approssimativi, soluzioni semplici, efficaci e di impatto, senza fronzoli; gli Amon Amarth ci piacciono anche per questo, puntano al sodo senza perdersi in chissà quali sperimentazioni o alchimie, sebbene dal vivo le lacune diventino assai evidenti e non vengono nemmeno nascoste più di tanto dato che sia il bassista che la coppia di chitarristi loro sono praticamente piantati sulle assi del palco, senza muoversi assolutamente di un millimetro, nemmeno per scambiarsi la posizione. Discorso diverso per
Johan Hegg che sa decisamente come tenere il palco, mostrando peraltro un indole assai poco nordica: grandi risate, sorrisone perennemente stampato sul volto, voglia di chiacchierare ed interagire col pubblico (
il suo "tuttobeneee?" diverrà un tormentone nel corso della serata, nda), un growl assolutamente potente e perfetto ed uno scream tutto sommato accettabile, sebbene a volte latitante.
Dopo circa un'oretta e mezza è quasi giunto il momento dei saluti: l'ultimo pezzo della prima parte è quello che differenzia l'esibizione di Roma da quella di Milano del giorno precedente. La bella ed epica "
Victorious March", tratta dallo storico "
Once Sent from the Golden Hall", arricchisce quindi la scaletta di un brano prima dell'encore finale.
I "bis" sono rappresentati da "
Cry of the Black Birds", "
Runes to My Memory" e la conclusiva "
The Pursuit of Vikings", che nonostante arrivi al termine di una serata piuttosto faticosa, scatena nuovamente l'entusiasmo di un pubblico decisamente sorprendente e che dimostra che i locali romani vengono riempiti non appena si passi ad un nome più in voga e disertati o quasi in caso di bands comunque valide ma meno appariscenti.
Un grazie quindi all'organizzazione, ai Sadist ed agli Amon Amarth per una serata davvero positiva per tutti i presenti al quale rivolgo un unico appunto: magari lavarsi bene prima di andare ad un concerto in cui ci sarà tanta gente stretta attorno a noi non sarebbe poi così male.
Speriamo sarà per la prossima!
Setlist:Twilight of the Thunder Gods
Tattered Banners and Bloody Flags
Asator
Valkyries Ride
Varyags of Miklagaard
The Dragon's Flight Across the Waves
Guardians of Asgaard
Where Silent Gods Stand Guard
Live For The Kill
Embrace of The Endless Ocean
Gods Of War Arise
Bleed for Ancient Gods
Hermod's Ride To Hel
Victorious March
Death In Fire
Cry of the Black Birds
Runes to' my Memory
The Pursuit of Vikings
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