La storia della musica hard and heavy è ricca di tanti musicisti che non hanno raggiunto un successo commerciale pari alla grandezza della musica da loro creata, ma che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore di migliaia di metalheads sparse per il globo. Mark Reale ed i suoi Riot sono forse la più clamorosa testimonianza di tale ingiustizia “divina”, una band che dagli inizi ha lottato contro un destino avverso ma che è riuscita a comporre dal 1981 al 1990 tre pietre miliari foriere di incredibili emozioni metalliche. Nel 1981 Fire Down Under è l’urlo impazzito e disperato di chi vive per le strade di New York e non ha intenzione di scendere a compromessi con alcuno, mentre nel 1988 Thundersteel e nel 1990 Privilege of power portano in musica visioni di un esagerato splendore che combinano songwriting, esecuzione e suoni di livello stratosferico. Proprio la formazione di questi due imprescindibili album è una delle favorite dai fans che ormai non speravano più in una reunion che invece si è concretizzata negli ultimi mesi ed già è pronta a concepire un altro pezzo di glorioso US metal (perché con Mark Reale non si sbaglia mai!). Per rimettere in moto tale macchina da guerra si è deciso di azzardare un primo concerto in quello che è diventato negli ultimi anni l’evento metallaro per eccellenza dell’estate europea, lo Sweden Rock Festival di Solvesborg.
Mai simile azzardo fu più premiato perché Reale alla chitarra, Van Stavern al basso, Jarzombek alla batteria, ed un ritrovato Moore alla voce (dopo il buon “Accelerator” dei Faith ‘n Fire) riprendono il discorso proprio dove lo avevano lasciato 18 anni orsono, riportando in vita quelle famose gemme metalliche che hanno rappresentato vette ormai irraggiungibili da chiunque. Qui c’è anche Mike Flyntz alla seconda chitarra che in realtà non aveva suonato in quegli storici album ma si era unito alla band nel tour successivo a Privilege per suonare in quel mostruoso ”Riot in Japan live !!”E’ la giornata conclusiva dello Sweden Rock, la quarta di una kermesse incredibile, organizzata alla perfezione con ben cinque palchi dove le bands suonano con un sincronismo nel rispetto degli orari cosi’ perfetto quasi da irritare. Sul palco principale denominato “Festival” si è appena conclusa l’esibizione di Impellitteri resa strepitosa da una prova di forza alla voce del grande Rob Rock (lasciatevi dire che dal vivo è un autentico portento). Ma l’attesa per il sottoscritto è tuta per i Riot, il motivo principale che mi ha spinto fin qui a nord dell’Europa ed ai quali devo essere grato per avermi fatto scoprire una realtà fantastica, la Svezia almeno in estate è un posto dove sarebbe bello viverci. Sono le 15,00 quando sul “Rock” stage le note di “Narita” urlano prepotentemente che sarà un concerto straordinario! Pochi minuti e Tony Moore chiarisce che lui è tornato per combattere e non per cadere,”Fight or Fall”!Ciò che impressiona subito è la potenza devastante del suono unito alla pulizia ed alla precisione delle note che fuoriescono senza tregua dagli strumenti dei nostri, e non potrebbe essere altrimenti con pezzi del calibro di “On Your Knees”, “The Sign of the Crimson Storm” (pazzesca!Con Moore che afferma al pubblico che si tratta della sua canzone preferita da Thundersteel) “Metal Soldiers”, “Johnny’s back”, “Storming the Gates of Hell”, “Flight of the Warrior” che in sequenza non lasciano un attimo di respiro. I Riot decidono di omaggiare lo scomparso Guy Speranza con l’inno “Swords and Tequila” che riesce a scaldare perfino un pubblico freddo come quello svedese, mentre nelle prime file impazza l’headbanging di ragazzi sorprendemente di giovanissima età tra i quali mi dimeno con fervore inaspettato, come posseduto chissà da quale spirito del metal mentre un’attempata 50enne in modo molto gentile mi prende la fotocamera dalle mani entusiasta di scattarmi una foto in questo momento di assoluta felicità!
Unica sosta, a dire il vero alquanto breve, di questo folle metal treno targato Riot arriva con l’inizio di Bloodstreets, l’arpeggio da brividi che apre la song ci porta poi ad uno dei mid-tempo più belli di sempre oggi finalmente interpretata dal vivo da quel Tony Moore che le diede voce ed anima nel 1988….”These streets are getting colder and i am growing older Tomorrow seems so far away…” Irraggiungibili! “ Wings are for Angels”, spero di aver capito bene il titolo, è l’unico assaggio di quello che sarà il nuovo album previsto per l’autunno, una canzone chiaramente debitrice della storia di questa formazione con ritornello memorizzabile al primo ascolto ed assoli dirompenti della affiatatissima coppia di asce Flyntz-Reale mentre un simpaticissimo Van Stavern accompagna nella linea ritmica del basso il travolgente drumming di Jarzombek!! Ancora “Dance of Death”, “Outlaw”, “Thundersteel” (quante band ha influenzato e quante songs ha ispirato il suo attacco iniziale?!), e la chiusura di una setlist da lacrime di gioia riservata a “Warrior”! Si perché Mark Reale è un guerriero, da sempre antirockstar, tanto che nel 1982 rinunciò alle lusinghe della casa discografica che gli chiedeva di ammorbidire il sound di “Fire Down Under” per renderlo più appetibile al mercato americano. Mark non accettò compromessi sulla sua musica e proprio da quel rifiuto categorico di piegarsi al music business diede inizio ad un mito “minore” della musica heavy, minore solo nelle vendite, ma in vetta alle nostre preferenze per tutto il resto, ed oggi alla luce di questo concerto ne siamo ancor pù convinti. La storia di questa band non ha conosciuto negli anni cali di qualità nonostante le mille traversie attraversate, grandi dischi si sono succeduti in queste due decadi, è pur vero però che la magia della formazione che oggi ha calcato il palco di Solvesborg è ineguagliabile.
La “Thundersteel Reunion” è servita”! Setlist:Narita
Fight Or Fall
On Your Knees
Sign Of The Crimson Storm
Metal Soldiers
Johnny's Back
Storming The Gates Of Hell
Flight Of The Warrior
Swords And Tequila
Bloodstreets
Wings Are For Angels
Dance Of Death
Outlaw
Thundersteel
Warrior
Articolo e foto a cura di Giuseppe Marasco