Roma continua a macinare Death Metal di qualità e dopo la bordata in pieno visto dei
Cannibal Corpse è ora il turno dei
Nile, un'altra band che ormai è entrata di diritto nel cuore di ogni appassionato, con le loro trame complesse e al tempo stesso brutali ed efferate, dove il tasso tecnico è direttamente proporzionale a quello emozionale, senza eguali in termini di impatto e potenza. Per non parlare di un concept che oltre ad essere diventato nel tempo un marchio di fabbrica, sprigiona anche un fascino avvolgente. Si torna nuovamente all' Alpheus quindi, per l'occasione con delle entrate e delle uscite gestite in modo molto più militaresco, solitamente il pubblico entra e esce da dove vuole, in questo caso no, ma poco importa, non è influente ai fini delle prestazioni musicali. A fine concerto credo siano stati registrati ingressi abbastanza numerosi, ma del resto è normale quando si ha la possibilità di vedere sullo stesso palco gente dal calibro di
Grave,
Krisiun e come headliner ovviamente loro, i
Nile.
Ma prima della tripletta infernale è il turno di due gruppi spalla che malgrado una presenza di pubblico ridotta (erano pur le 19.30 quando è iniziata la serata) hanno avuto l'occasione per dimostrare il loro valore. I primi a salire sulle assi del palco sono stati i
Corpus Mortale, band dedita ad un classico Death Metal come tradizione esige. Come già detto poco sopra hanno sofferto il fatto stesso di essere gli opener, con dei suoni non proprio eccelsi, e solo poche persone sotto al palco, che fra l'altro alla fine si sono fatti convincere dalle trame brutali di questi danesi. Ad ogni modo come inizio non c'è male, insomma il miglior modo per fare alzare la temperatura.
Dopo un cambio palco trascorso a girovagare per la sala concerti è il turno degli
Ulcerate, ed è proprio il caso di dire che con questi loschi figuri provenienti dalla Neo-Zelanda si cambia musica. Al di la dei modi di dire si resta ovviamente in territori Brutal/Death Metal, anche se questi ragazzi dimostrano delle capacità artistiche molto più versatili rispetto a chi li ha preceduti. Non sono affatto immediati su disco, figuriamoci quando li si vede dal vivo per la prima volta... eppure il loro approccio alla materia è originale e ricco di personalità, con svariati momenti in cui si esce dal seminato per andare a scovare influenze musicali non propriamente Death Metal. Pagano lo scotto di essere ancora poco conosciuti, e non molto scorrevoli, ma è il caso di fare attenzione nei loro confronti. Hanno sfruttato bene l'occasione di pubblicizzare il loro ultimo disco
Everything Is Fire. Pochi pezzi, ma intensi.
Finalmente l'Alpheus inizia a riempirsi, e di conseguenza il clima diventa torrido e umido, con quel fastidioso caldo che puzza di sudore... l'atmosfera migliore per accogliere i
Grave, vera e propria leggenda del Death Metal europeo, ancora alle prese con la promozione della loro ultima fatica intitolata
Dominion VIII. I ragazzi non si risparmiano e tirano fuori la classica prestazione fatta di esperienza, mestiere e soprattutto passione. Se girano ancora da venti anni e più deve esserci un motivo, e non va ricercato in chissà quale mistero, è tutto scritto (anzi suonato) in un Death Metal che ha sorpassato la prova del tempo, fatto di riff polverosi e ritmiche che non raggiungono mai livelli chirurgici per precisione e velocità, eppure suscitano un vortice di morbosità e aggressività unici. Sono in forma, e fanno di tutto per metterlo in evidenza, malgrado dei suoni che non sono stati proprio il massimo, ma forse tutto questo addirittura potrebbe essere un elemento che giova a loro favore. Il pubblico apprezza e ricambia con continuità fra una canzone e l'altra, andando a certificare quello che è stato un live set da professionisti dell'estremo.
Dalla fredda Svezia al caldo Brasile... e fu così che fecero il loro ingresso i
Krisiun, con tutto quello che ne consegue. Ammetto di non averli mai apprezzati troppo su disco, eppure dal vivo riescono a sprigionare un'energia contagiosa, a base di un Death Metal semplice quanto diretto. Istigano al pogo più sfrenato, e soprattutto non fanno soste. E' un massacro continuo, fatto di ritmiche che sembrano inumane, una sorta di fabbrica che lavora a pieno regime, e in questo aiutano anche dei suoni sicuramente migliori rispetto a quelli delle band precedenti. Imponenti e spietati come un tank sovietico, che spara proiettili come
Combustion Inferno,
Sentenced Morning oppure
Bloodcraft, riversano sul pubblico presente tonnellate di Death Metal allo stato solido. I fans ricambiano e incitano sino ad accompagnarli alla conclusione di un concerto filato via anche troppo in fretta. E il peggio ancora deve arrivare...
...che puntualmente giunge impietoso quando sono le 23. Il cambio di palco è sembrato estenuante ma ci hanno pensato pochi colpi di gran cassa a rimettere ordine; i
Nile hanno usufruito dei suoni migliori, nitidi e ben definiti, un genocidio in piena regola. Quando salgono sul palco l'ovazione del pubblico è forte e la band di
Karl Sanders e
Dallas Toler-Wade (accompagnati al basso da Chris Lollis e George Kollias dietro le pelli) si immerge a capofitto nel loro Death Metal mostruoso e solenne. Il loro ultimo - e ottimo - disco intitolato
Those Whom The Gods Detest è uscito da poco, e quindi giù con l'iniziale
Kafir, brano che mette subito in chiaro cosa significa essere fra i pochi a detenere lo scettro del Death Metal nel 2009. Tecnica da vendere, precisione millimetrica, una scioltezza esecutiva al limite del coma, tutto questo è un concerto dei Nile, e quando poi capitano nella serata di grazia è come assistere alla venuta in terra di un qualsiasi faraone egiziano. Come ho avuto modo dire, l'audio si è dimostrato all'altezza, e così facendo è stato possibile assaporare tutte le svariate e intricate trame che compongono i loro brani, dalla breve e ferale
Sacrifice Unto Sebek, per poi passare alle varie
Serpent Headed Mask,
Ithyphallic e ci metto anche
4th Arra Of Dagon. Sono stati pochi gli estratti dall'ultimo album, ma almeno questo ha permesso di scavare nel passato per andare e riesumare canzoni come
Sarcophagus e
Black Seeds Of Vengeance, traccia chiesta più volte a gran voce, ormai è una sorta di inno. I Nile sono apparsi (ma in realtà non era affatto un'apparizione) a loro agio, con un Karl Sanders intento a macinare riff su riff, supportato dall'affetto del pubblico che fra un pezzo e l'altro non gli ha risparmiato nemmeno un "
a sora lella sona!" urlato a gran voce. Tipica goliardia romanesca. Anche per gli altri nulla da dire, ormai sono una macchina da guerra sotto tutti i punti di vista. Dopo un'intensa ora passata sotto i colpi al napalm dei Nile giunge purtroppo il momento di dire basta, ma la lucidità per capire che anche stavolta la band è riuscita a dare una lezione di classe è forte. Alla prossima.
Foto a cura di Francesca D'Alessio. Nile setlist: 01 Kafir
02 Sacrifice Unto Sebek
03 Execration Text
04 Serpent Headed Mask
05 Ithyphallic
06 Papyrus Containing The Spell To...
07 4th Arra Of Dagon
08 Permitting The Noble Dead To Descend To The Underworld
09 Sarcophagus
10 Lashed To The Slave Stick
11 Cast Down The Heretic
12 Black Seeds Of Vengeance