Napoli per il metal non è propriamente un terreno fertile, usando una metafora potremmo dire che è piuttosto una terra di conquista. Peccato che debba ancora essere conquistata.
Faccio questa premessa perché il concerto dei Glacial Fear, tenutosi allo Slovenly Bar, mi ha indotto in profonde riflessioni. Il problema principale è che quei pochi metallari che esistono nella zona raramente fanno fronte comune, raramente c’è la voglia di sbattersi e supportare la scena o, restando più terra terra, le proprie passioni.
Non saprei dirvi i motivi di ciò, ma vi assicuro che con i miei occhi ho visto i metallari affollare i concerti dei 24 Grana o dei 99 Posse e poi magari arriva una band, con tanto di palle così, come i Glacial Fear e si vedono sempre le solite poche facce che già si conoscono. Napoli risente molto delle passate dominazioni, francesi, spagnoli e normanni tra gli altri, e questo ha fatto sì che nella città di Pulcinella attecchisse una tradizione e un cultura che molto risentono delle influenze delle passate signorie.
Morale della favola, e opinione strettamente personale, il napoletano è molto più aperto alle contaminazioni e ai ritmi esotici, indi state pur certi che raramente troverete un metallaro ottuso e invasato della fede con l’ossessione dei posers bastardos y cafones da trucidare.
Questo è sicuramente un pregio, ma dall’altro lato porta ad una certa dispersione, porta a quella che oserei definire una mancanza di convinzione o, più beceramente, di “fede”.
Napoli non è una città facile, non lo è soprattutto se pensate che uno come Enrico Giannone è sempre stato “nemo profeta in patria” ed ora, pur organizzando concerti, si tiene a debita distanza dalla città partenopea.
Mettendo a parte queste considerazioni ho comunque voluto chiedere all’organizzatore della serata un breve parere su questa questione.
Il mio interlocutore è Dino Vicedomini, chitarrista dei Captivus Diaboli e promotore di Delirio Concerti.
Cos'e' Delirio Concerti e come nasce?
“ Delirio Concerti è un gruppo di persone di Napoli che si sono rotte le palle di farsi Km su Km per vedere concerti metal solo perchè in questa città non c'è nessuno del "mestiere" che abbia le palle oltre ai soldi per organizzare concerti metal. Per ora abbiamo le palle senza un centesimo, spero che non ci romperemo presto anche quelle se questi "metallari" che sanno solo lamentarsi perchè "qui non si fa un cazzo" non si svegliano e invece di farsi le seghe a casa davanti ad un pc di merda non vengono a buttare sangue e sudore nel pogo davanti alle band che gli portiamo!!!”.
Quali concerti avete fatto fino ad ora?
“ Abbiamo iniziato ad Ottobre con la nuova stagione dello Slovenly r'n'r bar (www.slovenly.com/bar) locale ormai di culto in Italia...Ci sono stati i Pandemia dalla Rep. Ceca con i Natron, poi gli Irreverence di Milano, Sudden Death di Roma e stasera i Glacial Fear. Abbiamo inoltre trovato uno sponsor, il portale www.johnefrem.com, che si è mostrato molto interessato a questo progetto e ci sta dando la possibilità di organizzare qualcosa di "più grosso", grazie John!!! A Gennaio, infatti, ci sono stati i Novembre all'Oddly Shed di Caserta con oltre 500 persone e presto ci saranno altre novità. Intanto vi annuncio che il 4 Aprile sempre allo Slovenly di Napoli ci saranno i Frostmoon Eclipse, storica formazione black metal italiana tra le cui fila milita anche il batterista degli Handful Of Hate, e i Sakahiter nuova realtà del black metal nostrano!!!
Grazie per averci concesso questo spazio spero che altri oltre a voi si accorgano che a Napoli e dintorni la scena Metal è tutt'altro che morta!!! Se volete contattarci per suonare da queste parti o per sapere cosa bolle in pentola scrivete al seguente indirizzo e-mail: 55agency@libero.it A presto!!!”.
Passando al concerto vero e proprio c’è da dire che, oltre ai Glacial Fear, in programma c’era un’altra band, i napoletani Dead Dogs. Conosco i Glacial Fear per averli già intervistati/recensiti 3 anni fa, all’uscita di “Fetish Parade” e quando ho saputo che sarebbero venuti a suonare dalle mie parti non ho saputo resistere alla tentazione di fare quattro chiacchiere col chitarrista Gianluca Molè, chiacchiere che leggerete a parte. Dopo lo scambio di battute ho preso posto nel locale. Il posto è sito nel centro storico di Napoli, tra le piazze San Domenico e del Gesù Nuovo, luoghi di solito frequentati dagli studenti universitari visto che quella è anche la zona dove sono site le maggiori università della città. Ci saranno state circa un 30/40 persone, uno sparuto gruppo di ragazzi che ha deciso di passare la serata ascoltando buona musica e bevendosi una birra.
Ovviamente in apertura c’erano i Dead Dogs, band dedita ad un metalcore che molto deve all’approccio chitarristico dei Rage Against The Machine, ma con un cantante dalla chiara impostazione crust/hardcore. Lo show dei napoletani è stato abbastanza ordinario, senza grossi picchi, con una manciata di songs, tra cui spiccano titoli come “Plastic Face”, “Merdallica” e “Marlon Brando”, che sono tutte abbastanza dirette e lineari, inframmezzate da qualche buon assolo. Il platter si è dimostrato abbastanza efficace per quel che riguarda l’impatto, anche se alla lunga sono risultati mediamente ripetitivi. L’appunto principale però va fatto alla voce del singer che, forse penalizzata dall’acustica, è risultata alquanto fastidiosa. Il loro show è passato via velocemente e poche emozioni ha destato nell’audience, la quale è rimasta tutto il tempo impalata a seguire le evoluzioni dei Dead Dogs con malcelata indifferenza.
Di poi è stata la volta degli headliner della serata, impegnati in un minitour italiano e che per l’occasione presentano il nuovo singer Giuseppe Pascale. I Glacial Fear per chi non lo sapesse sono in giro da più di dieci anni e, pur essendo penalizzati dal fatto di provenire dalla Calabria, hanno continuato in tutti questi anni, tra alti e bassi, a sbattersi su e giù per l’Italia. La setlist comprendeva tutto il nuovo minicd “Illmatic” (la cui recensione leggerete a parte), parecchi pezzi da quello che io considero il punto più alto della loro carriera, “Fetish Parade” del 2000, ed un pezzo dal primo disco del ’97 “Frames”.
I primi tre pezzi, tra cui “Electronic N-Ice Eyes”, sono tutti tratti da “Fetish Parade” ed è incredibile notare come quei pezzi, e perché no quel disco, suonino ancora molto freschi ed attuali. La differenza in sede live è che il suono è più essenziale e diretto, spoglio com’è della componente elettronica, ma non difetta di potenza e precisione. Il nuovo singer è semplicemente una belva, con una voce dagli screams molto espressivi e brutali. Il nostro si diverte a provocare la platea che, almeno all’inizio, studia i calabresi e rimane impassibile di fronte alla bravura della band. Le songs del nuovo minicd si mostrano molto più brutali rispetto al passato, hanno una predilezione per le strutture più veloci ed essenziali ma certamente più immediate. Ma questo è un giudizio sommario in quanto mentre scrivo ciò non ho ancora ascoltato il nuovo minicd e mi sto basando su quanto visto e, soprattutto, sentito allo Slovenly. Col trascorrere dei minuti la band cresce in intensità e potenza e ci regala una “Alienatheist” semplicemente da paura.
Finalmente anche il pubblico inizia a capire la bravura della band e partono i primi pogo che, tuttavia, esplodono solo all’attacco di “Survivor”, un pezzo nuovo. Di lì in poi lo show ha un crescendo totalizzante nella sua impietosità ed è curioso notare che, mentre il singer è sempre più agitato e scende a menarsi nel pogo, il resto della band è concentrato sul proprio strumento, intenti a disegnare trame soniche che certamente lasciano il segno sui presenti. Pochi fronzoli e tanta sostanza per una band che ha raccolto molto meno di quanto meritava in tutti questi anni.
Lo show si chiude tra gli applausi dei ragazzi e con la conferma che i Glacial Fear sono ancora vivi, grazie a Dio.
Io me ne torno a casa, traversando la Napoli dei vicoli, la Napoli delle mille contraddizioni, splendida e suggestiva, notturna e deserta, sotto una fitta pioggerellina che, dopo la calda serata, rinfresca decisamente.
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