Considerata la pochezza (a giudizio del sottoscritto) del bill del nostrano
Gods Of Metal, insoddisfatto dei nomi annunciati al
Wacken Open Air ed impossibilitato a qualsivoglia trasferta in terra francese al succulento
Hellfest, per quest'anno il vostro amato
Coroner ha anticipato i tempi e si è diretto senza indugio nell'incantevole
Olanda per partecipare al
Neurotic Deathfest, un'intensa due giorni a suon di death, brutal e grind in grado di provocare scompensi ormonali al sottoscritto, ormai, ahimè, non più imputabili alla pubertà incombente. Ma procediamo con ordine.
La locationVisto il periodo in cui l'evento si svolge, il
Neurotic Deathfest è un festival indoor e quindi dalla capienza ridotta: il concerto è andato
SOLD OUT solo a poche settimane dall'inizio ed ha contato all'incirca
2000 presenze per giorno, numeri di gran lunga inferiori a qualsiasi festival estivo. Ma forse è proprio questo spirito "di nicchia" (che personalmente ritengo assai confacente anche alla proposta musicale del fest, anche se potrei essere tacciato di elitarismo) che rende questo evento ancor più affascinante. La location designata è il
Popcenter 013 di
Tilburg, situato in pieno centro, un complesso a tre piani contenente una specie di arena sul modello americano (vedere fotografia allegata per maggiore chiarezza): il centro è dotato di ben tre palchi (uno principale, uno medio e uno piccolo dal nome Bat Cave) che per due giorni hanno visto impegnati i migliori artisti in ambito death e brutal, ognuno dei quali insonorizzato rispetto agli altri. La struttura è inoltre fornita di punti ristoro con bevande di vario tipo e anche una piccola cucina, a dire il vero con una scelta di cibo piuttosto ristretta (hot dog, hamburger e qualche panino zozzo) acquistabili solamente tramite gettoni ottenuti cambiando banconote da 10, 20 e 50 euro presso le macchinette apposite sparse per tutto il Popcenter. Poca fila quindi e servizio immediato, roba che qui in Italia ci sogniamo solamente. I prezzi dei viveri sono onesti: 1 moneta per una birra piccola (2 euro), 2 per una birra da mezzo litro (4 euro), 1,5 monete per un hotdog non esageratamente buono, ma mangiabile (3 euro), giusto per fare qualche esempio. I bagni dislocati ad ogni livello (interrato, piano terra, rialzato e loggione) sono diversi e puliti, evitando quindi effetti collaterali stile "fogna di calcutta" dovuti all'ammassamento di secrezioni corporali in un medesimo punto. Nonostante gli spazi siano limitati, sono presenti anche le immancabili bancarelle del merchandise, con cd, vinili, magliette a prezzi tutto sommato contenuti (di media 10-13 euro) ed una vasta scelta, soprattutto in ambito death/brutal/grind. Il braccialetto cartaceo inoltre consente di lasciare l'edificio in qualsiasi momento e poter quindi mangiare e bere roba portata da casa o acquistata nei negozi del centro. Le spine della birra sono inoltre collocate nei punti strategici, ai due lati del palco e in fondo, dietro al mixer per poter essere raggiunti nella maniera più comoda possibile, inoltre la scalinata che dal pit arriva fino in fondo al main stage consente anche ai più tappi di godersi lo spettacolo. La loggia inoltre è ottimale per guardare comodamente il concerto, ma dal punto di vista dell'audio non è purtroppo il massimo. Ottima per riposare le gambe e seguire comunque lo show.
Ma veniamo ora al concerto vero e proprio.
Hour Of Penance
Sono le 14.30 quando a dare fuoco alle polveri del
Neurotic Deathfest 2010 sono i romani
Hour Of Penance, impegnati a portare all'estero per la prima volta il loro nuovo album
"Paradogma". Non è purtroppo il palco principale ad ospitarli, bensì quello intermedio ed ecco che quindi mi accomodo sul piano rialzato per seguire con vivo interesse la performance del gruppo, che con gli ultimi due album si è fatta un gran nome e che ero curiosissimo di sentire. Sarà stato il palco, l'impianto, il fatto che fossero il primissimo gruppo a suonare, o forse la mia una posizione infelice, fatto sta che, dopo l'intro del nuovo disco, la band attacca subito con "Paradogma", che mette in mostra un audio non adatto, con la chitarra mai in risalto e pertanto difficile da sentire ed un suono di batteria un po' troppo ovattato. Insomma, la botta sonora che invece è possibile ammirare su disco è un pallido ricordo, ma la nota più stonata è certamente la voce di
Francesco Paoli, che invece di growlare urla in maniera poco convincente senza graffiare, mentre l'assenza di una seconda chitarra ritmica durante gli assoli lascia un terribile vuoto . Nonostante il gruppo sfrutti la mezzora a propria disposizione proponendo il meglio del loro repertorio con brani come "The Woeful Eucharisty", "Drowned In The Abyss Of Ignorance", "Shreds Of Martyr", "Liturgy Of Deceivers" o "Misconception", la prova del gruppo romano non riesce a convincere appieno, nonostante il pubblico mostri il proprio compiacimento. Peccato veramente, perchè le mie aspettative per questo concerto erano molto alte, anche se sono convinto che si sia trattato semplicemente di una giornata storta. Da rivedere in occasioni migliori, magari con più tempo a disposizione.
Setlist:Paradogma
Liturgy Of Deceivers
Incontrovertible Truth
Drowned In The Abyss Of Ignorance
In Absence Of Truth
The Woeful Eucharisty
Shreds Of Martyr
Misconception
AbortedFinita l'esibizione degli Hour Of Penance, raggiungo quindi il main stage dove i grinder
Aborted hanno da poco iniziato il loro concerto. Il cambio di registro è piuttosto evidente: la band belga infatti gode di suoni veramente devastanti (d'altronde esibirsi sul palco principale avrà anche i suoi bei ventaggi!) ed il gruppo suona convinto e compatto, investendo il pubblico accorso al Neurotic con una scarica di death/grind veramente adrenalinica. Il concerto pesca un po' da tutta la discografia della band, dall'ormai storico "Engineering The Dead", passando per "Goremageddon" giungendo fino all'ultimo EP "Coronary Reconstruction" (a cui la coreografia si ispira), dal quale viene eseguita la pesantissima "From A Tepid Whiff" e la titletrack. A farla da padrone sono il singer Sven "Svencho" de Caluwé, con una prestazione vocale davvero eccelsa, oltre ad una presenza scenica notevole e adrenalinica, ed il bassista Cole Martinez, sempre intento a dimenarsi senza mai sbagliare una singola nota con il suo strumento. La band viene raggiunta sul palco da
Julien Truchan, singer dei francesi
Benighted che si esibiranno più avanti durante il festival, in un duetto veramente succulento. Nei 40 minuti a disposizione la band che gioca di fatto in casa mette a soqquadro il main stage del Popcenter, con una prestazione che a festival concluso si rivelerà una delle più intense.
BenedictionAttendevo con ansia l'esibizione dei deathster inglesi
Benediction, una formazione che con album come "Trascend The Rubicon" hanno lasciato il segno nella storia del death metal del Vecchio Continente e non solo. Il concerto si apre con l'intro dell'ultimo "Killing Music", seguita a ruota da "The Grey Man", due brani che mettono subito in chiaro che i vecchietti con il passare degli anni non hanno perso smalto.
Dave Hunt ha mantenuto intatta la sua ugola alla carta vetrata, e sebbene tra un pezzo e l'altro ansimi vistosamente, il suo ruolo di frontman lo copre egregiamente, interagendo molto con il pubblico e fornendo una prestazione davvero convincente, seguita a ruota da tutta la band che in sede live mette visibilmente a nudo la componente hardcore della propria musica. Il pubblico gradisce fin da subito, ma è sulla esaltante "Nightfear" e sulla storica "Unfound Mortality" che gli astanti paiono scaldarsi maggiormente ed accompagnare il gruppo con un pogo sfrenato, sebbene limitato alla zona centrale del pit. I Benediction proseguono la loro cavalcata trionfale proponendo brani presi da tutta la loro discografia, come "The Dreams You Dread", "They Must Die Screaming", "Grind Bastard" e la conclusiva "Magnificat", a sugellare un concerto veramente perfetto, con la musica a farla da padrone senza tante cazzate da rockstar (come lo stesso Hunt si è tenuto a precisare). Peccato solo per i 40 minuti a disposizione, a giudicare dal responso del pubblico i Benediction non avrebbero sfigurato in una posizione in scaletta ben più avanzata.
Setlist:Intro
The Grey Man
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Nightfear
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Unfound Mortality
They Must Die Screaming
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The Dreams You Dread
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Magnificat
Six Feet UnderNonostante i
Six Feet Under non mi abbiano mai convinto,
Chris Barnes rappresenta un pezzo importante della musica estrema e quindi pechè perdere l'occasione di vederlo in azione? Evidentemente sono l'unico (o almeno, uno dei pochi) che non apprezza il nuovo gruppo dell'ex Cannibal Corpse, considerata la bolgia che il death metal quadrato e carico di groove che il quartetto sfodera per 40 minuti di concerto, tra moshpit violento ed headbanging senza sosta del pubblico delle prime file (come in Germania, anche l'audience olandese è piuttosto statica, anche se partecipe): certo, il growl di Chris rimane ancora intatto e potente come ai bei tempi che furono, e viene alternato ad uno screaming acuto che personalmente trovo assai fastidioso, ridicolo ed anche fuori contesto per quel che riguarda il death metal. In generale il concerto della band non mi ha fatto cambiare di un millimetro il mio giudizio sulla band, che dal vivo comunque ha dimostrato di sapere il fatto suo, con qualche guizzo su alcuni pezzi, che tuttavia, al di là di un certo groove, non riescono a colpire come si deve. Con ben tre album di cover alle spalle, di cui l'ultimo recentissimo, il gruppo poteva esimersi dal proporre un estratto della saga di "Graveyard Classics"? Certo che no, ed ecco quindi che implacabile scocca l'ora di "T.N.T.", classico degli AC/DC deathmetallizzato per la gioia dei presenti, e che tutto sommato è stato anche divertente. Personalmente sono convinto che senza Chris Barnes, con tutto il peso storico associato al suo nome, il pubblico si sarebbe esaltato la metà durante il concerto. Bisogna comunque dare atto ai Six Feet Under di risultare un'oliata macchina da guerra quando sono in azione sul palco.
Napalm DeathLa prima giornata del
Neurotic Deathfest inizia ad entrare nella "zona calda", quando alle 20.50 salgono sul palco una delle band più influenti di tutto il panorama metal mondiale: sto naturalmente parlando dei grindcorer inglesi
Napalm Death, chiamati a ricoprire il ruolo di co-headliner in questo primo giorno di festival. Non avendo mai visto il quartetto di Birmingham in azione dal vivo, la curiosità era davvero tanta e la mia iniziale fiducia è stata ampiamente ripagata dal gruppo: nessuna scenografia, nessun orpello per il gruppo che, una volta zompato sulle assi del main stage, ha annichilito tutti i presenti con una scarica di death/grind davvero adrenalinica, proponendo quelli che da sempre sono i cavalli di battaglia dei Napalm Death. L'inizio è affidato a "Strongarm" dall'ultimo "Time Waits For No Slave", dal quale viene riproposta anche "On The Brink Of Exctinction", che scaldano a dovere il pubblico che accompagna con entusiasmo il gruppo.
Barney è uno spettacolo da vedere oltre che da sentire, con quelle sue movenze scimmiesce e scomposte, quasi animalesche, mentre è un piacere vedere
Shane Embury massacrare il proprio basso con zampate possenti e veloci, con
Mitch Harris a macinare un riff dopo l'altro senza un briciolo di esitazione. Com'è naturale che sia, sono i classici targati Napalm Death a fomentare maggiormente i presenti, soprattutto la stupenda "Suffer The Children" sparata a mille all'ora, quasi irriconoscibile rispetto alla versione deatheggiante presente su "Utopia Banished", mentre anche le storiche "Scum", "From Enslavement To Obliteration" e "You Suffer" (attaccata in chiusura a un altro pezzo, a mò di sopresa) hanno ottenuto grande approvazione dai presenti. Anche per loro sono solo cinquanta i minuti messi a disposizione, ma di sicuro harris & co. hanno sfruttato al massimo il tempo a loro concesso, imbastendo una performance estrema e più che convincente. Come su disco, i Napalm Death sembrano non sentire il peso degli anni...che abbiano scoperto nel grindcore il loro personale elisir di eterna giovinezza?
Bolt ThrowerAssistere ad un concerto degli inglesi
Bolt Thrower è un evento abbastanza raro, visto e considerato che la band stessa ci tiene a suonare in ambienti "di nicchia", sicuramente sono i più adatti ad un gruppo che, pur essendo un nome storico del death metal, gode di un alone di culto. Sinceramente non mi sarei mai aspettato un'accoglienza così calorosa da parte dei presenti, che in numerosi indossano magliette o giubbotti di jeans toppati Bolt Thrower, che hanno accompagnato il gruppo durante tutta l'esibizione. Non sono mai stato un grande appassionato del combo inglese, nè conosco a menadito la loro discografia ma non si può dire che il loro concerto non sia stato appassionante ed intenso, supportato da dei suoni mostruosi in grado di dare il giusto risalto al potenziale distruttivo della legione inglese capitanata da un carismatico
Karl Willetts. Si inizia subito con un pezzo da novanta, ossia "IV Crusade" che apre lo storico ed omonimo album e da subito si capisce che i Bolt Thrower sono saliti sul palco con il preciso intento di conquistare il pubblico olandese e non solo. Audience che si rivela da subito assai ricettiva, d'altronde l'incedere marziale dei brani induce fortemente ad un handbanging furioso, che in Olanda e Germania credo possa essere considerato come il secondo sport nazionale dopo il calcio. La setlist avanza senza conoscere tregua come un carro armato, imamgine che ben si sposa con l'iconografia bellica del gruppo, ed inanella uno di seguito all'altro quelli che sono le maggiori hit dei Bolt Thrower come "Mercenary", "Antitank", "No Guts, No Glory", "Salvo" o "For Victory". Molto interessanti anche i due medley (scusate, non sono riuscito a riconoscere il primo pezzo del secondo) proposto, in cui i distinti brani sono stati amalgamati alla perfezione.
Insomma, pur non essendo un fan sfegatato della band, il concerto dei Bolt Thrower ha rappresentato senza dubbio uno degli apici di questa prima giornata, a pari merito con Napalm Death, Benediction ed Aborted.
Setlist:IV Crusade
Mercenary
At First Light
World Eater
Antitank
Salvo
No Guts, No Glory
Medley - Worldeater/Cenotaph
Medley - ------/...Powder Burns
For Victory
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La vita, si sa, è fatta di scelte. Questa condizione esistenaziale è ulteriormente amplificata al
Neurotic Deathfest, dove con ben tre palchi a sfornare musica ininterrottamente dalle 14 all'1 di notte è necessario prendere delle decisioni che possono rivelarsi dolorose: a causa di alcune sovrapposizioni è stato un peccato perdersi l'esibizione di gruppi come
Rotting Christ (hanno suonato in concomitanza dei Bolts) o
Rotten Sound (sul middle stage durante i Napalm Death), mentre l'ora tarda e la stanchezza nelle gambe mi ha impedito di seguire i francesi
Benighted. Ma con un'altra giornata da affrontare le forze vanno dosate con cura..