Dopo aver ricaricato le batterie con un meritato sonno ristoratore, il vostro prode inviato
Coroner è pronto per guidarvi in questa seconda giornata del
Neurotic Deathfest. Il tempo tipicamente olandese (leggasi cielo plumbeo e pioggerellina leggera e fastidiosa) fa un baffo all'orda di brutalleria che compostamente invade ancora il
Popcenter 013, pronta ad una nuova scarica di metallo estremo.
Putrid PileAncora una volta il concerto ha inizio nel middle stage, dove è possibile ammirare i
Putrid Pile in azione: plurale maiestatis, visto che dietro a questo monicker si cela una one mand band del chitarrista e cantante
Shaun LaCanne (con un cognome che sarebbe calzante per un qualsiasi abitante di Amsterdam ehehe) che si presenta sul palco accompagnato dalla sua Jackson e dalla sua fida drum machine. Non conoscevo il progetto in questione, ma l'impressione è stata piuttosto positiva: il brutal death metal proposto dal cicciuto musicista infatti ha al suo interno tutto ciò che serve per rendere felice l'ascoltatore brutal medio, con chitarre serratissime, vocals gutturali ed insani e parti mosh. Certo, vedere una singola persona on stage piuttosto che un gruppo al completo è una sensazione abbastanza strana, ed anche la drum machine suona particolarmente artificiale, ma i pezzi si susseguono molto naturalmente, non annoiando anche coloro che, come me, si approcciano per la prima oggi (e dal vivo) ai Putrid Pile. Shaun viene raggiunto sul palco anche da una ragazzina dal nome
Som che lo accompagna sul brano "Drenched In Gasoline", sfoderando un growl/pig squealing degno della peggior porcilaia d'Olanda. Prestazione convincente quindi, e gruppo da approfondire senza dubbio!
OriginRapidamente raggiungo il main stage dove trovo gli americani
Origin ancora alle prese con il soundcheck. Pochi minuti e la band inizia il proprio show, che ricorderò come il più estremo dell'intera due giorni del Neurotic: il gruppo infatti propone un brutal death metal ultratecnicissimerrimo, impressionante seguire i movimenti velocissimi eppure precisi delle dita del chitarrista e del bassista che percorrono il manico dei propri strumenti sfidando la velocità del suono, accompagnati da una sezione ritmica disumana, tra tempi storti e stronzissimi e passaggi tecnici da far venire il mal di testa. Un pezzo come
"Aftermath" parla chiaro ed è la fotografia di questa band. Il pubblico segue con interesse ma anche a causa della natura ostica della musica degli Origin il coinvolgimento "fisico" pare ridotto rispetto ad altre band. Tencicamente ineccepibili e dalla presenza scenica invidiabile (provate voi a scapocciare e darci dentro di sweep picking!), i quattro americani risultano tuttavia un tantino indigesti e rendono il loro concerto piuttosto pesante da seguire, soprattutto se non si conosce a menadito la loro discografia. In ogni caso, una performance convincente, anche se la loro musica non è proprio quella che prediligo.
Dying FetusI
Dying Fetus sono come le ciliegie: un loro concerto tira l'altro, ed ecco che dopo averli visti abbastanza di recente di supporto ai Cannibal Corpse a Milano mi accingo a gustarmeli ancora, con lo stesso entusiasmo della prima volta. Il tempo a loro disposizione purtroppo non è molto (i soliti 40 minuti), ma conscio del potenziale di
John Gallagher e compagnia mi preparo a gustarmi il concerto: la partenza è di quelle da infarto, con la terremotante "Praise The Lord (Opium Of The Masses)" a spianare la strada al terzetto americano che come sempre si dimostra a proprio agio sulle assi del palco, con Gallagher e Beasley a scambiarsi i ruoli dietro al microfono, e proponendo il solito brutal death condito da grind e hardcore che tutti noi ben conosciamo. Bruciarsi il proprio cavallo di battaglia all'inizio non è forse una cosa troppo furba da farsi, tant'è che già la successiva "Your Treachery Will Die With You" estratta dall'ultimo lavoro in studio già smorza il mio entusiasmo. Fortunatamente si tratterà dell'unico estratto da "Descend Into Depravity", promosso nel corso di questo tour e che trovo scialbissimo, anche se va dato merito al gruppo di riuscire a farlo rendere in versione live. I suoni sono buoni, e la prestazione dei Dying Fetus è da manuale, forse un filo troppo fredda e poco passionale, ma d'altronde non è che la band sia mai brillata per interazione con il proprio pubblico. Poco importa, perchè basta un brano come "Eviscerated Offspring" ripescato dalle sabbie del tempo a scatenare moshpit selvaggio e tanto tanto headbanging, che assieme a "Conceived Into Enslavemet" fa il paio, proponendo al pubblico due chicce della discografia della band. Il tempo passa veloce, giusto il tempo per dare in pasto al famelico pubblico brani del calibro di "Killing On Adrenaline" (si vede che hanno letto le mie lamentele nel report dell'Alcatraz eheh), "Grotesque Impalement", "One Shot, One Kill" e "Homicidal Retribution", prima che la consueta "Kill Your Mother, Rape Your Dog" faccia calare il sipario sul concerto. Ancora una volta i Dying Fetus si sono dimostrati una macchina da guerra che in sede live trova la sua ragion d'essere, anche se a voler cercare il pelo nell'uovo eseguire un solo brano da "Destroy The Opposition" è una pazzia, mentre Gallagher e compagni si ostinano a non volermi far godere di quella "We Are Your Enemy" che voglio sentire assolutamente dal vivo! Ma d'altronde non si può avere tutto dalla vita...
Setlist:Praise The Lord (Opium Of The Masses)
Your Treachery Will Die With You
Eviscerated Offspring
Homicidal Retribution
Conceived Into Enslavement
Killing On Adrenaline
One Shot, One Kill
Grotesque Impalement
Kill Your Mother, Rape Your Dog
ImmolationDopo un album come "Majesty And Decay" come non essere ansiosi di vedere all'opera gli
Immolation di
Ross Dolan sul palco del Neurotic Deathfest? La band deve aver avuto qualche problema con i trasporti, visto che è lo stesso bassista ad annunciare che il gruppo è praticamente appena arrivato. Fortunatamente il ritardo è minimo e non ha inficiato la durata della setlist, nè tantomeno la performance del gruppo: conclusa l'intro è "The Purge" a dare il via alle danze, e subito diviene chiaro come il concerto che è appena iniziato sarà memorabile. Gli Immolation possono infatti contare su un muro di suono annichilente, mentre il resto lo fanno da una parte i pezzi, dall'altro l'enorme e palpabile carisma di Dolan che riesce a tenere il pubblico in pugno pur non facendo nulla di chissà che strano. Com'è normale che sia è l'ultimo lavoro in studio ad avere più spazio nella setlist, con brani killer come la titletrack (da male al collo tanto è accattivante e coinvolgente il riff portante), la cupa e cadenzata "A Glorious Epoch" e "Power And Shame", con qualche puntata verso il passato con pezzacci come "Burial Ground", "Hope And Horror" e "Den Of Thieves". La band non si risparmia, con Dolan ad agitare la foltissima chioma senza mai fermarsi,
Rob Vigna a dimenarsi come un tarantolato e ad aizzare di continuo il pubblico che accompagna calorosamente gli Immolation durante l'intera esibizione. Purtroppo il tempo è tiranno, e con una potentissima "World Agony" la band di New York si congeda dal proprio pubblico, visibilmente soddisfatto della prestazione del gruppo e carico a mille. Per quel che mi riguarda, la loro è stata l'esibizione migliore dell'intero festival.
Setlist:Intro
The Purge
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Den Of Thieves
Hope And Horror
Majesty And Decay
Burial Ground
A Glorious Epoch
Power And Shame
World Agony
Lock UpLe gambe iniziano a cedere sotto i colpi della stanchezza, mi accomodo quindi in "piccionaia" per assistere all'esibizione dei
Lock Up, grind band in cui militano personalità di spicco del metal mondiale come
Nick Barker (Dimmu Borgir),
Shane Embury (Napalm Death),
Tomas Lindberg (At The Gates) e
Anton Reisenegger (Pentagram) e che gode della nomea di gruppo culto, nonostante abbia alle spalle tre dischi. La band sale sul palco principale annunciata da "Fallen Angel" dei
Possessed, e al segnale del rullante di Barker inizia la sua folle corsa sui binari del grindcore. Non avevo mai ascoltato una nota di questa formazione, e bisogna dire che la direzione musicale è quella del grindcore più classico ed oltranzista, seppure con qualche inflessione death metal: brani brevi e ficcanti, con la voce di Tompa perfettamente a suo agio e con Embury che anche oggi maltratta le sue quattro corde facendo muovere il cespuglio che ha in testa. C'è anche il tempo per un sentito omaggio nei confronti di
Jesse Pintado, ricordato eseguendo la seminale
"Fear Of Napalm", immortale classico dei
Terrorizer che tanto hanno donato alla causa del grind. Lo spettacolo dei Lock Up è tutto qua. Sicuramente chi aveva una minima dimestichezza con il gruppo se li è goduti alla grande.
PestilenceFino al momento dell'esibizione dei
Pestilence tutto stava andando per il verso giusto, grazie ad una serie di prestazioni esaltanti da parte delle band che si sono alternate sul main stage. Colmo di tante belle speranze (già me li ero persi lo scorso anno quando passarono in Italia), mi guadagno senza troppi problemi la prima fila per seguire da vicino una delle mie death metal band preferite di sempre: l'attesa sembra non terminare mai, quand'ecco che le luci si abbassano e
Patrick Mameli,
Patrick Uterwijk,
Jeroen Paul Thesseling e
Yuma Van Eekelen fanno il loro ingresso e attaccano con "Horror Detox" dall'ultimo "Resurrection Macabre". Chi ha lunga memoria si ricorderà forse che il sottoscritto aveva apprezzato l'ultimo lavoro in studio degli olandesi, ma trattandosi di un festival (ben due anni dopo l'uscita del disco) perdipiù in Olanda (terra natìa della band) mi sarei aspettato una scaletta più sbilanciata verso i grandi classici. Poco male, un paio di pezzi dall'ultimo album ci stanno, ed ecco infatti arrivare anche "Devouring Frenzy". Il gruppo non pare proprio all'apice della forma, i pezzi vengono suonati in maniera piuttosto moscia ed è facile osservare dalla mia posizione privilegiata come il bassista
Thesseling sia spesso in difficoltà, scazzando le parti da fare e trovandosi spesso a pasticciare con il proprio strumento. I volumi non aiutano certo, visto che le chitarre affiorano appena appena, mentre il giovane neo acquisto Van Eekelen dietro le pelli paga forse ancora un po' di emozione e di mancanza di preparazione, suonando a tratti impreciso. Ma fa lo stesso, stiamo parlando di death metal e quindi chi se ne fotte della pulizia del suono, l'importante è sentire i pezzi che hanno consacrato i Pestilence nell'Olimpo del genere. Dal controverso "Spheres" viene proposta "The Level Of Perception", brano e disco che personalmente non ho mai disprezzato, pur preferendo nettamente i primi tre lavori del gruppo. Tocca aspettare il quarto brano per sentire qualcosa da "Consuming Impulse" con "The Process Of Suffocation", ahimè svuotata di tutta la sua carica a causa di una band prova di mordente e che appare svogliata agli occhi del pubblico. Convinto ormai che lo show sarebbe decollato, Mameli assesta un brutto colpo con la successiva "Hate Suicide", mentre con "Land Of Tears" vengono ancora alimentate le speranze di ascoltare qualcosa di fottutamente old school. Ma è ancora il turno del nuovo materiale, con "Fiend" e la titletrack eseguite di fila,
ma il peggio ha ancora da venire...quando dalla bocca di Mameli esce la parola "Dehydrated" l'entusiasmo mi assale tutto di un botto, peccato poi che quel "Two" pronunciato subito dopo sia il segnale che ormai sperare in un concerto decente è impensabile. Non bastano le conclusive "Chemo Therapy" e "Out Of The Body" a ridare smalto alla performance dei Pestilence, affossata da una scaletta
VERGOGNOSA (sei pezzi dall'ultimo "Resurrection Macabre", ma stiamo scherzando?!?) e da una prestazione della band approssimativa e assolutamente non adatta all'altezza del nome Pestilence.
Per quel che mi riguarda è stata la prima ed ultima volta che ho presenziato ad un concerto del gruppo di Patrick Mameli. Delusione e rabbia.
Setlist:Horror Detox
Devouring Frenzy
The Level Of Perception
The Process Of Suffocation
Hate Suicide
Land Of Tears
Fiend
Resurrection Macabre
Dehydrated II (
LA DUE, PORCA PUTTANA!!)
Chemo Therapy
Out Of The Body
CarcassLanciando ogni sorta di anatema nei confronti di Patrick Mameli, rimango in postazione con l'intenzione di risollevarmi il morale con gli headliner
Carcass, ultimo gruppo "grosso" prima del termine del festival. Fortunatamente
Jeff Walker (che già dal giorno prima gironzolava per il Popcenter mischiandosi con i propri fan) e compagnia non hanno deluso: per l'occasione la band ha allestito un palco un po' più "spettacolare" del solito, con anche sullo sfondo diversi video proiettati che mostrano autopsie, il patchwork gore di "Reek Of Putrefaction" ed altre amenità mentre il gruppo suona. Tocca a "Corporal Jigsore Quandary" aprire la setlist, scatendando l'entusiasmo dei presenti e mettendo in mostra come la band inglese sia carica a mille e pronta a mettere a ferro e fuoco Tilburg! Jeff Walker interagisce e scherza volentieri con i presenti, sfornando anche una prestazione al basso e dietro al microfono delle sue. La setlist pesca da tutta la discografia dei Carcass, prediligendo ovviamente album ormai divenuti dei classici come "Necroticism" e "Heartwork" (Mameli, impara!), e non trascurando il passato grind di "Reek Of Putrefaction" e "Symphony Of Sickness". Accanto a "Buried Dreams", "No Love Lost", "This Mortal Coil" e "Carnal Forge" ecco quindi anche "Genital Grinder", "Rotten To The Gore", "Edge Of Darkness" e "Reek Of Putrefaction", tutte accolte indistintamente con grande entusiasmo dalla folla presente che rende omaggio ai padrini del goregrind. Contrariamente al solito, il grande assente stasera è Ken Owen, impossibilitato a partecipare a causa di non ben precisati motivi...I Carcass hanno dalla loro un muro di suono invalicabile e la loro prestazione travolgente altro non fa che rendere ancora più esaltanti i brani proposti, con Daniel Erlandsson che devasta il proprio drumkit dettando il ritmo per le asce di Ammott e Steer, anche stasera affilate ed implacabili. Si sa, quando ci si diverte il tempo passa veloce, ed ecco che giunge l'ora della conclusiva "Heartwork" con cui gli inglesi salutano i propri fan, lasciando loro il ricordo di una serata memorabile e di un concerto molto divertente. Mameli pare un pallido e lontano ricordo.
Setlist:Corporal Jigsore Quandary
Buried Dreams
Carnal Forge
No Love Lost
Empathological Necrotism
Incarnate Solvent Abuse
Edge Of Darkness
This Mortal Coil
Reek Of Purtrefaction
Keep On Rotting
Genital Grinder
Rotten To The Gore
Heartwork
Come per la prima giornata, anche oggi è stato necessario operare qualche scelta, perdendo quindi l'esibizione di
Revocation,
Murder Therapy,
Insidious Decrepancy e
Septycal Gorge (che hanno iniziato il loro concerto poco prima che i Carcass terminassero il loro).
Il giudizio sul festival è comunque estremamente positivo: la location si è rivelata all'altezza della situazione, il pubblico era quello giusto, la proposta musicale era di altissimo livello così come l'organizzazione. Inoltre è motivo di particolare orgoglio nazionale è la presenza di ben tre band tricolore come
Hour Of Penance,
Murder Therapy e
Septycal Gorge a tenere bene in alto il sigillo del metal estremo made in Italy. Insomma, per quel che mi riguarda potrei diventare un abituèè di questo strepitoso evento, che quest'anno ha potuto contare anche su una abbastanza numerosa falange italica tra il pubblico!
Mi scuso con i nostri lettori se alcune setlist non sono complete, ma di alcuni pezzi proprio non sono riuscito a ricordare il titolo.