Forse se ne erano resi conto in pochi ma una cosa è certa: il concerto degli
Shadow Gallery in Italia è stato un evento più unico che raro. Dopo una carriera ventennale in cui non avevano mai suonato dal vivo, gli Shadow Gallery hanno finalmente deciso, soprattutto per onorare la memoria del cantante
Mike Baker, di dare ai fans ciò che hanno aspettato per un'eternità: un tour europeo.
Va detto che il sottoscritto stava aspettando da 15 anni di poter vedere in azione uno dei gruppi prog metal più validi della storia, esattamente da quando, per puro caso, gli capitò quel capolavoro assoluto di "
Carved In Stone" fra le mani. Dopo la morte prematura del mai troppo elogiato Baker, onestamente avevo perso le speranze ma la band ha, per fortuna, deciso di smentirmi alla grande!
In un Alcatraz purtroppo semi vuoto, ci apprestiamo a goderci una delle esibizioni più attese degli ultimi due decenni. Prima, però, troviamo i greci
Maplerun come opener, un gruppo giovane ed ancora piuttosto inesperto ma già con grinta da vendere: il loro genere, che personalmente mi ha ricordato una sorta di ibrido fra
Slipknot, Metallica e Pearl Jam, c'entra un po' poco con quello degli headliners ma comunque scorre abbastanza bene, supportato da un pugno di fans assiepati in prima fila. Da segnalare la buona resa di una canzone come "For You" e gli innumerevoli ringraziamenti rivolti al pubblico da una band che, è ovvio, si dimostra emozionata e lieta di suonare nel nostro paese. Piccola nota di colore, che mette in luce l'umiltà di questi quattro ragazzi: finito il loro show, i Maplerun faranno da roadies agli stessi Shadow Gallery.
Arriviamo dunque al momento tanto atteso: spente le luci, parte "
Bohemian Rhapsody" degli immortali
Queen e subito dopo, un boato accoglie l'intro di "
Cliffhanger"... che però è un trucco, perché in realtà è "
Stiletto In The Sand" ad aprire le danze.
Peccato, davvero un peccato che questo meraviglioso e irruento strumentale sia rovinato da un suono pessimo e caotico, preludio a tutta una serie di piccoli problemi tecnici durante il concerto.
Con l'entrata in scena del nuovo cantante
Brian Ashland e l'inizio della trascinante "
War For Sale", le cose vanno comunque un po' meglio, dandoci la possibilità di apprezzare, finalmente, le doti live dei sei americani. Segue "
Mystery", che chiude la prima sezione dedicata allo stupendo album "
Tyranny" e su cui la band continua a dare prova della propria innata bravura. I cori, in particolare, sono veramente perfetti, cosa rara in un concerto:
Carl Cadden-James, Gary Wehrkamp e Brendt Allman, supportati dal tastierista / chitarrista
Eric Diegert (presente solo dal vivo), si rivelano tutti in grado di cantare alla perfezione, in particolare il bassista Cadden-James, autore di gran parte delle seconde voci.
L'unico a non cantare è il batterista
Joe Nevolo, capace però di una prestazione davvero notevole, incluso un assolo a metà serata che, di sicuro, supera gran parte degli assoli di batteria visti in anni e anni di concerti.
Più lo show va avanti e più si fa fatica a pensare che questo gruppo, dalla precisione chirurgica e dal talento innato, abbia iniziato a suonare dal vivo da non più di qualche settimana. Tanta è la grinta, la passione e l'evidente soddisfazione che questi musicisti sfoderano sul palco, che ci si chiede perché diavolo non ci abbiano mai pensato prima...
"
Deeper Than Life", uno dei brani più belli e più coinvolgenti di "Carved In Stone", è da tuffo al cuore per chi, come me, ha adorato quel disco fino a considerarlo uno dei migliori della storia. Ashland non è di certo un secondo Baker, il cui timbro rimarrà sempre qualcosa di unico, ma non si può dire che se la cavi male, anzi. Il nostro imbraccia ogni tanto anche la chitarra, dando prova di ottime doti soliste, al pari del funambolico Wehrkamp, che non contento di suonare chitarra e tastiere, si cimenta anche sulla batteria con notevoli risultati. Che dire poi di Allman, l'unico a dedicarsi unicamente alla sua chitarra ma con un feeling e una tecnica davvero di alto livello? Decisamente una band creativa, estrosa ma anche energica e compatta, come poche altre in circolazione.
Arriva il momento di "
Pain", brano dell'ultimo "
Digital Ghosts" che non sfigura affatto a fianco degli episodi classici, mentre l'unico estratto dal complesso "
Legacy" è "
Destination Unknown", accolta con favore dal pubblico.
Già, il pubblico. Sicuramente non è il pubblico delle grandi occasioni ma è indubbio che chi si presenta al concerto di una band di culto, attesa per vent'anni, sia gente che per quella band ha vera e profonda passione. Ecco quindi che poche centinaia di persone sono riuscite a dare un calore ed una partecipazione straordinari, superiori a quelli che si percepiscono in concerti più blasonati. Stasera il feeling è tanto consistente che si taglia a fette, sia sopra che sotto il palco.
Un altro tuffo nel passato con "
Questions At Hand" e "
Ghost Of A Chance", seguite da una sezione dedicata agli assoli dei protagonisti: fra "Digital Ghost", "Strong" e "Andromeda Strain", si incastrano i soli di Ashland, Nevolo e Wehrkamp, che poi sfociano in quella che considero la più bella canzone degli Shadow Gallery: "
Crystalline Dream" e qui chiedo venia ma non ho altro da dire, bisognava esserci...
C'è spazio anche per i bis, costituiti dalle splendide "
Room V" e "
Gold Dust", per chiudere un concerto fantastico che non ha affatto tradito le attese dei fans, nonostante un'acustica deficitaria e qualche fastidioso problema tecnico.
Gli Shadow Gallery, finalmente decisi a dimostrare le proprie qualità su un palco, hanno dimostrato che cosa può fare l'amore per la musica e l'affetto dei propri sostenitori. Una band di professionisti di primissimo ordine, che diverte e si diverte in maniera evidente e che dovrebbe assolutamente considerare l'ipotesi di continuare su questa strada.
Due ore in vent'anni non ci sono bastate e a giudicare dalle loro facce, e dalle dichiarazioni che hanno fatto incontrando i fans dopo il concerto, sono pronto a scommettere che questi sei straordinari musicisti non vedano l'ora di ritornare. Possiamo solo sperare che non sia stato un fuoco di paglia e che presto si possa di nuovo avere la possibilità di assistere ad un nuovo, emozionante concerto degli Shadow Gallery.