Non ci dovevo andare a vedere
Ozzy. E invece, praticamente all’ultimo minuto, eccomi catapultato al Palasharp di Milano, al cospetto di uno dei personaggi più incredibili della storia del metal.
Purtroppo, a causa dell’incomprensibile decisione di chiudere il parcheggio di Lampugnano e della concomitanza con la partita dell’Inter nel vicino stadio di San Siro, mi perdo praticamente tutta la performance dei
Korn, incastrato in un traffico vergognoso, ma trovo un palazzetto già bello carico e contento della band, quindi immagino abbiano reso pieno onore all’impegno con un set convincente.
L’attesa per l’act principale non è invece molto lunga: giusto il tempo di sistemare il palco ed ecco che, a luci ancora accese, la voce del Madman dal retro del palco riecheggia festosa, accolta dal boato del pubblico....
let the madness begin!
L’inizio è devastante:
Bark At The Moon non lascia sopravvissuti, la band è perfetta e Ozzy è in splendida forma. Si prosegue con il nuovo singolo, che aveva ben impressionato su disco e dal vivo assume ancora più efficacia e prepotenza. La doppietta che segue è da paura, con
Mr. Crowley e
I Don’t Know, che precedono una chicca dei Sabbath come
Fairies Wear Boots. La scaletta è veramente clamorosa, dato che non contento il buon Ozzy ci spara lì anche
Suicide Solution, prima di una sentita dedica a Ronnie James Dio per
Road To Nowhere, cantata a squarciagola da tutto il palazzetto. Non c’è un attimo di tregua, comunque, perché (intervallate dai soli della band, piacevoli ma forse un po’ troppo lunghi), insieme a tonnellate di schiuma sulle prime file arrivano
Shot In The Dark,
Rat Salad,
Killer Of Giants e la prepotente
Iron Man, che scalda il pubblico a dovere prima della doppietta da infarto
I Don’t Wanna Change The World e
Crazy Train.
A questo punto, la band abbandona il palco per qualche minuto, prima di tornare per una
Mama I’m Coming Home di grande impatto e per l’immancabile
Paranoid.
Sembra tutto finito, ma “the crazier you go, the longer we play”…l’aveva promesso Ozzy. E infatti torna ancora sul palco per regalare un’ultima splendida perla dei Black Sabbath:
War Pigs chiude degnamente un concerto pauroso, che davvero meritava di essere visto.
Band assolutamente perfetta, anche se un plauso particolare va a Gus G, in grado di non far assolutamente rimpiangere Zakk. A livello di presenza e personalità non c’è ancora paragone, ma il “nuovo” chitarrista ha offerto una prestazione onestissima, convincente, valorizzata da un suono granitico e monumentale.
Per quanto riguarda Ozzy, invece, di certo la voce è stata cristallina per tutto il concerto, ma quando mai è accaduto in passato? Sinceramente non penso che freghi a qualcuno (almeno, a me non interessa proprio) la presenza di qualche stonatura e calo di gola. Credo anche che il Madman sia molto più in forma attualmente rispetto a quando lo vidi nel ’98 con i Black Sabbath. Lo show è stato coinvolgente ed efficace, perché le qualità di frontman di Ozzy non possono essere messe in discussione da nessuno, perché una band con le palle fumanti è in grado di scaldare il cuore di ognuno di noi e soprattutto perché, come ho già scritto più volte, al cospetto della Storia bisogna solo levarsi il cappello, alzarsi in piedi ed applaudire.
Lunga vita a te, Mr. Osbourne: di gente così non ne nasce più da un bel pezzo, è inutile negarlo.
Setlist:
BARK AT THE MOON
LET ME HEAR YOU SCREAM
MR. CROWLEY
I DON'T KNOW
FAIRIES WEAR BOOTS
SUICIDE SOLUTION
ROAD TO NOWHERE
SHOT IN THE DARK
RAT SALAD
IRON MAN
KILLER OF GIANTS
I DON'T WANT TO CHANGE THE WORLD
CRAZY TRAIN
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MAMA, I'M COMING HOME
PARANOID
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WAR PIGS