A pochi mesi di distanza dal concerto dei
Behemoth e dei
Decapitated, l'
UFO di
Brunico è ancora una volta teatro di un concerto di tutto rispetto per chi si professa amante del metal estremo. La piccola cittadina altoatesina infatti ospita una delle date italiane del tour che porta
Grave,
Misery Index (entrambi in veste di co-headliner),
Arsis,
The Rotted e
The Last Felony in giro per il Vecchio Continente, una delle poche occasioni in cui il Vostro Affezionatissimo ha ritenuto meritevole prendere l'auto e spararsi un po' di kilometri per un concerto a modo.
Alle otto e dieci, sono gli inglesi
The Rotted a calcare per primi le assi del palco dell'UFO, tutt'altro che gremito ma che comunque offre una buona affluenza. La band attacca a suonare con solamente uno sparuto gruppo di astanti di fronte a sè, ma basta la prima canzone perchè la piccola sala concerti si popoli, a dimostrazione di come il gruppo suoni in maniera convincente nonostante il poco tempo a disposizione, oltre ad un innegabile carisma del frontman e cantante Ben McCrow in grado di fare avvicinare al palco un pubblico sulle prime un po' frigido e titubante che con il passare del tempo si è un po' sciolto. Avevo già visto i The Rotted in azione sul Wet Stage del Wacken 2008 e l'impressione che mi avevano dato era quella di una solida macchina grindcore, nonostante all'apoca avessero un altro bassista: il suo sostituto Rev. Trudgill non fa certo rimpiamngere il suo predecessore e la band ci offre mezzora tirata di furiosissimo grindcore, a cavallo tar i Napalm Death più classici ed inflessioni più tipicamente death metal e moderne, trascinata dal singer Ben che non la smette mai di muoversi. L'headbanging la fa da padrone, a conferma di un amore non corrisposto nei confronti del classico pogo man mano che si procede verso Nord, pratica che invece in Italia pare non tramontare mai (talvolta anche prutroppo, visto che c'è chi poga anche al concerto degli AC/DC..mistero della fede), e personalmente preferisco così: meglio poter seguire il concerto in santa pace che doversi contiunuamente guardare le spalle. Anche se il livello di coinvolgimento non è alle stelle, il pubblico lascia intendere di aver apprezzato lo spettacolo che i The Rotted hanno offerto nella mezzora a loro disposizione e congeda il combo inglese tra gli applausi.
Tutto sembra far presagire ad una serata perfetta, ma ahimè la nota dolente è dietro l'angolo: i canadesi
The Last Felony infatti fanno il proprio ingresso sul palco e sebbene non avessi mai ascoltato nulla della loro produzione basta vedere come sono vestiti per capire cosa mi aspetta. Le mie previsioni si rivelano esatte ed il combo attacca con un deathcore talvolta tecnico ma che si rifà piuttosto fedelmente ed impersonalmente ai canoni del genere. Forse la proposta è un po' avulsa dal resto della serata, o più semplicemente la band non incassa i favori del pubblico che segue piuttosto annoiato e senza entusiasmo lo show dei The Last Felony. Vabbeh, capita che i gruppi di apertura non riscuotano grande successo, direte voi..capita un po' meno spesso invece che il bassista
Sébastien "Seb" Painchaud, vero e proprio frontman a dispetto del cantante
Joss Fredette se la prenda un po' per la mancata risposta del pubblico dell'UFO e dapprima cerchi di animare uno dei pochi temerari sotto al palco spingendolo con una pedata sulla spalla (niente di violentissimo, ma un gesto irritante di per sè..ma chi cazzo ti credi di essere?) e poi lamentandosi al microfono dicendo
"So you guys wanna just stand and see..that's ok..", salvo togliere la bocca dal microfono per sussurrare tra i denti un
"That's gay!" con sguardo disgustato. Posso anche capire il disappunto per un'eccessiva freddezza del pubblico e una mancata partecipazione che effettivamente c'è stata (ma non solo per loro), ma da qui a "mettere le mani addosso" o lamentarsi così platealmente ce ne passa. Se non avessi avuto il compito ed il dovere di scrivere questo report sarei uscito immantinente dalla sala, lasciando il corpulento Seb solo con la sua spocchia (in effetti la nota dolente è stata lui, non il gruppo che invece non è parso troppo felice dell'accaduto nemmeno a show concluso). Forse sarebbe il caso che anzichè prendersela con il pubblico si interrogasse sulle cause del mancato coinvolgimento dei presenti, ossia una proposta musicale tutt'altro che esaltante ed interessante, sempre tesa alla ricerca del breakdown e poco altro. Nemmeno il loro cavallo di battaglia
"Too Many Humans" riesce a scuotere il pubblico, che ben presto congederà i The Last Felony in maniera piuttosto fredda ed indifferente.
La serata inizia ad entrare nella zona calda quando sono gli
Arsis a fare il proprio ingresso sul palco. Freschi freschi del nuovo "Starve For The Devil", un album meno death rispetto al passato, più improntato verso un thrash metal tecnicnissimo e dalle inflessioni hard, ma comunque valido, i quattro americani ruotano attorno alla figura carismatica del singer e chitarrista
James Malone, abilissimo nel cantare e riproporre partiture di inaudita difficoltà tecnica. La band ha solo mezzora a disposizione ma la fa fruttare in maniera ottima proponendo il meglio della propria produzione, pescando perlopiù dai più recenti
"We Are The Nightmare" e
"Starve For The Devil", e proponendo una prestazione compatta e convincente, dove ad attirare l'attenzione è sicuramente Malone che per movenze e presenza mi ha ricordato molto il Dave Mustaine dei tempi d'oro, con quel suo modo di suonare così distaccato e quel ghigno perenne stampato in faccia. Nonostante la diversità della proposta, una
"We Are The Nightmare" accostata a
"Forced To Rock" non sono sembrate una scelta forzata ed anzi hanno reso lo spettacolo più vario, tra assoli sempre a cavallo tra sweep picking velocissimi e tapping frenetico. Il pubblico si è mostrato decisamente soddisfatto, applaudendo e scapocciando a più riprese (alla facciazza del bassista dei The Last Felony, tiè!) anche se di mosh nemmeno l'ombra, da buona tradizione germanica e per il quale non posso che mostrare il mio pollice in alto. Gli
Arsis hanno giusto il tempo di proporre sei brani, chiudendo la propria performance con la stupenda
"The Face Of My Innocence" estratta dall'altrettando splendido "A Celebration Of Guilt" e dopo aver proposto trenta minuti purtroppo brevi ma intensi. Apprezzabile inoltre la spontaneità, l'interazione con i presenti e il modo di porsi molto easy going di Malone che ha invitato tutti i fan a raggiungere la band al banchetto del merchandise per quattro chiacchiere e una birra (bassista dei The Last Felony, impara!). Se su disco avevo già avuto modo di constatare la bravura del gruppo, il mio apprezzamento va esteso anche all'ambito live. Da rivedere sicuramente!
Setlist:...
We Are The Nightmare
Forced To Rock
Starve For The Devil
...
The Face Of My Innocence
Tocca ora al primo dei due headliner, ovvero gli americani
Misery Index che proprio in questo 2010 hanno dato alle stampe l'ottimo "Heirs To Thievery". Trattandosi di una prima assoluta per il
Vostro Affezionatissimo, e considerato il fatto che al momento la band vanta una continuità qualitativa dei propri studio album non posso certo nascondere che le mie aspettative erano piuttosto alte. Per fortuna i quattro di Baltimora non deludono chi questa sera è all'UFO per loro e a fronte di un allestimento scenografico inesistente sciorinano una prestazione musicale e non solo in grado di far rendere al massimo il death/grindcore a cui i Misery Index hanno abituato i propri fan. Freschi del nuovo chitarrista
Darin Morris, il combo ripropone il meglio del proprio repetorio andando a pescare soprattutto dalla loro discografia più recente, ovvero
"Traitors" ed il nuovo
"Heirs To Thievery": una prestazione collettiva devastante capace di esaltare al massimo la carica distruttiva ed il groove intrinseco di canzoni come
"Traitors",
"The Carrion Call",
"Fed To The Wolves",
"Heirs To Thievery" o
"The Spectator", dominate dal vocalismo alternato del chitarrista
Mark Kloeppel e del bassista
Jason Netherton, mentre dietro alle pelli
Adam Jarvis devasta il proprio drumkit a suon di blast e doppia cassa. Il suono, fin ad ora buono anche se talvolta la voce sembrava faticare ad emergere, subisce un deciso miglioramento soprattutto a livello di volumi, ma anche stavolta la reazione dell'UFO è piuttosto composta, pur essendo chiaro come il gradimento per la band sia elevato. Un po' più di gente affolla le primissime file dinnanzi al palco, ma è l'headbanging a farla da padrone, salvo un'imprevista "invasione" di palco che vede protagonista un fan che potrà così raccontare ai nipoti di aver condiviso le assi del palco con i Misery Index per la durata di una canzone intera. Il giusto sigillo di un concerto assolutamente impeccabile arriva con la doppietta finale
"We Never Come In Peace"-
"Theocracy", scelta un po' bizzarra perchè francamente me le sarei aspettate in apertura, ma che conclude degnamete un'ora di concerto al cardiopalma.
E' circa mezzanotte quando le luci si spengono per l'ultima volta e un'intro sinistra preannuncia l'ingresso sul palco dell'UFO di una delle formazioni più importanti del death metal svedese: sto parlando ovviamente dei
Grave guidati dal biondo
Ola Lindgren, autori del recente "Burial Ground" che purtroppo non mi ha impressionato troppo positivamente in fase di recensione. Poco male, avendo saggiato al
Wacken 2008 la resa live del gruppo ero certo che il loro concerto non avrebbe deluso un fan del sano e vecchio death metal come me. E se il buon giorno si vede dal mattino, l'inizio con
"You'll Never See" è quanto di più incoraggiante ci si possa aspettare da un concerto dei
Grave, che lascia intravedere un netto sbilanciamento della scaletta verso la produzione più datata del gruppo. Davanti al palco il suono delle chitarre di Lindgren e Martinsson è imponente, un vero e proprio muro capace di scuotere le budella. Il resto lo fanno canzoni come
"Turning Black" (non era meglio fare "Soulless"?), la chicca che non ti aspetti
"Christi(ns)anity", i classici
"Hating Life" e
"For Your God" dal mai troppo celebrato debutto "Into The Grave". Fortunatamente per me il nuovo "Burial Ground" viene rappresentato dalle sole
"Liberation" e
"Dismembered Mind", che dal vivo sanno il fatto loro ma che anche su disco si rivelano gli episodi meglio riusciti. La band suona in maniera eccelsa, dimostrando un affiatamento non solo strumentale degli svedesi, come si evince chiaramente dagli sguardi divertiti e spensierati che Ola Lindgren ed il nuovo bassista
Tobias Christiansson si scambiano. Da buoni nord europei, i Grave non si preoccupano più di tanto di interagire con il pubblico dell'UFO, suonano la setlist di fila senza troppe pause e senza particolari presentazioni, lasciando che sia il death metal a parlare. Il pubblico sembra meno partecipe rispetto all'esibizione dei Misery Index ma poco importa, quando la band attacca con
"...And Here I Die...Satisfied" il Vostro Affezionatissimo rimane nuovamente sorpreso da questa nuova perla che mai si sarebbe aspettato di ascoltare questa sera, mentre "As Rapture Comes" viene omaggiato con la buona
"Burn". Il tempo è ahimè tiranno, e quando il riff inconfondibile di
"Into The Grave" riempie la sala concerti dell'UFO capisco che l'esibizione dei Grave volge purtroppo al termine, ma prima rimane da godere sulle note di uno dei brani più rappresentativi ed intensi del death metal svedese (e non vi nascondo che quando durante il ritornello
Ola Lindgren ha indicato un esaltato
Coroner che cantava a squarciagola dirimpetto a lui mi sono un po' bagnato, stile bimbaminkia fan dei
Tokyo Hotel). Niente encore purtroppo, svanisce quindi la speranza di ascoltare un altro pezzo da novanta, e ovviamente mi riferisco a
"Deformed" che invece davo per scontata nella setlist di questa sera. Poco male, per quanto freddi e distaccati, i Grave hanno regalato un'ora di death metal come Dio comanda, fatto di riff torbidi e rallentamenti da spezzarsi il collo. Ed in prospettiva dell'anno prossimo, per il quale la band ha promesso un "Into The Grave special set" per celebrare i 20 anni dall'uscita del disco di debutto c'è da godere forte!
Setlist:You'll Never See
Turning Black
Christi(ns)anity
Liberation
Hating Life
For Your God
Burn
Dismembered Mind
...And Here I Die...Satisfied
Into The Grave
Il bilancio della serata è quindi più che positivo (sorvoliamo sul triste spettacolo offerto dal bassista dei
The Last Felony), sia per la prestazione delle singole band coinvolte che per l'ambiente e l'atmosfera che si sono respirate all'
UFO, anche se probabilmente a livello di affluenza e partecipazione non sono stati raggiunti i massimi livelli. Molto positiva anche la presenza di una distro con cd e magliette per trascorrere i cambi palco con del sano shopping metal. L'UFO quindi si riconferma ottima location per eventi di questo tipo, perfetta per godersi i concerti in un ambiente intimo ed accogliente.