Tralasciando i vari eventi
nazional popolari destinati come sempre a riempire le piazze cittadine in occasione della festa del 1° Maggio, io ed il guru “Ermo” Rapetti ci spingiamo a Milano per assistere ad un mini Gods of Epic-Metal sostenuto dalla presenza dei
Sons of Seasons, Amaranthe, Evergrey e
Kamelot . Pur arrivati in largo anticipo sull’orario previsto di inizio performances (h.20), decidiamo comunque di entrare nei “cavernosi” Magazzini Generali . Ma come nelle migliori occasioni non una bensì due sorprese ci attendono: la prima riguarda l’annullamento del concerto dei Sons of Seasons, dovuto a motivi di salute, mentre la seconda è la perdita dell’esibizione degli Amaranthe, evidentemente programmata dagli organizzatori in pieno
orario di merenda! (Cosa per noi assolutamente impensabile!)
Pazienza… senza rammaricarci oltremodo ci avviamo a prendere posizione con l’ovvio intento di dedicare la giusta attenzione al restante 50% dell’evento che, visti gli artisti, non dovrebbe deludere le nostre aspettative..
Paolo “Sepa” SeghesioEvergrey Dopo la prima
sorpresa, con la scoperta di aver perso, per motivi diversi, le esibizioni di Sons of Seasons ed Amaranthe, ecco che nell'occasione incappiamo in degli Evergery meno
grigi del solito.
Tom Englund si rivela sornione e quasi giocoso, forse lo aiuta aver la madre e la sorella tra il pubblico, come lui stesso annuncia ai presenti, e se prima annuncia ghignando la fine del concerto addirittura al termine di "Monday Morning Apocalypse", successivamente raccoglie e mette prima al collo e poi al microfono una sciarpa di Milano lanciategli dalle prime file.
Tutta questa spensieratezza non si trasmette comunque alle canzoni, quindi nessuna virata musicale, che si tratti dell'iniziale "Leave It Behind Us" (opener dell’ultimo album "Glorious Collision") o della conclusiva ed immancabile "A Touch of Blessing" (da "The Inner Circle" del 2004): un Heavy Metal cupo e dai toni drammatici e sofferti.
Dall'ultimo lavoro gli Evergrey ci propongono anche l'intensa "Wrong", mentre del repertorio più classico non potevano certo mancare "The Masterplan" od una "Recreation Day" accolta, come al solito, con grande entusiasmo dal pubblico.
Una prestazione all'altezza, per quanto tormentata da non pochi problemi tecnici, da parte di una formazione che ho ritrovato fortemente rinnovata (buona la prova del chitarrista Marcus Jidell, già all'opera con i Royal Hunt) rispetto alla precedente occasione in cui avevo visto Tom Englund dal vivo, sempre a Milano, ma all'Alcatraz, nel Settembre del 2009.
Setilist:Leave It Behind Us
Monday Morning Apocalypse
Wrong
Blinded
The Masterplan
Recreation Day
Frozen
Broken Wings
A Touch of Blessing
Sergio “Ermo” RapettiKamelotAlle 20,45 le atmosfere dei Magazzini si fondono tra sottofondi epici, luci sfavillanti e fumi di vari colori: ecco i Kamelot. Inizio folgorante con “Rule the World” adatta a scaldare il pubblico, peraltro non molto numeroso ma occasionalmente distribuito in modo tale da apparire come evento Sold-Out. Sinceramente la prima attenzione non và tanto alla canzone d’apertura, straconosciuta dal pubblico e quindi cantata all’unisono, quanto alla presenza del new singer Fabio Lione, front liner dei Rhapsody, adottato dal gruppo per tutta la tournèe, in sostituzione del grande Roy Khan, il quale pur essendo il leader della formazione ed un’icona indiscussa del settore ha pensato bene (o male) alcuni mesi fa di abbandonare il gruppo. Ebbene già dalla prima canzone si resta favorevolmente colpiti dai toni di Fabio e questa sensazione diventa convinzione con la seguente “Ghost Opera” dove capacità vocali ed energia prendono decisamente piede sul palco. Anche Casey Grillo fa sentire la sua presenza iniziando a dar sfogo alla sua doppia cassa con l’intro di “The Great Pandemonium”. Ovviamente anche i cori, presenti in molte tracce dei Kamelot, esaltano decisamente il marchio epico del gruppo e la Elyze Ryd degli Amaranthe eccelle in questo alternandosi con stile e bravura al sempre più convincente Lione. Si può dire che con la quarta “The Human Stain” l’amalgama tra i componenti risulta perfetta e gli eventuali dubbi sulla possibile mediocrità dell’esibizione dovuta alla mancanza di Khan risultano definitivamente dipanati. Mi permetto di dire che alla dolcezza ed indubbia bravura di Roy si contrappone un’altrettanta energia di Fabio (a volte non rilevata con i Rhapsody) tale da scatenare da subito un pubblico acceso e partecipante. Tanto è che con “Center Of the Universe” il coinvolgimento è pressoché totale. La Elyze viene apprezzata oltre che per la voce anche per le movenze nella successiva “Nights of Arabia” a cui fa seguito una notevole “A Sailorman’s Hymm” tratto da quel grande album “The Fourth Legacy” al quale va sicuramente attribuito l’inizio dell’ascesa dei Kamelot. Ormai l’ambiente è surriscaldato al punto giusto e la temperatura sale ulteriormente con l’inizio delle prime note di “When The Lights Are Down” dove Lione viene letteralmente sopraffatto dall’intonazione dei fans. E’ ancora di scena l’album “The Black Halo” del quale viene proposta la seguente “Soul Society” , ultimo brano di gruppo che precede il primo assolo del virtuoso Oliver Palotai il quale, dopo tanto movimento, riporta alla quiete con la dolcezza delle sue tastiere. Il pubblico riprende fiato giusto in tempo per sprigionare energia e calore da vivere con la successiva “Hunter’s Season”, traccia del recente album che intitola l’attuale Tour. La sequenza delle canzoni è incessante e dalla “struttura” del gruppo non traspare il minimo calo di tensione. Posso dire che questa dei Kamelot è una delle migliori performance degli ultimi tempi. L’avvicendarsi degli ospiti questa volta lascia spazio a Tommy Karevik (vocalist dei Seventh Wonder) che con una possente “Eden Echo” dimostra a sua volta gran presenza scenica e vocale. La seguente “Necropolis” ripropone Lione, il quale dimostra ancora una volta di sentirsi a proprio agio con i compagni di viaggio coinvolgendo alternativamente Tibbetts e Youngblood nelle sue movenze da un punto all’altro del palco. Ma l’apice dell’esibizione diventa pura apoteosi quando sulle prime note della fantastica “The Haunting” appare tra i fumi multicolori la splendida (è il caso di dirlo) Simone Simons, accompagnata da ovazioni e grida di puro entusiasmo da parte di tutto il pubblico. Il coinvolgimento è totale per tutta la durata della canzone e Simone regala il classico gran finale roteando la sua folta chioma rossa in perfetto stile metal. Si è ancora felicemente frastornati quando anche Casey Grillo ci regala il suo momento, dando sfogo a braccia e piedi in un assolo di durata breve ed adeguata, ma come sempre di gran spessore. Si torna un po’ indietro negli anni con la successiva “Forever”, struggente e dolcissima traccia di “Karma”, dove, per l’ennesima volta, Lione e pubblico si fondono in un'unica voce. Vuoi per la temperatura ormai elevata raggiunta nel locale vuoi per riprendere un po’ di fiato, il seguente assolo di basso eseguito da un divertente Tibbetts “calza a pennello”. Ci si sta ormai avviando a fine concerto e la penultima “Karma” apre le porte al gran finale nel quale non poteva assolutamente mancare la canzone attesa da tutti: l’imperiosa “March of Mephisto”. L’intro della canzone, scandita dai 2 rullanti suonati in scena da Simone ed Elyze, carica al massimo l’atmosfera e Lione completa l’opera accompagnato fino alla fine da un pubblico urlante ed appagato. Il concerto è finito.
Come si dice in questi casi, vista la situazione, si tirano le somme di quello che poteva essere e di quello che è stato. Obiettivamente grande esibizione, grande Fabio Lione e grande carica emotiva. Assodato che la dipartita di Khan abbia lasciato dispiaciuti e soprattutto perplessi i fedeli estimatori del gruppo, và opportunamente sottolineato che i Kamelot hanno saputo reagire alla circostanza affidandosi fiduciosamente alla collaborazione di ottimi artisti e basandosi inevitabilmente sulla loro bravura, forse addirittura superiore al previsto.
Setilist:Rule The World
Ghost Opera
The Great Pandemonium
The Human Stain
Center Of The Universe
Nights Of Arabia
A Sailorman's Hymn
When The Lights Are Down
Soul Society
Keyboard Solo
Hunter's Season
Eden Echo
Necropolis
The Haunting (Somewhere in Time)
Drum Solo
Forever
Encore:Bass Solo
Karma
March of Mephisto
Paolo “Sepa” SeghesioFoto di Sergio Rapetti