In una calda domenica di fine maggio, l'Alcatraz di Milano ospita un tris di band devote alla NWOBHM: due a mò di tributo (essendosi formate negli anni 2000) e una che ne ha fatto un vero e proprio emblema da oltre 30 anni. Stiamo parlando degli olandesi
Vanderbuyst, degli inglesi
Crimes of Passion e delle icone del genere: i
Saxon.
I primi a salire sul palco sono i tre olandesi, che non si fanno minimamente scoraggiare dall'esiguo pubblico e snocciolano un brano dopo l'altro con entusiasmo e furioso headbanging. Il loro sound strizza l'occhio a dei capisaldi come UFO, Rainbow, Thin Lizzy e Deep Purple, e risulta gradevole e coinvolgente. Pur non sorprendendo il gruppetto di metallers tutti jeans, borchie e toppe 'vintage', i ragazzi dimostrano di saper fare il proprio mestiere. In ogni caso, promossi!
Il locale continua a riempirsi a fatica, e nel giro di pochi minuti tocca al quartetto britannico, fautore di un metal classico che vira più sul melodico. Con un frontman assolutamente carismatico e libero di muoversi e ammiccare (impresa decisamente più ardua per il cantante/bassista dei Vanderbuyst!), i ragazzi strappano facilmente consensi e applausi, in particolare con l'ultimo brano, una cover di
Holy Diver, in memoria di Ronnie James Dio, scomparso ormai da un anno.
Il pubblico dei
Saxon è finalmente arrivato, ed è un peccato che i più abbiano scelto di perdersi i support act; tra una birra e un giro allo stand del merchandise, il tempo passa velocemente e ben presto le luci si spengono per la terza ed ultima volta.
Il banner dei
Saxon ha troneggiato sullo sfondo del palco per tutta la serata, e l'unica 'sorpresa' scenica è la batteria con il monogramma su entrambe le grancasse e la pedana decorata con il titolo del prossimo album:
Call to Arms. Ed è proprio un brano tratto dall'imminente nuovo lavoro ad aprire l'esibizione, ovvero
Hammer of the Gods. Nessuno dei presenti si scompone, anzi, un Biff visibilmente in forma che domina perfettamente il palco e inizia a trascinare tutti con la sua voce ruvida e potente, e uno scatenatissimo Nibbs, lasciano intendere fin da subito cosa aspettarsi dal resto del concerto. Una serie di titoli classici (
Heavy Metal Thunder,
Never Surrender e
Motorcycle Man) spianano la strada ad un altro pezzo nuovo,
Back in 79, seguito a breve distanza dalla titletrack dell'attesissimo disco. Da qui in poi ci sarebbe quasi da resettare i calendari alla prima metà degli anni Ottanta visto che, a parte un paio di estratti dagli ultimi due album (escluso quello targato 2011) e un altro assaggio da Call to Arms, il resto della scaletta, per un totale di 21 pezzi, è un tributo a quella indimenticabile decade; compresa la celeberrima cover di Christopher Cross, che a detta di Biff è molto apprezzata da noi e dai greci (chissà come mai, aggiunge, visto che parla del Messico!). Pugni e corna in aria, cori da stadio, pogo e qualche timido stage-diver non possono che convincere Biff e soci che l'Italia li ama ancora moltissimo, affetto evidentemente ricambiato dalla band, che non si risparmia e coinvolge ogni suo singolo fan per quasi due ore di concerto. D'altra parte è impossibile non scatenarsi con capisaldi come
Princess of the Night o
747, per non parlare della conclusiva
Wheels of Steel. Aggiungete dei calibrati intervalli a base di assoli di basso, chitarra e batteria, ed ecco che il glorioso passato della NWOBHM torna ad essere più attuale che mai!
I
Saxon sono ancora una garanzia, non solo per i nostalgici del genere, ma anche per le nuovissime generazioni, come hanno ampiamente dimostrato un paio di bambini in prima fila che, con le corna in aria, cantavano tutti i ritornelli!