E' ancora l'INIT di via Casilina Vecchia a regalarci un concerto di ottimo thrash metal, che gli amanti e gli appassionati del genere non possono di certo farsi scappare. Nella sempre più interessante programmazione musicale del locale, questa è la volta dei canadesi
Voivod, accompagnati a sorpresa dai local guest, i
Black Land, aggiunti in supporto dei thrashers in tempistiche dell'ultimo minuto.
Noi di metal.it siamo presenti all'evento. Nella prima parte il live report degli openers sarà a cura di
Roberto 'Dulnir' Alfieri, per poi concludere con la descrizione della performance degli headliners a cura di
Selenia Marinelli.
Lascio quindi la parola al mio collega Dulnir! (Selenia Marinelli)
Arrivato fortunatamente con largo anticipo davanti all’Init, in tempo per scolarmi le classiche birre con gli amici, vedo arrivare un losco figuro che corrisponde al nome di
Pinna, ai più noti per essere il batterista dei romani
Doomraiser. Dopo i saluti di rito, apprendo da lui stesso che questa sera suoneranno, prima dei
Voivod, i
Black Land, altra band ben nota agli appassionati dell’underground, nei quali milita, tra gli altri, proprio Pinna, al basso però, insieme a
Cynar, anche lui
Doomraiser, ma questa volta dietro le pelli invece che dietro il microfono,
Willer (
Grimness,
Doomraiser), che si occupa di vocals e chitarra, e
Catena, chitarra. Beh, conosco i loschi individui da tempo, e conosco bene i
Black Land musicalmente, ma per una serie di motivi non mi era mai capitato di poter assistere ad un loro show, per verificare, come è lecito aspettarsi se si parla di un gruppo del genere, se in sede live i brani rendessero ancor più che in studio, quindi sono stato contentissimo di questa piacevole sorpresa riferitami da Pinna. Finite le birre, quindi, subito sotto al palco per assistere al loro show, e devo dire che ho preso la decisione giusta. Il tempo ovviamente è tiranno, e soprattutto i brani dei
Black Land non sono certo brevi come quelli dei Ramones, tutt’altro, quindi questa sera ne verranno eseguiti soltanto tre. Bene, a conferma della mia tesi, dal vivo la band trova la sua dimensione ideale, in una sorta di trip che ha per colonna sonora un bel calderone di space rock, doom, stoner e psichedelia, con tutti e quattro i componenti presi al 100% dal vortice sonoro che si viene a creare. Non a caso il primo dei tre brani eseguiti si chiama “
Liquid trips”, titolo quanto meno esplicativo della proposta dei nostri, con Willer catalizzatore, perso dietro i suoi effetti a pedale che creano spirali acustiche non indifferenti, come nel caso della successiva “
Ethereal dreams”. Paradossalmente, però, il brano che ha reso più degli altri l’idea del sound del gruppo, è l’ultimo, ancora senza titolo, e strumentale, un vero e proprio tuffo nel passato, quando con sonorità del genere ci si perdeva nei meandri più oscuri della mente, e con il quale il quartetto romano si congeda da una platea che ha assistito rispettosa e coinvolta al loro show, senza smaniare troppo nell’attesa del piatto forte. Segno, questo, che quando una band è valida, riesce a ritagliarsi i propri spazi anche prima di un nome importante come quello dei
Voivod. (Roberto Alfieri)
- Liquid Trip
- Ethereal dreams
- Untitled (instrumental)
Siamo giunti al momento degli attesissimi
Voivod. Uno dei gruppi più futuristici ancora in attività nella scena metal, questa sera stanno per renderci partecipi di ben 45 minuti di live, in cui passeranno in rassegna tutti i maggiori pezzi della loro longeva e cospicua carriera musicale.
Un INIT pieno, un caldo considerevole, data la numerosa [per quel che il locale puo' contenere] folla accorsa all'evento, ed un clima generico adrenalinico ed impaziente, fanno da cornice ad una performance che lascerà davvero tutti sbalorditi.
Dopo un po' di prove tecniche di rito, ecco le luci che si abbassano e il pubblico che comincia a reagire non appena
Michel Langevin, storico batterista della band, calca lo stage e si posiziona dietro le pelli.
Si comincia col botto, “
The Unknown Knows” è degna apertura ed è pressoché impossibile resistere dall'essere travolti dal violento pogo che si scatena con le prime note. Molte e diverse le generazioni a confronto, che compongono un pubblico che non perde mai l'entusiasmo, puntuale nel cantare a squarciagola pezzi come “
Global Warning”, “
Missing Sequences” e più tardi gli encore che accontenteranno quanti speravano di ascoltare must del calibro dell'autocelebrativa “
Voivod”, urlata con i pugni chiusi e le braccia tese in aria, e la bellissima “
Nuclear War”.
Le digressioni progressive ed i continui cambi, che spaziano dal più old e marcio thrash alle parti di batteria di derivazione punk, generano atmosfere divergenti e quasi sconvolgenti, nel loro essere così riccamente eterogenee.
Un'ottima performance vocale/strumentale da parte dei
Voivod, anche se probabilmente nei suoni quello che viene maggiormente penalizzato è il vocalist
Denis Bélanger, ma di certo non per colpa sua; simpatici, carismatici ed alla continua ricerca di un contatto con il pubblico, sfatano tutti i dubbi maturati da chi pensava paventassero atteggiamenti snobisti da rock stars, rivelando una personalità molto alla mano ed un'autoironia che farà strappare più di qualche sorriso a noi che abbiamo la fortuna di essere presenti.
Questa sera c'è spazio anche per un inedito, “
we are in a creative mood”, dice
Bélanger, e così la band esegue un pezzo ancora non registrato e per il momento proposto solo in sede live: “
Kaleidos”. Ascoltiamo in religioso e critico silenzio e quando ci viene chiesto “
vi è piaciuto?” le conferme non tardano ad arrivare, “
Kaleidos” è un bel pezzo e fa aumentare la curiosità di saggiare, si spera quanto prima, nuovo materiale discografico.
La band termina il suo concerto, è il momento degli encore.
“
Voivod” ci permette di continuare a scuotere le nostre teste insieme a “
Nuclear War”, per poi sprofondare nella malinconica quanto poetica e romantica “
Astronomy Domine”, celebre cover dei
Pink Floyd, in questa sede dedicata al tutti noi caro ex-chitarrista della band,
Denis D'Amour [Piggy], scomparso la notte del 26 agosto 2005 a causa di un cancro al colon.
Tante le sensazioni provate questa sera: adrenalina ed energia, alimentate anche da un irrefrenabile
Blacky che si diverte a rompere le corde del suo basso o che ride quando dal pubblico qualcuno gli grida “
Naked! Naked!”, melanconìa ed infine il gusto di viaggiare, grazie alla dimensione onirica e trasognante delle sferzate di progressive e psichedelìa che questa versatile band americana dimostra di padroneggiare con estrema prontezza e professionalità.
Insomma, un concerto indimenticabile.
I
Voivod concedono nel post concerto anche foto, autografi, scambiano quattro chiacchiere con noi e i più fortunati avranno anche modo di condividere con loro una birra o uno shot.
E noi, nel frattempo, torniamo a casa contenti. Ed ampiamente soddisfatti. (Selenia Marinelli)
Setlist:
The Unknown Knows
The Prow
Ripping Headaches
Ravenous Medicine
Forlorn
Tribal Convictions
Global Warning
Experiment
Nothingface
Missing Sequences
Kaleidos [questa era un inedito, non l'hanno ancora registrata]
Overreaction
Encore:
Voivod
Nuclear War
Astronomy Domine
Foto a cura di Roberto Alfieri.