Rieccoci sul luogo del misfatto.
Due settimane dopo il Gods of Metal, Metal.it rinnova l'appuntamento con il triste piazzale all'interno dell’Arena Fiera Milano di Rho per presenziare a quello che è probabilmente l'appuntamento Metal più importante dell'anno.
Quello con i Big 4 ... oppure i Big 6, dato che sul palco saliranno anche membri dei Sepultura ed Exodus, oppure più semplicemente i Big Metallica + gli altri 3...
Fate voi.Ad ogni modo si è trattato di uno show riuscito, sopratutto per la cavalcata finale degli headliner, quando sono il sole ha smesso di campeggiare (ed accecare tutti i presenti!) dietro il palco e sono spariti tutti quei problemi all'acustica che avevano penalizzato le tre formazioni che si erano succedute sul palco in precedenza.
AnthraxIl concerto si apre con gli
Anthrax, ancora privi di Scott Ian, diventato da poco padre e quindi preso da altri problemi, nell'occasione sostituito da Andreas Kisser dei Sepultura.
Beh... al di la degli sbattimenti di Joey Belladonna e di Frank Bello è subito evidente come si senta la mancanza del suo carisma, almeno sino alla metà di "Indians", quando eccolo spuntare a sorpresa sul palco in un'inedita formazione a tre chitarre.
Una chicca per i presenti, che oltre a diversi classici del gruppo, hanno pure l'occasione di sentire un nuovo brano, "Fight 'Em Till You Can't", che al primo ascolto sembra ben orientato al Thrash vecchia maniera, anche se devo ammettere che in qualche suo passaggio gli Anthrax sembrano fare l'occhiolino a "Master of Puppets".
In una setlist non particolarmente nutrita stupisce un po' trovare ben due cover, quali "Got the Time" e "Antisocial", comunque versioni che adoro, e va anche riconosciuto a Belladona di non aver fatto particolare fatica ne' nei confronti di John Bush ("Only"), ne' di Neil Turbin ("Metal Thrashing Mad").
Tocca invece all'ospite Kisser introdurre la conclusiva "I Am the Law", sia con i consueti saluti e ringraziamenti, sia dando il via ad un breve accenno di "Refuse, Resist", seguito a ruota dall'intera band che poi conclude quello che è forse il loro pezzo più famoso ed il proprio show con un altro fugace omaggio, stavolta agli headliner, con "Whiplash", piazzato come
outro.
Era davvero diverso tempo che non li vedevo dal vivo, e me ne rammarico.
Spero di non far passare nuovamente tutti questi anni e sopratutto di incrociarli in un altro contesto, magari da headliner.
Setlist:1. Caught in a Mosh
2. Got the Time
3. Madhouse
4. Antisocial
5. Indians
6. Fight 'Em Till You Can't
7. Medusa
8. Only
9. Metal Thrashing Mad
10. I Am The Law
Sergio RapettiMegadethUna platea notevolmente riscaldata dall’energica precedente esibizione degli Anthrax è pronta ad accogliere a gran voce i
Megadeth, secondi colossi di questo evento che, a dispetto dell’infelice scelta di location e del giorno infrasettimanale proposto, dovrebbero garantire quello smalto e quella carica di adrenalina tanto attesa dai 30000 (o forse più) metallers presenti. Alle 18,00 Mustaine & Co partono con una “Trust” azzeccata come intro ma poco incisiva nell’esposizione. Probabilmente ciò è dovuto ad un Dave apparentemente sottotono ed altresì ad una gestione del suono direi non impeccabile. Tanto è che anche la successiva “In my darkest hour” risente degli stessi appannamenti, al punto tale da far trasparire qualche perplessità tra il pubblico. Spetta ad una “Hangar 18” far risvegliare i fans e riportare la band su quella identità che li “deve” contraddistinguere. Si cominciano pertanto a rivedere i Megadeth che conosciamo ed apprezziamo per le inequivocabili capacità tecniche rappresentate da un Broderick all’altezza ed in perfetta simbiosi con Mustaine, un Drover come sempre potente e pulito ed un Ellefson che continua ad incantare con i suoi giri di basso. Il pubblico comincia inevitabilmente a scaldarsi e la scaletta prosegue incessantemente proponendo una sequenza che va dai brani più noti come “Head Crusher”, “Poison was the cure”, “1,320’”, “Sweating bullets” , tutti regolarmente intonati e vissuti dai presenti, a pezzi più recenti come la nuova “Public Enemy N° 1”. L’ugola della platea viene debitamente richiamata per una classica “A tout le monde” cantata all’unisono dai fans (l’aiuto risulterà propizio anche per sostenere un Dave con un timbro di voce questa volta più digrignato del solito). Il tempo scorre veloce e ci si avvicina gradualmente al gran finale nel quale, a mio avviso, viene espresso quanto di meglio oggi il gruppo potesse dare. Saranno infatti gli ultimi 4 brani “Symphony of Destruction”, “She wolf”, “Peace sells” e “Holy wars… The punishment due” a marchiare in modo più che dignitoso l’esibizione di questi musicisti che, pur con un Mustaine oggi un po’ appannato, hanno dalla loro una grande capacità tecnica associata inevitabilmente a tanta esperienza acquisita negli anni.
Setlist:1. Trust
2. In My Darkest Hour
3. Wake Up Dead
4. Hangar 18
5. Head Crusher
6. Poison Was the Cure
7. 1,320'
8. Sweating Bullets
9. Public Enemy No. 1
10. A Tout Le Monde
11. Symphony of Destruction
12. She-Wolf
13. Peace Sells…But Who’s Buying?
14. Holy Wars (The Punishment Due)
Paolo “Sepa” SeghesioSlayerAltro gruppo... altra assenza (Jeff Hanneman) ed altro prestigioso rimpiazzo (Gary Holt).
Innanzitutto Holt si rende autore di un'ottima prestazione, dato che con un Tom Araya chiaramente limitato dai recenti problemi di salute, a sbattersi sul palco assieme a Kerry King (con addosso chiodi e catene in dose industriale) non resta che lui, ed il chitarrista degli Exodus lo fa egregiamente.
Un altro che comunque sbatte - e violentemente le proprie bacchette - è Dave Lombardo, il quale al di la del look
jeans, maglietta e cappellino, sa sempre come martellare il suo drum kit per dare il giusto impulso alla sfuriate Thrash Metal degli Slayer.
Tra il tempo che intercorre da "World Painted Blood" fino alla conclusiva "Angel of Death", gli
Slayer scorrazzano, infatti, tra le pieghe e le piaghe della loro nutrita discografia, andando ovviamente a toccare classici immancabili come, ad esempio, "Chemical Warfare", "Seasons in the Abyss" o "Raining Blood" ma anche rispolverando una "Black Magic" d'annata dal loro album d'esordio o la sempre devastante "Postmortem".
Oggi non li di certo aiutano il sole battente, davvero poco adatto al loro immaginario, ed un resa sonora deficitaria, ma gli Slayer dimostrano di saper far fronte a tutto questo come ai diversi problemi che li hanno toccati in tempi recenti e di poterli annichilire e spazzare via a forza di Thrash songs.
Ed in questo restano sempre maestri indiscussi.
Setlist:1. World Painted Blood
2. War Ensemble
3. Postmortem
4. Temptation
5. Stain of Mind
6. Disciple
7. Dead Skin Mask
8. Hate Worldwide
9. Mandatory Suicide
10. Chemical Warfare
11. Dittohead
12. Seasons in the Abyss
13. Snuff
Encore:14. South of Heaven
15. Raining Blood
16. Black Magic
17. Angel of Death
Sergio RapettiMetallicaSono le 21,30 ed osservandosi attorno ci si rende conto che la mezz’ora di pausa programmata dopo i colossali Slayer è difficilmente bastata a ristabilizzare il tasso di adrenalina che si è venuto a creare dopo quella che probabilmente fino ad ora è risultata la più incisiva delle performances. Eppure il momento tanto atteso sta per arrivare e quando cominciano a sentirsi le prime note estratte dal famosissimo capolavoro di Sergio Leone ci si appresta ad accalcarsi il più velocemente possibile vicino al palco (anche se, vista la marea umana ormai insediata, quella vicinanza sarà per noi espressa in decine di metri !). Lo scenario è da brivido, il volume pare addirittura raddoppiato e l’apparire dei 4 “faccioni” dei Metallica spalmati su un mega schermo a grandezza palco accende improvvisamente il pubblico che tanto ha aspettato questo momento. L’inferno si scatena con partenza al fulmicotone grazie ad una “Hit the lights” sparata a 1000 ed una successiva “Master of Puppets” proposta ad hoc per scaldare da subito voce e braccia dei fans letteralmente in delirio. La setlist proposta è in grado di soddisfare chiunque tanto è che le seguenti “The shortest straw” ed una mostruosa “Seek & Destroy” vengono cantate e vissute da una folla urlante. Ovviamente ogni componente del gruppo dimostra di poter dare il meglio di sé, a parte il buon Ulrich il quale da un po’ di tempo a questa parte lascia un po’ a desiderare su qualche passaggio (che abbia smesso di allenarsi?), tanto è che il grande Hammett e il “ben piantato” Trujillo si sfogano nelle seguenti “Welcome home (Sanitarium) e “Ride the lighting” eseguendo riff mozzafiato e potenti giri di basso. E’ assolutamente impossibile avere cali di tensione con un Hetfield così in gran spolvero e lo si nota non solo dalle sue capacità vocali, anche oggi notevoli, ma anche dalla sua prestanza fisica e carismatica impiegate sia nell’eseguire una meritevole “Trough the never” che nel comunicare simpaticamente con le prime file. L’alternanza dei brani questa volta propone una rocciosa “All nightmare long”, estratta da quel “Death Magnetic” forse non adeguatamente apprezzato, ed una successiva quanto attesa “Sad but true” accompagnata da una serie di citazioni e ringraziamenti a tutti i fans presenti nonché ai “compagni di viaggio” componenti il progetto “Big 4”. Si ritorna indietro nel tempo proponendo un grandiosa “The call of Ktulu” per poi entrare in un mondo pirotecnico che fa da cornice alla maestosa e potente “One” alla quale fa da sfondo un palco illuminato e colorato grazie ai fantastici fuochi d’artificio. Anche i successivi pezzi sono quei cavalli di battaglia che la gente vuole vivere sulla pelle e nei ricordi e tanto avviene sulle note di “For whom the bell tolls”, “Blackened” (con fantastiche riprese su schermo singolarizzate per ognuno dei musicisti), “Fade to black” e una “Enter sandman” a chiusura “parziale” di concerto. In realtà i pochi minuti di pausa fanno da apertura all’esibizione corale di tutti (o quasi) i componenti dei 4 Big saliti sul palco per regalare alla platea una inaspettata quanto sontuosa cover dei Misfits “Die die my Darling” destinata a trasformare questo momento come un ricordo indelebile da imprimere nell’animo metal. Lo show si sta avviando verso la fine e spetterà alle seguenti “Damage Inc.” e “Creeping death” accendere per un’ultima volta questo pubblico urlante e “pogante” che avrà anche modo di divertirsi passandosi da un punto all’altro dell’arena dei mega palloni gonfiabili lanciati dal palco. Mancano pochi minuti alle 24 e questa volta il concerto è veramente terminato. L’appagamento è globale e lo show ha generato quello che ci si aspettava: energia pura, tecnica e grande feeling tra musicisti e pubblico. Si procede ad abbandonare l’Arena con ordine e soddisfazione ed è singolare e affascinante vedere come Hetfield e soci continuino a salutare i guys con grida ed incitamenti. Evidentemente la Metallica family nostrana è piaciuta molto ….. e loro sono piaciuti moltissimo a noi!
Setlist:1. The Ecstasy Of Gold (Intro)
2. Hit The Lights
3. Master Of Puppets
4. The Shortest Straw
5. Seek & Destroy
6. Welcome Home (Sanitarium)
Ride The Lightning
7. Through The Never
8. All Nightmare Long
9. Sad But True
10. The Call Of Ktulu
11. One
12. For Whom The Bell Tolls
13. Blackened
14. Fade To Black
15. Enter Sandman
Encore: 16. Die Die My Darling (Misfits)
17. Damage Inc.
18. Creeping Death
Paolo “Sepa” Seghesio