Posticipati di una settimana causa condizioni meteorologiche avverse, i
Last Rites approdano al Sound Village di Genova in data 10 gennaio.
Anche questa volta è stata rispettata l’odiosa consuetudine secondo la quale un concerto fissato all’ora x tarda a iniziare in attesa di un pubblico che alla fine nemmeno si vede. I primi accordi, infatti, si odono solo alle 23, ben un ora e mezza più tardi rispetto al previsto, con conseguente disappunto del sottoscritto che in quel lasso di tempo si è rotto notevolmente le scatole.
Pessima puntualità a parte, i primi a salire sul palco del Sound Village (locale contenuto ma confortevole e dall’acustica più che discreta) sono i
Rust, band appartenente al sottobosco genovese che nel corso del tempo messogli a disposizione snocciola quattro pezzi propri più una cover in chiusura.
A dispetto di una sufficiente perizia coi propri strumenti, i brani autografi presentati dal gruppo risultano privi di creatività, affidando la propria struttura ad una serie di copia-incolla di soluzioni ritmiche da esercizio in saletta, condite col plagio più o meno palese di porzioni di brani celebri dell’hard & heavy. Durante l’esecuzione del primo pezzo è il richiamo a “Paranoid” che la fa da padrone, nel secondo invece tocca ai Metallica di “Enter sandman”.
Nel terzo brano la saga del tributo è interrotta da un composizione melodica che richiama più i Negroamaro che il thrash metal di cui la formazione si dichiara seguace. Deludente anche il testo della canzone, che si abbandona a fraseggi pseudo intellettuali (“
calpesta la convinzione che l’istinto sia follia”) privi di senso.
Col quarto pezzo il gruppo si riallinea alla sostanza dei primi due brani, questa volta, però, sono i Pantera di “New level” ad essere omaggiati. Anche la cover finale non stupisce, trattasi infatti della solita “Seek & Destroy”, per di più eseguita senza un briciolo di partecipazione.
Rapidamente accantonata la deludente parentesi d’apertura si attende l’inizio dei
Last Rites . I quattro savonesi prendono possesso del palco alle 23:40 presentando in rapida successione “Against war”, “Mind's prison” e “Psycho killer” facenti parte dell’album pubblicato nel 2003.
l brani successivi, tra i quali spiccano le ottime “Equilibrium” ed “Evil Inside”, giungo, invece, dal più recente EP “Hate”. L’esecuzione delle proprie composizioni si interrompe a ¾ d’esibizione, quando i Rites propongono una lusinghiera cover di “Slave new world” dei Sepultura.
Nei cinquanta minuti scarsi in cui si è consumata l’esibizione, i Last Rites hanno dato ottima prova di se valorizzando più che degnamente l’abilità tecnica e compositiva che già mi aveva favorevolmente colpito quando, pochi giorni prima del concerto, andai alla scoperta della loro discografia cimentandomi nell’ascolto di “Mind Prison”.
Pur non amando il death/thrash di cui sono autori i Rites, infatti, non posso fare a meno di lodarne la struttura ritmica trascinante, in cui chitarra, batteria e basso si amalgamano in maniera solida senza tuttavia prevaricare la scorrevolezza dei pezzi. Prova convincente anche per quanto riguarda la chitarra solista, la cui melodiosità risulta ben inserita tra le sfuriate alle pelli ed il growl/scream di Dave, che si rende autore anche di una calzante mimica facciale durante l’esecuzione dei pezzi.
Mi ero presentato al Sound Village con l’intendo di saggiare sul campo le qualità che i Last Rites hanno dimostrato di possedere su disco ed ho trovato pane per i miei denti.
Complimenti quindi al gruppo per essersi fatto apprezzare (e non di poco) anche a un non fan. Non è cosa da tutti.