Un altro evento piacevolmente metalloso si fa spazio nella nostra sempre più ricca Capitale. Ultimamente assistiamo ad una serie molto copiosa di concerti metal, che senza dubbio soddisfano gli assetati di live, che si lamentavano che gruppi di maggior caratura spesso suonassero solo nel milanese o nel bolognese, ma che sicuramente mette in imbarazzo quanti vorrebbero assistere a tutto il ventaglio di concerti proposto, ma deve, in ragione del vil danaro, operare una selezione.
Questa sera tocca ai
Kataklysm, supportati da ben sei band: Deinonkus, Krysantemia, Blood Stained Host, Pestifer, Dead Shape Figure e Karnak.
L'evento prevede l'apertura dei cancelli per le ore 20.00, ma non riesco ad arrivare in tempo per assistere all'esibizione dei primi gruppi. In loco, scopro che in realtà tutto è incominciato già per le 19.15, con un pubblico quasi sicuramente formato dalle band stesse, dato l'orario troppo proibitivo.
Sono molti, purtroppo, gli elementi che giocano a sfavore del concerto:
- l'eccessivo numero di band spalla, neanche si stesse parlando di un festival, che spinge la gente ad attardarsi
- il posizionamento della data infra settimanalmente [siamo a mercoeldì], che di certo avrà scoraggiato quanti il giorno dopo avrebbero dovuto affrontare una giornata lavorativa
- e, non di meno, la vicinanza [con solo un giorno di separazione] tra questo concerto e quello dei
Pestilence, previsto per il 20 maggio.
Come accennato in incipit, è palese che la crue romana che segue i concerti si sia trovata nelle condizioni di dover optare per una scelta e che questa scelta sia in gran parte ricaduta sui
Pestilence, per ragioni storiche.
Neanche la promozione diffusa dalla
Extreme Agency, che proponeva una riduzione del costo complessivo del biglietto per chi si fosse recato ad entrambi i concerti, è riuscita a calamitare più gente di quella che poi effettivamente si è presentata.
Ma dopo quest'ampia e noiosa premessa, passiamo a parlare più concretamente di musica.
Giungo al locale mentre sono all'opera i finlandesi
Dead Shape Figure.
Il pubblico è ancora un po' freddino, nonostante la performance dei nostri sia davvero molto coinvolgente ed energica. La band propone una combo di thrash, dal punto di vista musicale, e di -core, dal punto di vista vocale. Avevo avuto modo di ascoltarli a casa in versione studio, passando in rassegna qualche pezzo del loro ultimo lavoro,
The Disease Of St. Vitus, non avendo particolari entusiasmi; ma devo dire che la resa scenica lascia davvero senza parole. Danno una carica pazzesca, complice anche il cantante,
Galzi, che scende in continuazione dal palco per coinvolgerci in via più diretta, incitando al pogo, e complice anche il chitarrista,
Juhani, un simpatico omaccione, incredibile sosia di Kerry King. Una buona mezz'ora di spettacolo e poi i
Dead Shape Figure lasciano il palco, non prima di aver concesso qualche foto a noi che aspettavamo ai piedi del palco.
Adesso tocca agli italiani
Karnak.
Mi era giunta voce del loro nome da un mio caro amico, che me li aveva suggeriti in quanto loro conterraneo. La band di Monfalcone avrebbe dovuto suonare di spalla ai
Nile lo scorso febbraio qui a Roma, ma poi per vari problemi la data è saltata.
Ed è proprio ai Nile che il gruppo si ispira, nell'ostentare con fierezza una certa brutalità.
Vengono passati in rassegna tutti i pezzi [tranne uno] estratti dall'ultimo full lenght della band,
Dimemberment, un ottimo concentrato di quanto di più brutale ci possa essere nel metal, condito dalle venature melodiche dei brevi assoli di chitarra.
Il pubblico sembra apprezzare molto ed anche io non posso fare a meno di restare sbalordita dall'estrema precisione e sicurezza che la band dimostra di avere on stage. Una setlist molto lunga la loro, che termina con un pezzo, “
The Construction Of The Pyramid”, tratto dal precedente minicd.
Lasciano tutti noi, che nel frattempo siamo sensibilmente aumentati rispetto all'inizio, letteralmente senza parole. E' un orgoglio sapere che band di tale calibro facciano parte del nostro sempre più ricco underground italiano, a testimonianza del fatto che spesso chi critica le proposte musicali del nostro Belpaese pecca di ignoranza.
Setlist:
At The Gates Of Tyrants
15th February 1622
Blood & Sadism
Bloodbath In Movgorod
1584 URSS
Diabolical Voyage
Scavengers Daughter
Hammer Of Decomposition
The Torture Of The Boats
Purification
The Kiss Of The Virgin Mary
Burning The Architect Of Death
The Bronze Bull
Kali Yuga
The Black Hole
Robert F. Damiens 1757
Dismemberment
The Construction of the PyramidTerminato il live dei Karnak, i tecnici si adoperano per il cambio palco.
Viene tolta la batteria con cui le band hanno suonato fin'ora, per lasciar spazio a quella di
Max Duhamel e vengono posizionati due enormi posters ai lati dal palco che raffigurano parte dell'artwork del nuovo lavoro dei
Kataklysm,
Heaven's Venom.
Le luci si abbassano ed ecco salire gli headliners.
La gente che fino a pochi attimi prima era fuori dal locale a consumare i propri discorsi, entra nella sala, che nel frattempo si è riempita rispetto alle previsioni iniziali, anche se il numero di presenze registrate è sempre molto basso.
Si comincia con “
A Soulless God”, opener anche dell'appena citato
Heaven's Venom, una fiera track che genera il giusto fomento per accogliere degnamente il nostro leader maximo
Maurizio Iacono.
Il singer della band appare molto in forma, cerca un continuo responso da parte di tutti noi e ci intrattiene, tra un pezzo e l'altro, dimostrando notevoli abilità nel parlare italiano, senza evidenziare nessun accento “americanizzante”. Del resto Maurizio, come tutti ben sappiamo ha origini italianissime, di mamma barese e padre catanese, origini delle quali va molto fiero e che non perde occasione di ribadire. Si dice contento di essere a Roma per la prima volta, nella Capitale che è stata culla dei romani a lui tanto cari e dei quali narra le gesta attraverso il suo progetto musicale parallelo, gli
Ex Deo.
La setlist è molto ricca ed equilibrata, accontentando tutte le richieste che i fans avrebbero fatto se non fossero stati già soddisfatti. Picchi massimi vengono raggiunti con “
The Ambassador of Pain”, “
Push The Venom” e soprattutto con la celebre “
Shadows and Dust”, pezzo con il quale la band si è sdoganata dalle frontiere canadesi per conquistare anche noi europei.
Nei momenti di pausa non mancano le polemiche, appoggiate da tutti i presenti in sala, riguardo, ad esempio, l'eccessiva presenza di simboli cristiani che ultimamente, vuoi la beatificazione da poco trascorsa, ha letteralmente invaso tutti i maggiori simboli dell'architettura romana; ed in particolare, Maurizio fa riferimento al nostro Colosseo.
Una performance molto carica ed energica, tutta la band sembra molto divertita, eccezion fatta per il gelido drummer che si limita ad eseguire pedissequamente il suo compito. Ma del resto, l'inventore degli hyper blast beat può permettersi questo ed altro.
La serata trascorre piacevole e forse, dato l'alto coinvolgimento, sembra finire troppo presto.
Con alcuni amici attendiamo fuori dal locale Maurizio, con cui scambiamo quattro chiacchiere. Una persona davvero affabile e alla mano, che ci spiega di essere stato davvero molto entusiasta, dimostrandosi comprensivo per la poca affluenza di gente per motivi lavorativi e che ci racconta i suoi imminenti progetti con gli Ex Deo. “
Tornerò presto con loro e conto su di voi per diffondere il loro nome!”.
E noi non possiamo far altro che appoggiarlo e supportarlo, ancora una volta.
Setlist:
A Soulless God
Serenity in Fire
The Ambassador of Pain
Push The Venom
Manipulator of Souls
Prevail
Years of Enlightment
Shadows and Dust
As I Slither
At the Edge of the World
Crippled and Boken
To Reign Again
Like Angels Weeping