Il ritorno dei
Suffocation in Italia è un richiamo irresistibile per chiunque ami il death metal ed il combo newyorkese. Se ad accompagnare poi la band di
Frank Mullen (grande assente di stasera, ma ne riparleremo più avanti) ci sono
Cattle Decapitation e
Blood Red Throne è dura dire di no a quella vocina che si insinua nel cervello e che candidamente sussurra
"Prendi l'auto e vai!". In apertura poi una serie di band underground locali, che hanno fatto da antipasto al "piatto forte" della serata. Peccato invece per la defezione dei polacchi
Hate, che per motivi di natura personale hanno dovuto cancellare l'intero tour europeo e che quest'oggi sono stati sostituiti dai nostrani
Adimiron. Buona affluenza di pubblico al
Carlito's Way di Retorbido, che in maniera lenta e costante si è riempito nel corso del pomeriggio e che tra distro e stand di cd, vinili e magliette ha fornito anche un diversivo ai metallari che oggi si sono presentati.
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UNDER THE OCEAN Il compito degli opener è sempre abbastanza difficile: spesso ci si trova a suonare per poco tempo e di fronte ad un pubblico esiguo, situazione che può andare a intaccare la prestazione di una band impegnata in questo duro ruolo. Gli
Under The Ocean invece, pur esibendosi ad un orario abbastanza penalizzante per loro e dinnanzi a un ristretto numero di avventori, si sono invece comportati egregiamente e non si sono lasciati abbattere dalla situazione: il combo, autore di un metalcore abbastanza canonico e melodico ma tutto sommato piacevole, anche se forse un po' fuori contesto dal resto del festival. Il gruppo mostra compattezza e affiatamento, oltre che una buona presenza scenica e da il massimo per far fruttare la mezzora messa a loro disposizione quest'oggi. Peccato per loro che il pubblico sia ancora scarso.
GOD SAVE THE HELL In ogni festival che si rispetti, man mano che il bill procede la qualità degli acts che si esibiscono dovrebbe aumentare sempre di più. Con i
God Save The Hell invece si assiste ad un clamoroso salto indietro. Certo, la giovane età dei membri del gruppo è un fattore importante in tal senso ed infatti il gruppo ha messo in luce una presenza scenica ancora da migliorare (anche se il cantante Raizor è sembrato più a suo agio sul palco rispetto ai suoi compagni) ed una maturità compositiva ancora tutta da raggiungere. Il loro death/thrash con qualche influenza metalcore infatti non è stato in grado di scuotere l'ancora ridotto pubblico del Carlito's Way e mi ha fatto molto riflettere circa la loro collocazione in scaletta. Bocciati, ma hanno dalla loro parte la giovane età. Il consiglio è di continuare a portare avanti la loro maturazione musicale con costanza e passione, cercando di limare quelli che sono i loro difetti più evidenti.
KAPTIVITY Con l'entrata in scena dei
Kaptivity le cose iniziano a prendere una piega decisamente più interessante: il gruppo di Parma infatti, pur non godendo di un nutrito pubblico, si è fatto autore di una prestazione convincente sia per quel che concerne la presenza scenica sia per il valore intrinseco della loro proposta musicale. Il loro death metal oscuro e old school infatti è sembrato decisamente più idoneo alla cornice di questo festival, e ha trovato nella voce del cantante il suo maggiore punto di forza. Certo non si tratta della new sensation del death metal tricolore, ma è sempre piacevole ascoltare un gruppo che si dedica con convinzione e passione ad un genere che purtroppo è sempre bistrattato, tra riff veloci e rallentamenti pesanti che sanno fare scapocciare a dovere. Purtroppo per i Kaptivity il pubblico non pare reagire con troppa convinzione alla loro musica, assistendo con pacatezza alla loro esibizione e mostrando una freddezza (o disinteresse?) che sarà il comune denominatore delle esibizione di praticamente tutti i gruppi di apertura. Nonostante questo, si tratta di un gruppo promettente anche se probabilmente devono ancora riuscire a fare il fatidico salto di qualità per uscire dall'anonimato.
SEPHIRAH Con una puntualità davvero invidiabile, salgono sulle assi del palco i bresciani
Sephirah, di cui sin da subito mi incuriosisce la presenza di una tastierista (niente allusioni sessuali, porcelloni!). Dopo il soundcheck la band può dare libero sfogo alla propria musica, una specie di death/black moderno impreziosito da alcune reminescenze gotico/sinfoniche nel quale il principale protagonista è certamente il cantante e chitarrista Damiano Crotti. Se sulla carta la loro proposta è quanto meno curiosa ed interessante, va detto che una volta che il gruppo da fuoco alle polveri l'interesse scema abbastanza in fretta: i brani infatti non sembrano riuscire a destare particolare interesse, e più di una perplessità hanno destato le tastiere che in svariati frangenti non sembravano inserite coerentemente nell'amalgama musicale dei Sephirah. Una discreta presenza scenica ed un'affluenza di pubblico in leggero aumento però non paiono essere bastate per far brillare questa sera i bresciani, che lasciano ben presto spazio agli Adimiron.
ADIMIRONConoscevo gli
Adimiron solamente di nome e complice anche la buona recensione che il nostro Sbranf ha riservato al loro nuovo album
"K2" ero curioso di tastare dal vivo la consistenza del combo romano. Sicuramente lo stacco a livello di professionalità, esperienza e attitudine rispetto alle band che li hanno preceduti è molto netto e tutto a favore dei laziali, che quest'oggi hanno messo in mostra le loro abilità maturate in anni di tour in giro per lo Stivale e l'Europa in compagnia di band storiche come Annihilator e Sepultura. Il cantante Andrea Spinelli si è dannato l'anima per tentare di scuotere un pubblico sì più numeroso ma anche abbastanza impassibile, che non ha regalato grandi soddisfazioni al gruppo nemmeno quando il singer ha chiesto a grande voce pogo e circle pit. Da veri professionisti gli Adimiron però non si sono lasciati abbattere e hanno continuato imperterriti il loro show, con una carica ed un'energia davvero invidiabili, anche se personalmente non sono rimasto molto colpito dalla loro proposta musicale: un thrash metal dai risvolti moderni e dalle svariate influenze (Machine Head, Meshuggah), capace di esaltare le indubbie doti tecniche del combo romano. Mezz'ora sicuramente intensa in cui gli Adimiron hanno avuto il ruolo di spartiacque tra le band di apertura e gli headliner veri e propri.
BLOOD RED THRONE I norvegesi
Blood Red Throne si sono sempre distinti per album in studio di buona levatura, con picchi come quel "Come Death" che me li ha fatti conoscere o "Monument Of Death". Ero quindi molto ansiosi di poterli gustare finalmente dal vivo , e le mie aspettative in merito sono state ampiamente ripagate: al momento del soundcheck è facile intuire come il singer
Yngve Bolt Christiansen sia abbastanza "carburato" e devo ammettere che ho temuto che questa sua condizione avrebbe finito con il compromettere tutto il concerto. Niente di più sbagliato: bastano le note dell'iniziale
"The Light, The Hate" per capire che questa sera i Blood Red Throne non faranno prigionieri. La band è carica a mille, ha una tenuta del palco fantastica e una carisma ed energia contagiose e incredibili, trascinata dal cantante e dal chitarrista
Tchort (vero e proprio sosia/emulo di
Dimebag Darrel) che aizzano i presenti. La loro carica è talmente travolgente che il pubblico fino ad ora abbastanza sonnacchioso ed indifferente pare svegliarsi di colpo, iniziando a pogare e incitare la band. I Blood Red Throne si divertono un mondo e persino l'apparentemente timido e fuori luogo bassista si scatena, tra headbanging furioso e partiture di basso incredibilmente complesse. Esilaranti le frasi senza senso pronunciate da un ubriachissimo singer tra un pezzo e l'altro, il quale tuttavia si è esibito in una prestazione vocale veramente incredibile. Sicuramente da rivedere, divertimento ed headbanging assicurati!!
CATTLE DECAPITATION Siamo ormai nella zona calda della serata ed i
Cattle Decapitation prendono possesso del palco davanti ad un pubblico che finalmente riempie il
Carlito's Way. I californiani segnano una svolta nettamente più grindcore nella serata, anche se è abbastanza riduttivo ricondurre al solo grind la proposta musicale della band: guidato da un pazzo scatenato a nome
Travis Ryan, il gruppo si è lanciato in un'ora di grindcore estremissimo e schizzato, dove a farla da padrone sono stati i riff di chitarra di
Josh Elmore, altro personaggio abbastanza originale. I Cattle Decapitation non si limitano a proporre brani dalla durata ridottissima, ma mostrano una certa vena dissonante e la volontà di proporre una musica sì estrema ma anche al passo con i tempi, senza però scordare la lezione dei maestri del passato. Nonostante siano solo un trio, i californiani mettono a ferro e fuoco il locale, pur non riuscendo a bissare l'entusiasmo ed il coinvolgimento di cui avevano goduto i Blood Red Throne. Per l'occasione la band ha persino anticipato un brano inedito che sarà contenuto nel prossimo album firmato Cattle Decapitation, anche se purtroppo non sono riuscito a capirne il titolo. Anche se di sicuro impatto e violenza, la loro proposta ha finito con l'annoiarmi ben presto (è un mio limite, il grind in sede live tende a stufarmi): i Cattle Decapitation possono però consolarsi con una prestazione lucida e precisa nella sua follia e con un buon riscontro da parte del pubblico.
SUFFOCATIONC'è stata una gran confusione e un continuo rincorrersi di voci e smentite circa il concerto dei
Suffocation di questa sera. La dipartita in tempi recenti del batterista e membro storico (nonchè fondatore)
Mike Smith per molti è stato un incentivo a starsene a casa, ma certo hanno avuto decisamente più peso i dubbi circa la presenza dietro al microfono del cantante
Frank Mullen. Dalle frammentarie notizie che sono trapelate sulla rete si era capito che
Bill Robinson dei
Decrepit Birth aveva sostituito temporaneamente lo storico cantante dei Suffocation, ma non è mai stato veramente chiaro chi avrebbe cantato questa sera al Carlito's Way. Io qualche sospetto lo avevo avuto nel pomeriggio, intravedendo lo stesso Robinson a spasso nel locale, ma al momento del soundcheck ogni residua speranza di poter contare sulla presenza di Mullen è stata spazzata via. Naturale il disappunto di alcuni dei presenti, che si sono lamentati della mancanza di comunicazione da parte dell'organizzazione del concerto (la quale ha ricevuto conferma che la band si sarebbe esibita con la formazione originale, eccezion fatta per Smith, dal management dei Suffocation la sera prima) e che di fatto hanno assistito ad uno show di una cover band. Sì, perchè questa sera sul palco per quel che mi riguarda sul palco non si sono esibiti i "veri" Suffocation, ma una band che per quanto simile non è accostabile all'originale...provate ad immaginare i Maiden senza Dickinson, o i Carcass senza Walker...ad ogni modo, messa da parte l'amarezza, non rimane che godersi il concerto: nota di merito per Robinson, che si è dimostrato molto rispettoso nei confronti dei fan e che ha affrontato con grande umiltà e professioalità il duro compito di sostituto di Frank Mullen, a cui ha tributato un omaggio imitando il mitico gesto che il singer fa sempre con la mano. La prestazione del gruppo è stata incredibilmente feroce e devastante:
Dave Curlross si è rivelato un ottimo sostituto per Mike Smith, d'altronde avendo registrato il fenomenale "Despise The Sun" non c'era da temere, la coppia di chitarre Terrance Hobbs/Guy Marchais ha eseguito con una perfezione chirurgica ogni singolo pezzo ed il bassista Derek Boyer ha come sempre martoriato le corde del proprio basso. La scaletta poi ha fatto la felicità di qualsiasi fan dei Suffocation: ad eccezione della sola "Abomination Reborn" (brano grandioso, vorrei sottolineare), la setlist è rimasta congelata al 1998, proponendo la crema del repertorio dei newyorkesi. "Liege Of Inveracity", "Catatonia", "Pierced From Within", "Despise The Sun" , "Torn Into Enthrallment", l'opener "Thrones Of Blood", "Jesus Wept" e "Effigy Of The Forgotten" hanno scatenato l'inferno sotto il piccolo palco del Carlito's Way, con il pubblico che dopo l'iniziale delusione sembrava aver digerito l'assenza inattesa del loro beniamino. Un vero peccato per quel che mi riguarda l'assenza in scaletta dell'apocalittica "Infecting The Crypts", ma a conti fatti risulta davvero difficile lamentarsi dello spettacolo che hanno offerto i Suffocation questa sera. Rimane comunque la consapevolezza di aver assistito al concerto di una band differente da quella originale, e la certezza che con Frank Mullen dietro al microfono lo show di stasera avrebbe assunto tutto un altro sapore.
Setlist:Thrones Of Blood
Effigy Of The Forgotten
Catatonia
Pierced From Within
Liege Of Inveracity
Abomination Revorn
Funeral Inception
Breeding The Spawn
Jesus Wept
Torn Into Enthrallment
Suspended In Tribulation