(21 novembre 2012) W.A.S.P.@Estragon, Bologna - 21/11/2012

Info

Provincia:BO
Costo:€ 25,00 + dp, € 30,00 in cassa
Mumble mumble… Quando la Gloria chiama, gambe in spalla e via, non ci sono perplessità che tengano. E dubbi ne avevo in abbondanza sul concerto dei Wasp, dopo il ritorno di Blakie nell’alveo del cattolicesimo. Niente più Animal -F like a Beast dal vivo e vabbè. Ma mi chiedevo cosa ne sarebbe stato dei loro famosi spettacoli horror/shock rock, di quella vena sessuale che da sempre li ha contraddistinti. Non avendo avuto occasione di vederli a Giugno al Metal Fest, questo restava un punto di domanda. Estragon quasi sold out per il 30 Years of Thunder, celebrazione di trent’anni di vita selvaggia. Ad aprire la serata troviamo i bravissimi Elvenking, che iniziano a suonare alle 21.30, mezz’ora dopo l’apertura delle porte, mentre la considerevole massa di persone sta ancora entrando e c’è una lunghissima fila al botteghino. E qui apro una parentesi. In questa occasione non è stato molto indicato tenere una tempistica così stretta, ma sarebbe stato più opportuno aprire le porte almeno un’ora prima dell’inizio dei concerti, evitando così ai tanti ancora fuori di innervosirsi, sentendo la band che stava suonando senza poter assistere. Ottima la performance visiva e musicale degli Elvenking: I Am the Monster, The Divided Heart, The Winter Wake sono pezzi belli, coinvolgenti, peccato solo che il violino avesse un volume troppo basso rispetto agli altri strumenti, ma, anche stavolta, come per i Kamelot, ho rilevato difetti nella resa sonora del locale.


Setlist
Intro
Trows Kind
I Am the Monster
The Loser
We, Animals
Walking Dead
The Divided Heart
The Winter Wake


Poco più di mezz’ora e si arriva al cambio palco. I fan dei Wasp sono oltremodo impazienti, e già quaranta minuti prima del concerto cominciano cori, pogo e bicchieri di birra che volano e si rovesciano su gente a caso. Quando inizieranno a suonare (con leggero ritardo sulla tabella di marcia), molti saranno già ubriachi, dopodiché il tutto degenererà e le prime file saranno impraticabili. Arriva il tanto atteso Blackie Lawless e la prima cosa che noto è che il tempo è stato inclemente con lui, come potete vedere dalle foto, ed il suo fisico testimonia tutti gli eccessi attraverso cui è passato. Altrettanto inclemente è il paragone con i giovani ed aitanti musicisti della sua band e con il se stesso di anni prima. Alle sue spalle enormi schermi proiettano i video di brani storici come Wild Child o L.O.V.E. Machine. Lo spettacolo è diviso in tre sezioni. La prima ora con brani dai primi quattro albums, fra cui i due sopracitati; poi un versione ridotta di venticinque minuti di The Crimson Idol, completa del cortometraggio originale. L’ultima parte dovrebbe essere dedicata ad un mix di materiale più recente, vecchio e tutto ciò che c’è nel mezzo, ma si riduce al bis con Heaven’s Hung in Black da Dominator e Blind in Texas da The Last Command. Interessante il vecchissimo video promozionale degli Spinal Tap, in cui compare anche Lawless. Due cose Blackie non ha perso: la voce ed il carisma. La sua ugola è rimasta intatta, potentissima. Parla poco con i fan e non sorride ma non lesina pose caricate, all’americana, tipo candidato alle presidenziali: addita ora un fan ora un altro, alza gli occhi al cielo parlando rapito con, suppongo, Dio (uno dei due, non si sa quale). Spesso si blocca al centro del palco, immobile, a fissare la folla come un condottiero, con il suo sguardo selvaggio, cerchiato dal nero del trucco e, più resta così, più la gente impazzisce. Ha una personalità magnetica, ti rendi conto che non finge ma quello che vedi è ciò che realmente è. Performance fisica, muscolosa, sia letteralmente sia per la musica; Doug Blair, Mike Duda e Mike Dupke non risparmiano la teatralità e suonano come se avessero in mano delle asce, invece che degli strumenti. Gli amplificatori gareggiano con quelli dei Manowar, cosa che sarà anche cool ma non aiuta ne la resa sonora, che perde in definizione, ne le orecchie. La linea melodica dei brani si perde a favore del fragore e dei bassi. Personalmente, il momento più emozionante è stata la riproposizione di The Crimson Idol; quello che ho gradito meno durante Heaven’s Hung in Black. Il brano prende spunto da un episodio della guerra civile americana e ad accompagnarlo vengono proiettate foto d’epoca e, fin qui, nulla da obiettare su un pezzo di storia d’America. Ma proprio non ho digerito i video sull’attuale esercito degli Stati Uniti e la celebrazione del loro militarismo; lo so che Blackie è di idee repubblicane ma non riesco a non provare fastidio. All’inizio mi chiedevo che fine avrebbero fatto le performance estreme e la carica sessuale: abbandonati; i primi devono essere stati messi da parte in seguito al cambiamento religioso, la seconda si è arresa all’evidenza. Sulla carta il tour prevedeva fuochi pirotecnici ed altri elementi scenici quest’oggi assenti. In conclusione anche senza l’aspetto teatrale che li ha resi famosi, gli Wasp allo stato attuale riescono, comunque, a tenere in piedi una performance di tutto rispetto e, per ora, godiamoci questo. Chi vivrà, vedrà.


Setlist
On Your Knees
The Torture Never Stops
The Real Me (The Who cover)
L.O.V.E. Machine
Wild Child
Sleeping (in the Fire) / Forever Free
I Wanna Be Somebody
The Crimson Idol set
The Titanic Overture
The Crimson Idol Medley
(The Invisible Boy/I am One/… more)
The Idol
The Great Misconceptions of Me

Encore

Intermission
(Spinal Tap commercial featuring Blackie)
Drum Solo
Heaven's Hung in Black
Blind in Texas
Report a cura di Laura Archini

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 28 nov 2012 alle 15:28

Fa impressione! Eppure, incredibilmente, ha ancora un grande carisma e una gran voce. Almeno finchè non cadrà completamente a pezzi e si decomporrà :-p

Inserito il 28 nov 2012 alle 10:55

LOL :D

Inserito il 28 nov 2012 alle 10:11

già oltre dieci anni orsono sembrava Loredana Bertè.