Seconda tappa del mio personalissimo "Ears-breaking Tour" che mi porta questa volta all'Alcatraz di Milano, dopo la data a Rozzano per Secret Sphere e Elvenking. L'occasione in questo caso è la mia prima volta ad un concerto dei
Dragonforce, ormai celeberrima band inglese di power/speed metal, che in questo 2012 è arrivata al quinto album della sua carriera e al primo importante cambio di formazione, con l'abbandono dello storico ZP Theart e l'arrivo del giovanissimo Marc Hudson. La prova su disco, con
"The Power Within", è andata decisamente bene: riusciranno a dimostrarsi all'altezza anche in sede live? Ma soprattutto, Herman Li e Sam Totman esistono davvero? Lo scopriremo solo vivendo..
Il sottoscritto e il prode compare di avventura, nonché fotografo ufficiale, Alex "Slope" Quero arriviamo all'Alcatraz nel tardo pomeriggio di domenica. Il locale è piuttosto vuoto, costante che si manterrà un po' per tutta la serata purtroppo, e sul palco si stanno preparando già gli
Odd Dimension, formazione dedita ad un power/prog di ottima fattura. Già da me conosciuti fin dall'uscita del loro disco
"Symmetrical" (inserito tra l'altro nella personale Top10 del 2011), i 5 ragazzi piemontesi dimostrano di meritare anche in sede live tutti gli elogi presi in questi mesi di ascolti reiterati.
Abilità tecnica fuori dal comune, un vocalist (
Manuel Candiotto) di valore assoluto dal punto di vista vocale e buon entertainer, oltre ad un songwriting maturo e davvero eccellente. Esibizione perfetta, di quelle che fanno sorgere spontanea dal pubblico la domanda "Ma com'è che vi chiamate voi?".
Da segnalare tra l'altro la presenza alla batteria e alle tastiere di due membri dei conterranei Secret Sphere, visti proprio due sere prima in quel di Rozzano: anche con questa formazione dimostrano tutta la loro abilità, in particolare tendo a ri-sottolineare la prestazione di
Federico Pennazzato dietro le pelli, tecnicamente devastante e preciso nel suo drumming.
Le quattro tracce presentate fuoriescono ovviamente da "Symmetrical" e sono tutte di ottimo livello, manco a dirlo. Solo 4? Beh parliamo di canzoncine di durata minima 6 minuti quindi..direi che ci può stare!
Un ottimo inizio di serata insomma, di quelli che scaldano il pubblico e rendono ancor più piacevole birra e piadina.
Setlist:- Another Shore
- Farewell to The Stars
- The Day Meets The Night
- The Ecstasy Of Hopes Tempo di sbaraccare il palco e di farsi la succitata piadina con birretta ed ecco che i tedeschi (la leggenda narra che un tempo fossero svedesi)
Kissin' Dynamite fanno il loro ingresso sulla scena. Si passa quindi dal power/prog ad un heavy metal ottantiano influenzato profondamente dal glam rock, sia musicalmente sia soprattutto dal punto di vista del look, che vede un paio di membri dai capelli cotonati e uno intamarrato che più intamarrato non si può.
L'abito però non fa il monaco e i 5 ragazzoni si dimostrano band di tutto rispetto sotto ogni aspetto, sia da quello scenografico (e non potrebbe essere altrimenti) sia soprattutto da quello musicale, che è quello che a noi più preme.
Non saranno il massimo dell'originalità, sia chiaro, ma canzoni quali "
Welcome to the Jungle", "
Addicted to Metal" e "
Money, Sex & Power" svolgono adeguatamente il loro compito, quello di agitare le masse e far roteare teste, oltre a far cantare a squarciagola i presenti, grazie ad un songwriting lineare e dai ritornelli estremamente catchy.
Da segnalare anche qui l'eccellente prova dietro al microfono di
Johannes Braun, davvero a suo agio sul palco sia come intrattenitore sia come vocalist, nonostante la giovane età.
La serata insomma prosegue nel migliore dei modi. Dopo il power/prog e l'heavy classico, ora a cosa toccherà?
Setlist:- Sleaze Deluxe
- Sex Is War
- Addicted To Metal
- Welcome to the Jungle
- I Will be King
- Operation Supernova
- Money, Sex & PowerToccherà al pagan. No davvero? Giuro.
Ok, forse definirli pagan è eccessivo, ma gli americani
Huntress sono autori di un heavy metal con chiare influenze "oscure", fattore esponenzialmente palesato dal cantato della vocalist
Jill Janus. La signorina, oltre ad aver posato per Playboy (e qui calano le mascelle) è stata una cantante lirica di tutto rispetto, soprano per la precisione, ed è dotata, oltre che di un fisichino niente male, anche di una voce potente e graffiante. Ho detto soprano: scordatevi però i vocalizzi alla Nightwish o Within Temptation. Jill si barcamena tra ululati e scream, scendendo raramente a compromessi col cantato pulito, mai con quello lirico.
Personalmente mi hanno ricordato una versione al femminile dei Mercyful Fate, molto alla distanza.
Paragoni scomodi a parte, la prestazione della band sul palco è stata decisamente buona, anche se dopo un paio di canzoni il mio indice di gradimento è andato a calare, soprattutto per colpa di un songwriting piatto e assolutamente privo di originalità. Tecnicamente niente da dire, scenicamente idem, ma è solo il contorno ad una sostanza relativamente povera. Il resto del pubblico però sembra apprezzare, non so bene se per la prestanza di Jill o per la musica, fatto sta che si mantiene caldo e pronto ad accogliere i propri beniamini, che a breve faranno la loro comparsa.
Setlist:- Senecide
- Spell Eater
- Children
- Snow Witch
- Sleep and Death
- The Tower
- Night Rape
- Eight of Swords E dopo una bella pulita al palco e la disposizione di 18 aste per microfono e una batteria da 36mila pezzi, manco fosse una televendita MondialCasa, ecco che le note iniziali di "
Holding On" dal nuovo album "The Power Within" risuonano nell'Alcatraz e gli inglesi sbucano da dietro le quinte: i
Dragonforce ESISTONO DAVVERO!!
Ed ecco che subito la mia curiosità su
Marc Hudson viene soddisfatta e i miei piccolissimi dubbi spazzati via: che cantante coi controcoglioni. Il ricordo del pur bravo ZP Theart viene cancellato in 12 secondi netti, tempo che ci mette il buon Marc per riversare nel microfono tutto il suo talento, nella famosa scala che lo accompagna fin dal giorno del suo provino. Le note toccate sono altissime, la scioltezza con cui le emette al primo secondo di concerto è sconcertante, il pubblico è già ai suoi piedi.
E se i dubbi su Marc Hudson vengono spazzati via in 12 secondi, non ce ne mettono molti di più a sparire quelli sul resto della band:
Herman Li e
Sam Totman esistono e riescono a fare con precisione certosina tutto quello che fanno su disco, ad una velocità allucinante e al limite dell'ultraterreno. Il fatto è che anche i loro compagni di avventura sono devastanti,
Vadim Pruzhanov alle tastiere su tutti, senza dimenticare il buon
Dave Mackintosh alla batteria, i cui piedi penso non stessero molto bene alla fine del concerto.
E che dire del bassista: i Dragonforce ne hanno uno! Chi l'avrebbe mai detto eh? Eppure è così:
Frédéric Leclercq, oltre ad avere un bel faccione paciarotto e simpatico, è anche un ottimo bassista, anche se i suoi suoni sono inevitabilmente surclassati dai suoi compagni d'arme. Riesce comunque a ritagliarsi qualche spazio di gloria, soprattutto sulle canzoni del nuovo album, come "
Seasons" o la semi-conclusiva "
Cry Thunder", strimpellando ad un certo punto anche qualche nota della celebre hit "Sarà perchè ti amo", dei nostrani metallers Ricchi e Poveri.
Fatta eccezione per le canzoni provenienti dal nuovo album "The Power Within", la scaletta pesca qua e la da tutti e 5 gli album della band, con una leggera prevalenza per "Inhuman Rampage" e "Sonic Firestorm". Detto questo, anche dal vivo le canzoni di "Ultra Beatdown" si rivelano le più deboli del lotto, sintomo della pochezza dell'album in questione.
Picco della serata, e non poteva essere altrimenti, è stata l'esecuzione dell'ormai leggendaria "
Through the Fire and Flames", diventata vera hit dei Dragonforce grazie alla presenza nel videogame Guitar Hero 3: il pubblico dimostra di saperla praticamente tutta a memoria (o perlomeno io la sapevo tutta a memoria quindi..) e accompagna Marc Hudson e soci lungo tutta la durata della canzone. Di contro, Li e Totman non ne sbagliano una, imbarcandosi anche nel celebre "duello" che li vede contrapposti anche nel video ufficiale della canzone. Delirio di onnipotenza, delirio puro.
Da segnalare la grandissima presenza scenica di Marc Hudson, che si dimostra anche grandioso enternainer a dispetto della giovane età, in particolare quando estrae dalla tasca un foglietto con alcune frasi in italiano e si mette a leggerle con "leggerissima" inflessione inglese, scatenando le risate del pubblico in particolare sulla frase "Mi hanno detto che un membro della band ha il cazzo piccolo..ha i capelli lunghi e viene da Hong Kong!". E giù gridolini di apprezzamento.
E dopo il classico encore, gli inglesi rientrano sul palco per l'altro grande classico "
Valley of the Damned", eseguito manco a dirlo magistralmente, prima di lasciarci dopo 1 ora e mezza di grandissima musica. Grandissima musica da grandissimi musicisti e interpreti: questa non è gente che fa musica da videogiochi, questi sono Artisti con la A maiuscola, checché possiate pensarne.
Setlist:- Holding On
- Heroes of Our Time
- Seasons
- Fury of the Storm
- Die by the Sword
- Operation Ground and Pound
- Fields of Despair
- Soldiers of the Wasteland
- Through the Fire and Flames
- Cry Thunder
Encore:
- Valley of the DamnedE con l'esibizione dei Dragonforce si chiude una serata all'insegna dell'ottima musica, varia e variegata, così diversa ma assolutamente di livello. Da segnalare anche una resa acustica praticamente perfetta per tutti e 4 i gruppi, marchio di fabbrica dell'Alcatraz.
Al solito si ringrazia la Live Nation per la disponibilità.
Servizi fotografici a cura di Alessandro Quero.
Quoth the Raven, Nevermore..