Una giornata di lavoro noiosa e stressante, già verso il fine della settimana, meriterebbe sempre di essere conclusa con due ore di musica così. Un’esperienza liberatoria, rilassante, a tratti stupefacente, grazie a gente che suona in una maniera così perfetta che è davvero difficile raccontarla a parole.
Si parte coi
Beardfish, formazione svedese che avevo avuto modo di apprezzare lo scorso anno in fase di recensione. Le impressioni positive sono assolutamente confermate: prestazione ottima, canzoni piacevoli e fortemente ispirate dal prog anni ’70. Unica pecca, anche in confronto agli headliner, una certa freddezza sul palco. Ma i ragazzi sono giovani e capaci, dunque hanno davanti a sé tutto il tempo necessario per crescere e migliorare ancora.
Dopo un veloce cambio palco, è il turno dei mostruosi
Flying Colors.
Si parte con le prime due canzoni del disco di debutto della nuova superband e già i nostri eroi dimostrano di essere in palla, aiutati anche da suoni davvero perfetti. Mai sentiti all’Alcatraz suoni così, sinceramente.
La successiva
Love Is What I’m Waiting For dal vivo acquista veramente tanta efficacia in più, mentre la cover degli Endochine
Can’t Find A Way e
The Storm mostrano tutte le incredibili qualità vocali di un
Casey McPherson che certamente non sfigura anche al cospetto dei mostri sacri da cui è circondato.
Odyssey dei Dixie Dregs ci consegna uno
Steve Morse sempre all’altezza del suo nome, veramente commovente da sentire a pochi metri di distanza, mentre le dita di
Dave La Rue scuotono il basso alla grande in
Forever In A Daze.
Si passa poi a uno dei momenti più intensi del concerto, con le splendide
Better Than Walking Away e
Kayla, cantate anche a squarciagola da tutti i presenti.
La Rue di nuovo sugli scudi tra
Fool In My Heart e
Repentance (cover dei Dream Theater…e sinceramente ne avrei preferite altre, ma va bene lo stesso), cantate da
Mike Portnoy. Già, Mike Portnoy….non ve ne avevo ancora parlato.
Beh, amici, dopo essermelo perso nelle ultime apparizioni italiche senza i Dream Theater, finalmente sono riuscito a rivedere il mio Michelino. E quello che ho visto mi ha ricordato perché lo amo così tanto. Una gioia nel suonare raramente riscontrabile in altri grandi professionisti, uno stile unico e un suono riconoscibile tra mille. Non sarà il batterista migliore del mondo a livello tecnico, ma sinceramente mi importa poco. Secondo me la sua grandezza risiede altrove. E l’amore che ho sempre nutrito per i Dream Theater, come mi sono accorto nell’ultimo anno, era in gran parte merito suo. Forse ha esagerato nell’esasperare alcune situazioni con la sua band storica, forse non è stato proprio geniale nell’azzeccare alcuni comportamenti…ma pur con un album molto buono e un tour altrettanto convincente i Dream Theater non sono più gli stessi, mentre Mike tra Flying Colors, Adrenaline Mob e lavoro con Neal Morse mi ha sempre dato l’impressione di sapere esattamente come muoversi in autonomia e di avere tanta, ma tanta voglia ancora di mettersi in gioco.
Dopo il momento nostalgia di Mike è il turno di
Neal Morse, altro personaggio gigantesco del panorama progressive mondiale, che dal vivo dimostra ogni volta capacità inarrivabili: la sua
June (Spock’s Beard) è da pelle d’oca, anche grazie al lavoro alle voci dei compari Portnoy e McPherson.
Prima della fine, c’è spazio per
All Falls Down e
Everything Changes, per un brevissimo stop e per la lunga e bellissima
Infinite Fire.
Poi, mentre i Flying Colors salutano l’Alcatraz, in mente ho una cosa sola: sarei stato lì per ore a sentire questi cinque ragazzoni suonare. Progressive purissimo e velleità individuali sempre messe al servizio delle canzoni, per cui il risultato non può che essere questo: un disco da avere assolutamente e un concerto da ricordare per tanto, tanto tempo.
Lati particolarmente negativi di questa serata non ne ho trovati, se non il fatto che l’Alcatraz fosse mezzo vuoto e popolato (secondo la mia "stima ufficiale") da circa 500 persone. Decisamente poche per la qualità in gioco. La colpa, molto probabilmente, è del prezzo: 40 e passa Euro sono troppi. Non che fossero buttati via, anzi, un concerto così potrebbe valerne anche molti di più. Ma a Milano, con tutti i concerti che ci sono, in settimana…insomma, si poteva stare un pochino più tranquilli coi prezzi e riempire il locale.
Setlist:
Blue Ocean
Shoulda Coulda Woulda
Love Is What I’m Waiting For
Can’t Find A Way (Endochine)
The Storm
Odyssey (Dixie Dregs)
Forever In A Daze
Better Than Walking Away
Kayla
Fool In My Heart
Repentance (Dream Theater)
June (Spock’s Beard)
All Falls Down
Everything Changes
Encore: Infinite Fire Foto a cura di Francesca Vantellini per metal.it
Un ringraziamento particolare anche a Live Nation per la collaborazione
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