Dopo appena un anno, la capitale francese ospita nuovamente i
Paradise Lost nell'accogliente Bataclan, locale piuttosto capiente che però vedrà per l'occasione un afflusso di pubblico ridotto, molto probabilmente a causa delle numerose date programmate dalla band su tutto il territorio, con l'ultima prevista in una città ad appena due ore di macchina da Parigi.
La serata viene aperta dagli
Swallow the Sun, combo finnico molto apprezzato dai presenti ma che - almeno dalla postazione di chi scrive - viene penalizzato da un suono troppo impastato, con un basso molto in evidenza e una voce pressocché assente. La setlist prevede sette brani, tutti gradevoli ma un po' troppo uniformi, probabilmente proprio a causa della scarsa resa sonora. I 45 minuti circa scorrono senza intoppi, il gruppo riceve i meritati applausi dopo una performance in fin dei conti soddisfacente, e inizia immediatamente a smontare la propria strumentazione per fare spazio agli headliner.
Sul fondo del palco viene issato un telone raffigurante la cover del nuovo album, mentre ai lati restano al loro posto i due pannelli con l'immagine del retro copertina. Una volta sistemato il palco, le luci si spengono e il solenne outro di Gothic, "
Desolate", introduce i Paradise Lost.
L'apertura è affidata ad un altro tuffo nel passato, ovvero "
Widow", e la band appare subito molto carica e motivata lanciandosi nell'ottima "
Honesty in Death" tratta dal nuovissimo
Tragic Idol.
Nonostante le critiche spesso rivolte all'ugola di Holmes, il frontman sembra essere in ottima forma ed eseguirà ogni brano con grande convinzione, senza ricorrere allo stratagemma di far cantare il pubblico - a parte la classica apertura di "
As I Die" e l'irresistibile ritornello di "
Faith Divides Us".
La scaletta prevede altri tre estratti dal nuovo album, vale a dire "I
n This We Dwell", una pura cavalcata metal, "
Tragic Idol" e "
Fear of Impending Hell", dalle tinte più gotiche; e purtroppo non riserva particolari sorprese - fa però piacere risentire "
Pity the Sadness" (dedicata da Holmes ai quarantenni tra il pubblico!) e la suggestiva "
Forever Failure" dall'ormai immortale Draconian Times. Per una band con 13 album alle spalle, 16 pezzi eseguiti in sede live sono veramente troppo pochi. Nonostante ciò, lo show si rivela assolutamente soddisfacente e intenso, coadiuvato da un sound molto buono anche per gli standard della venue (stando a quanto riferito dagli habitué), e con un pubblico calorosissimo e partecipe, grazie anche all'assenza delle transenne, che ha permesso alla prima fila di appoggiarsi letteralmente al palco, stabilendo spesso e volentieri un contatto fisico con la band. Adrian Erlandsson ha tagliato la lunga chioma, ma non ha perso la potenza dietro alla batteria, mentre il carisma della seconda chitarra, Aaron Aedy, e l'imponente presenza scenica di Gregor Mackintosh restano due dei punti di forza dei Paradise Lost. In questa occasione però, anche Nick Holmes ha sfoderato un simpatico repertorio di battute e sorrisi, cosa per lui alquanto insolita! Chissà, forse la presenza di un certo
James Hetfield in balconata (rigorosamente chiusa al pubblico), che prima del concerto è passato nel backstage e ha augurato un buon concerto ai ragazzi, deve avergli procurato una bella scarica di adrenalina! Da segnalare tra il pubblico anche Neige degli
Alcest e il signor
Metastazis, autore del bellissimo artwork di Tragic Idol.
Nel giro di un'ora e un quarto finisce tutto, e il gruppo ci saluta sulle note di "
Say Just Words". Il passaggio in Italia sembra essere previsto per il prossimo autunno, e nonostante le parole del buon Graz, nella sua video recensione, personalmente mi sento di dire che vale sempre la pena assistere ad un concerto dei
Paradise Lost!