Era dall'edizione 2003 del Gods of Metal che aspettavo di vedere i Pain of Salvation protagonisti di un tour da headliner. L'esibizione della band di Daniel Gildenlow nella kermesse milanese mi aveva lasciato letteralmente a bocca aperta, una performance breva ma incredibilmente intensa e coinvolgente. E così, dopo quasi due anni, un live acustico, un DVD ed un controverso studio album (lo sconvolgente “BE”), la formazione svedese torna a calcare i palchi del Nord Italia, in un'unica data al Rolling Stones di Milano. Poche settimane dopo il piacevole concerto dei Kamelot, la venue milanese ha l'occasione di ospitare un altro evento degno di nota per il popolo metallico tricolore, che si dimostra decisamente più caldo e numeroso di quanto fosse toccato a Kahn e soci.
Ad aprire la serata la nuova sensation del Progressive Metal tedesco, i Dark Suns. Non conoscevo assolutamente i Dark Suns prima di questo concerto, e devo dire che ho accolto con una certa sorpresa (e con una comprensibile perplessità) la mancanza di un vero e proprio frontman a guidare la band. L'instancabile Niko Knappe si cala con grande professionalità e buonissimi risultati nella doppia veste di drummer/singer, mentre il resto della band dipinga suggestivi tappeti musicali a metà tra il Progressive ed il Death Metal. Dopo l'introduttiva “Zero”, i Dark Suns si cimentano con composizioni decisamente lunghe ed avvolgenti, in cui i cinque musicisti tedeschi danno sfoggio di una tecnica musicale di prim'ordine. “The Euphoric Sense”, “Her and the Element”, “You, a Phantom Still” si susseguono senza pause sul palco del Rolling Stones, e benchè la performance dei Dark Suns impressioni per perizia e pulizia di esecuzione, si avverte la mancanza di un frontman in grado di conquistare il pubblico e di coinvolgerlo nel concerto, elemento essenziale per un qualsiasi gruppo di apertura. Probabilmente anche la scelta dei pezzi non ha giovato al concerto dei Dark Suns, troppo monotoni per conquistare al primo ascolto. “Daydream”, “Anemone” e “Patterns of Oblivion” concludono lo show del gruppo tedesco, uno show estremamente professionale che con ogni probabilità avrà permesso alla band di conquistare qualche nuovo fan in Italia.
Tocca quindi ai Pain of Salvation. Avevo il grandissimo timore che il concerto di questa sera potesse rivelarsi una delusione: la vista di un Gildenlow malatissimo, neanche in grado di sostenere un'intervista nel pomeriggio e con gli occhi gonfi come due palloni, mi aveva fatto pensare ad un'esibizione fiacca ed approssimativa. Fortunatamente mi sbagliavo! L'apertura dello show è affidato alla rodatissima “Used”, e sin dalle prime parole intonate da Daniel nel microfono mi rendo conto dell'inconsistenza delle mie paure. La fenomenale voce del singer svedese è in grande forma e non mostra i minimi segni di malattia, il pubblico viene letteralmente infiammato dall'intensità dei Pain of Salvation, incredibilmente potenti e precisi allo stesso tempo, capaci di rendere con impressionante accuratezza i cori che hanno reso famoso lo stile della band svedese. Tocca quindi alla prima sorpresa della serata, la nuova “Diffidentia (Breaching the Core”), introdotta dalle inconfondibili note di pianoforte di Fredrik Hermansson. La resa sonora del pezzo è estremamente buona, e benchè la band debba ricorrere a voluminose registrazioni per sostituire l'Orchestra of Eternity, il sound è estremamente coeso, solido ed avvolgente. Gildenlow sfoggia un'interpretazione sofferta ed aggressiva, in sintonia con le accuse al creatore che sono protagoniste del testo della canzone, con delle angoscianti luci viola che compaiono ciclicamente alle spalle del gruppo. Viene quindi il turno dell'incredibile “Peope Passing By”, il mio pezzo preferito di “Entropia”, una delle composizioni più jazz e funky della storia dei Pain of Salvation. Grande l'entusiasmo tra i presenti, una foga che diventa vera e propria esaltazione quando i Pain of Salvation sfoderano il duo “Spirit of the Land” - “Inside”, seguito dall'inedita “Inside Out”, canzone che conferma l'enorme talento dei cinque musicisti scandinavi. Non sarebbe un concerto dei Pain of Salvation senza l'inquietante “Ashes”: l'atmosfera morbosa ed opprimente della canzone conquista tutti i presenti, complice anche il maxi-schermo che campeggia sopra il palco, riproducendo il video della canzone. La band passa quindi alle canzoni del recente “Remedy Lane”, che fino a questo momento non avevano ancora trovato spazio: forse perchè basate su eventi realmente accaduti, le tre canzoni (“Of Two Beginnings”, “Ending Theme” e “Second Love”) vengono cantate da Daniel con un coinvolgimento ancora maggiore, risultando estremamente toccanti. Lo show dei Pain of Salvation si avvia alla conclusione, ed è di nuovo il momento di “BE”: l'introduttiva “Animae Partus I”, seguita dall'impetuosa strumentale “Deus Nova” (suonata con una fedeltà sconvolgente), prima che Daniel Gildenlow si ripresenti sul palco sotto le spoglie di Mr. Money, uno dei personaggi cardine del concept di “BE”, con tanto di occhiali da sole, camicia e cravatta di ordinanza. E' l'ora di “Dea Pecuniae”, il momento più istrionico dell'ultimo disco, con Gildenlow che brinda alla salute del pubblico, bagnando gli entusiasti fan presenti col contenuto del suo bicchiere. Viene quindi il momento dell'immancabile “encore”, con l'inesorabile malinconia di “Undertow”, la violenza metallica di “! (Foreword)” e, dulcis in fundo, l'incredibile “Martius/Nauticus II”, ovvero l'episodio conclusivo di “BE”. Un qualsiasi gruppo avrebbe concluso la sua esibizione con la canzone più veloce, potente e famosa della propria discografia. Invece i Pain of Salvation ci salutano con percussioni e ritmi tribali, con suggestive melodie acustiche e cori solari, al limite del country. E questo dovrebbe dirla lunga sulla personalità dei Pain of Salvation, capaci di stupire sempre e comunque.
E' davvero difficile trovare degli aggetivi adatti ad esprimere la qualità dello show, che purtroppo non è durato quanto sperato, probabilmente a causa delle condizioni di salute di Daniel... ma sono pronto a scommettere che nessuno è tornato a casa deluso!
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