A suggello di un
evento (come definireste altrimenti un Festival “metallico” completamente gratuito sulle sponde del lago Maggiore? … A proposito, il Lido, con il magnanimo
placet della fauna locale, in definitiva non
troppo infastidita dall’anomala “frequentazione”, si è rivelata una
location veramente suggestiva, in cui, tra l’altro, è stato possibile apprezzare anche alcune “notevoli” fanciulle appassionate di tintarella …) che Metal.it ha sostenuto con entusiasmo fin dall’inizio, non poteva mancare una sorta di breve “resoconto consuntivo” su gruppi che spesso si “incontravano” per la prima volta.
Al di là del valore e delle prestazioni contingenti delle singole
bands e anche oltre i problemi tecnici riscontrati durante il concerto, la considerazione che con la passione, la dedizione e la competenza si possono realizzare “imprese” apparentemente utopiche, appare come il vero nocciolo della
confortante questione. Complimenti a tutti, dunque, per aver confidato in un’iniziativa oggettivamente ardua, che merita davvero di essere ripetuta, nella speranza che oltre agli organizzatori agli
sponsor e ai gruppi, a “crederci”, sia pure un numero sempre maggiore di
rockofili, un po’ latitanti, soprattutto durante le prime esibizioni in scaletta.
VersozerONon è bastata nemmeno la simpatia e la
verve di Fabio Privitera (oltre alla sua idoneità
specifica, ma su quest’aspetto torneremo tra breve …) per coinvolgere lo (sparuto) pubblico pomeridiano (sarà, come afferma il buon Fabio, che “
i metallari si scatenano col buio …”), comodamente seduto al bar, e allo scopo non aiutano particolarmente le caratteristiche di un gruppo dal punto di vista musicale e lirico non propriamente “immediato”, ma i VersozerO sono comunque una
band emergente (anche se lo è già da un po’ …) assai interessante, artefice di un
rock alternativo (la catalogazione è abbastanza approssimativa …) variegato, ombroso e mordace che merita sicuramente un approfondimento. Tra i momenti più significativi, “Ombre” e “2000 anni”, nell’attesa di valutare con attenzione il nuovo album “Evolver”, in dirittura d’arrivo.
Promettenti.
The MegsNon li conoscevo e sinceramente la “prima impressione” non è stata delle migliori. Il
rock ad ampio spettro, tra
punk,
garage e scorie
hard/sleaze, dei ragazzi di Verbania non è riuscito ad attrarre la mia attenzione in maniera assolutamente stringente. Composizioni un po’ troppo anonime e una voce poco espressiva rappresentano i principali imputati di tale situazione, mentre non dispiacciono i tenui bagliori psichedelici che talvolta emergono in una serie di brani, almeno dal vivo (e non è una cosa particolarmente “incoraggiante” per chi suona questo genere …) e in questa circostanza, che non sono riusciti praticamente mai a colpire davvero nel segno. Non male “Colour of jealousy”.
Acerbi.
KesiumAnche in questo caso si è trattato di un “primo contatto”, ma con esiti decisamente più soddisfacenti.
La notevole voce di Stefania ‘Iena Ridens’ Nebuloni e l’abilità (e la spigliatezza) di Andrea Ficara alla chitarra pilotano con sicurezza e intensità un suono potente e “moderno”, palesemente influenzato da gente come Guano Apes, A Perfect Circle e Smashing Pumpkins, senza prestare il fianco a molesti eccessi d’ispirazione. Forse avrebbero bisogno di un’ulteriore caratterizzazione e di un pizzico di versatilità supplementare e tuttavia il materiale su cui lavorare è sicuramente di prim’ordine e la
performance di oggi lo dimostra ampiamente (
stay tuned per il disco in uscita a fine settembre e per il video del brano “ILove”.. .).
Bravi.
AnthologiesDurante il loro
set salta l’impianto elettrico e a causa dei lunghi tempi necessari alla riparazione i novaresi vedono drasticamente ridotta la loro esibizione (con il simpatico
vocalist Alessandro ‘SANdMAN’ Schümperlin che finisce per prestarsi come “banditore” per i risultati della lotteria targata EMP!) ed è un peccato perché il loro
gothic /
doom, quantunque non particolarmente “travolgente”, presenta discreti spunti d’interesse. Ci saranno sicuramente altre occasioni per valutarli in maniera più minuziosa.
Iellati.
MirrormazeBuona prova per i
prog-metallers di Borgomanero, artefici di un suono elegante, drammatico e abbastanza variegato ma anche alquanto fruibile, anche da chi come il sottoscritto conosceva il loro repertorio solo in maniera marginale. Tecnica di livello e una certa disinvoltura espressiva fanno da contraltare ad un (fatale) influsso di marca Dream Theater / Fates Warning (il loro debut album “Walkabout” è impreziosito da uno
special guest del calibro di Ray Alder!) ben presente e tuttavia non eccessivamente pressante, per un risultato complessivo piuttosto soddisfacente per il presente e incoraggiante in prospettiva futura. Tra le “opportunità di miglioramento” mi permetto di suggerire ancora una maggiore focalizzazione nella
performance vocale, al momento non del tutto esente da piccoli squilibri interpretativi.
Da seguire.
BejelitSarà perché “giocavano in casa” e, contando sull’affetto dei propri sostenitori e conterranei, certe tensioni erano meno incombenti, ma francamente questa è stata la migliore prestazione dei
Children of Lago Maggiore tra quelle (non moltissime invero, eppure un “campione” statisticamente significativo) che ho avuto l’occasione di seguire fino ad ora. Divertenti e divertiti, spavaldi e tecnicamente impeccabili in tutti gli effettivi, i Bejelit conquistano con l’entusiasmo, con un’adeguata dose d’ironia e con una disinvoltura contagiosa, aspetti che, affiancati ad un solido repertorio dalle interessantissime intuizioni compositive (in un ambito normalmente piuttosto “rigoroso”), li rendono i veri protagonisti della giornata.
Poter contare su un
vocalist istrionico, versatile, espressivo e competente come Privitera (lo avevo annunciato che ci sarei tornato …) rappresenta ovviamente il classico valore aggiunto di una
band dalle enormi possibilità, probabilmente addirittura superiori alle loro attuali prospettive artistiche.
Avvincenti.
Furor GallicoPiccoli problemi tecnici anche per i Furor Gallico di Monza, “un’orda pagana” (anche raffinata, però, con violinista e arpista in organico!) che impassibile e molto “su di giri” s’impossessa comunque del palco e della platea con grande spigliatezza e perizia, riuscendo a convincere anche i più scettici sulla qualità del loro
folk /
celtic metal, un genere ormai abbastanza inflazionato. Pur alimentati dai precetti dei grandi maestri del settore (dagli Skyclad ai Waylander, direi …) i nostri mettono in pratica la lezione con discreta personalità, l’uso sporadico dell’italiano aggiunge un particolare tocco fascinoso alle composizioni (esemplare in questo senso "La caccia morta", qui eseguita con l’ausilio a sorpresa di Alessandro degli Anthologies) e man mano che l’esibizione procede (con la messa a punto dell’impianto audio …) il livello di coinvolgimento e di apprezzamento aumenta, lasciando qualche esigua riserva soltanto per la prova di Pagan, ottimo
performer e tuttavia non sempre impeccabile nel suo alternare
scream,
growl e
clean vocals. Alla fine una
performance complessivamente piuttosto soddisfacente, che fa venire voglia di una pronta replica.
Impetuosi.
Foto di Sergio Rapetti