Serata totalmente dedicata agli
Avantasia: nessun opening act, solo Tobias Sammet e con lui tanti dei musicisti che negli anni hanno fatto parte di questo ormai decennale progetto musicale, intrapreso a suo tempo con il magico "The Metal Opera" dal cantante tedesco.
Sono passati diversi anni dal precedente concerto in Italia sotto le insegne degli Avantasia, che avevano preso parte - come headliner - al Rockin’ Field Festival nel 2008. Rispetto ad allora cambiano alcuni degli interpreti ed ovviamente la scaletta, che ingloba i brani dei dischi che nel frattempo gli Avantasia hanno poi realizzato, ma non cambiano la verve e l'approccio di Sammet, che si conferma grande intrattenitore ed anche ottimo cantante.
L'unica data italiana (ma torneranno... almeno così ha promesso più volte dal palco Sammet) del "Mystery World Tour" si tiene all'Alcatraz, ottima cornice per un concerto che sforerà le tre ore di durata e che alla fine si rivelerà come uno dei migliori cui ho assistito negli ultimi tempi.
Il via con l'opener del nuovo album, "Spectres", totale appannaggio vocale di Sammet, salvo i due coristi d'eccezione: Amanda Somerville e Thomas Rettke (che sfoggia una leggiadria e pose da vero
boscaiolo) e dei musicisti che lo accompagnano in questo tour: Felix Bohnke dietro al drum kit , alle chitarre non potevano mancare ne Sascha Paeth e tantomeno Oli Hartmann, Michael Rodenberg alle tastiere, ed André Neygenfind (di professione contrabbassista) al basso.
Il primo partner vocale che si affianca al cantante degli Edguy è Ronnie Atkins (dei Pretty Maids) che si presenta con una buona performance su "Invoke The Machine" e "Black Orchid", ma l'eccitazione sale quando sulle note della datata "Reach Out For The Light" è il momento di Michael Kiske (nel concerto al Parco Idroscalo c'era invece André Matos) che si segnalerà oltre che per la sua inconfondibile prova vocale, anche per il fare scanzonato e gigionesco con il quale affronta il palco e la serata.
E sul palco via via si avvicendano poi gli altri cantanti, l'inossidabile Bob Catley (Magnum) che fa sua "The Story Ain’t Over", quello che poteva sembrare un improbabile Eric Martin (Mr Big) che invece non stona affatto, con prove sorprendenti ("What’s Left On Me") ed altre un po' meno ("Promise Land", durante la quale ho rimpianto l'assenza di Jorn Lande) ed affiancandosi a Sammet pure in diverse gag, che comunque vedono coinvolti anche Atkins e Kiske (al quale ricorda che
"non siamo mica i Village People...").
Già, quando sulle assi del palco troneggia il simpatico Sammet questi momenti non mancano mai, e per l'occasione vengono addirittura citati alcuni pezzi più ("Nel Blu Dipinto di Blu") o meno ("Gloria" e "Felicità") storici della musica italiana.
Quando invece ha l'occasione di smettere di fare le
mossette e riesce a prendere il centro del palco l'ex Heaven's Gate Thomas Rettke, lo ritroviamo a fronteggiare il brano più Heavy Metal della serata: "Scales of Justice", e se su "Stargazers" tocca ad Oliver Hartmann ricordare a tutti che oltre a suonare la chitarra è un cantante con i
fiocchi, Amanda Somerville cattura le attenzioni dei presenti con "Sleepwalking" e sopratutto in occasione della sempre stupenda "Farewell", indubbiamente uno dei brani maggiormente invocati
dal pubblico.
E non erano certo meno attese "The Seven Angels", "Avantasia" e "Sign of the Cross", piazzate in successione nel bis, con l'ultima canzone che vede l'intero
carrozzone sul palco a dividersi le parti ed a salutare il pubblico.
Setlist:1. Intro + Spectres
2. Invoke The Machine
3. Black Orchid
4. Reach Out For The Light
5. Breaking Away
6. The Story Ain't Over
7. The Great Mystery
8. Scales Of Justice
9. What's Left Of Me
10. Promised Land
11. Sleepwalking
12. The Scarecrow
13. Stargazers
14. Farewell
15. Shelter From The Rain
16. In Quest For
17. The Wicked Symphony
18. Lost In Space
19. Savior In the Clockwork
20. Twisted Mind
21. Dying For An Angel
Encore:22. The Seven Angels
23. Avantasia
24. Sign Of The Cross
Report e foto a cura di Sergio Rapetti