Mi sembra ieri che gli Hocico si sono affacciati sulla scena EBM mondiale rivoluzionandola e costringendo noi scribacchini a coniare un nuovo termine: EBM progressiva. Una ritmicità che rende impossibile lo stare fermi, scatenando danze selvagge fra il pubblico, unita a melodie cupe e malate ma avvolgenti, frutto di richiami alla techno progressive, appunto, ai Depeche
Mode e campionamenti di film di genere, che sono la loro passione. Gli Hocico hanno imparato la lezione del genio Wumpscut ed hanno definito i termini della EBM da dancefloor, genere che ora conta molti nomi ma nessuno che abbia mai nemmeno pensato di copiare il loro stile elaborato. La band nasce a Città del Messico, e le scene di violenza e degrado quotidiane di questa capitale si sono impresse nella loro musica, nell'immagine e nei testi, che ne sono diventati la diretta espressione. Questo c'è dietro la loro immagine alienante, dietro la voce acida e gridata, piena di rabbia, di Erk Aircrag, dietro titoli come Odio Bajo El Alma, Los Hijos Del Infierno, Tiempos De Furia, Wrack and Ruin o Dog Eat Dog. Sembra ieri ma sono passati sedici anni ed ogni volta vederli in concerto è un'emozione. L'occasione è l'uscita a Dicembre dello scorso anno di El Ultimo Minuto (Antes De Que Tu Mundo Caiga) e chi più di loro poteva parlare delle profezie dei Maya? Ad ospitarli è il Theatre di Rozzano, locale che sta diventando un punto di riferimento per gli amanti dei generi di musica alternativi, grazie a serate e ad un impianto artistico di respiro europeo. Il primo colpo d'occhio è dei migliori: non solo giovani in tenuta cyber, fra fluorescenze e look alla Halo, ma anche molti quarantenni, segno che il ricambio generazionale c'è stato e la band è riuscita a mantenere un pubblico fedele nel tempo ed a conquistarne uno nuovo. Sul palco il totem insanguinato che vedete nelle foto, lo schermo su cui passeranno i video che sempre accompagnano i loro concerti ed i ragni con il loro logo, il tutto immerso in una luce rosso sangue, ci immergono significativamente nel loro mondo. Poi gli Hocico arrivano e tutto il resto scompare, gli occhi resteranno per un'ora e mezza incollati su di loro. Racso Agroyam, la mente musicale, è, come sempre, silenzioso ed impassibile dietro le tastiere ed i sintetizzatori, il regista occulto della scena. Erk Aircrag è il catalizzatore di tutti gli sguardi. Ai tempi di Wrack and Ruin, 2004, ancora di presentava con indosso solo un paio di jeans ed una maglietta, la cresta di capelli più lunga e gli occhi cerchiati di nero; la rabbia che sprigionava sul palco lo avvicinava moltissimo ai fontman del punk. Adesso, come potete vedere, ha adottato un look alla Mad Max, ma per il resto nulla è cambiato. Erk non si ferma un attimo: salta, balla come se facesse a pugni ed esprime tutta la ferocia, la follia ragionata degli Hocico con la sua mimica; sembra sempre che stia lottando con qualcuno. La sua voce è acida, gridata, cattiva, quasi black metal a volte. La lingua spagnola (utilizzata in almeno la metà dei loro brani) dona enfasi e sofferenza ai loro testi sempre notevoli. Le ritmiche martellanti, la sua performance ed il suo continuo "dialogare" con il pubblico diventano quasi ipnotici. Si sporge per abbracciare le persone, dargli la mano, scherzare...Sotto al palco è il caos, la gente quasi poga. Le ragazze si sporgono oltre le transenne per abbracciargli le gambe e non le lascerebbero, se lui non si chinasse sorridente ad accarezzarle come bambine; i ragazzi si inchinano più volte ed Erk, a sua volta, si inchina verso di loro. Tutti ballano. El Ultimo Minuto ed il precedente Tiempos de Furia sono gli album più duri e meno progressivi della loro discografia ed i pezzi estratti dal vivo risultano essenzialmente ritmici, rispetto ai brani da Memoria Atràs del 2008 indietro, ricchi di quelle melodie composite che sono il loro trademark. Per festeggiare potrei optare per un’esperienza estrema e decidere di provare la pericolosa salsa messicana che mi ammicca dalla versione deluxe di El Ultimo Minuto…