Dopo aver apprezzato il loro ultimo lavoro in studio (
ripassino …) e aver visto confermate le loro doti d’intelligenza ed ironia tramite un’eloquente intervista (altro
ripassino …), non restava, per avere un quadro veramente completo della situazione, di appurare se le peculiarità artistiche e le capacità di coinvolgimento dei
Titor avrebbero avuto un riscontro, magari anche in forma enfatizzata, durante la sempre significativa prova “dal vivo”.
L’occasione per tele verifica è fornita da una delle date torinesi del “
Titor is Dead tour”, svoltasi al
Lapsus, accogliente e funzionale locale del centro della capitale sabauda che funge da “laboratorio” ad un
test dall’esito finale assai soddisfacente.
Dinamismo, umorismo, sagacia e forza d’urto si mescolano ad una notevole precisione esecutiva e finiscono per contagiare anche chi è leggermente meno avvezzo a questi suoni (ogni riferimento al “fotografo” Ermo è puramente “voluto” …), mentre sono certo che chi già conosceva la
band non potrà che sentirsi appagato dalla prestazione di stasera.
In tale contesto, tanto “sobri” e “concentrati” sui propri strumenti appaiono Sandro Serra, Francesco Vittori e Giuseppe Azzariti, tanto è debordante l’esuberanza comunicativa di Sabino Pace: i suoi simpatici “sproloqui” spaziano dai richiami al mondo evocato dalla figura che fornisce il
monicker al gruppo (John Titor, il famigerato crononauta
internet-iano capace di sottolineare contemporaneamente il fascino della fantascienza e il potere subdolo della mistificazione tramite la Rete …) alle citazioni dal carattere più variegato (Iron Maiden, Papa Francesco, Jannacci, Califano e Scialpi, fino ai Church of Violence e a …
Metal.it … grazie davvero!), e s’inframmezzano ad una
performance alquanto energica e trascinante, supportata da una conduzione del palco e da una gestualità veramente gustosa.
I brani di “Rock is back” si succedono, così, con rafforzato impatto emotivo, a partire dalla potente “Dal 2036”, passando per la metallica “Quello che non sai”, per le sferzanti "Generazioni” e “Ricordando domani” e arrivando alla più scanzonata “Titor is dead” (peccato per la mancanza dei Senso d’Oppio …).
“Calvario”, con la graditissima presenza di Nicola ‘Nitto’ Sangermano dei Linea 77, la scintillante
cover di “Motocross” di Ivan Graziani (“
uno che è stato punk prima di tutti … anche di Ruggeri …”) e il singolare
bis (“
ci siamo dimenticati di fare un pezzo … beh, succede!”) “Duel”, si rivelano, poi, in assoluto, i momenti più efficaci dello
show, in virtù di un impeto e di un mordente di livello superiore, arrivando a “smuovere” un pubblico magari un po’ troppo “compassato”, e tuttavia attento e alla fine, apparentemente, piuttosto gratificato.
“
I locali fanno fatica, ma il rock non morirà mai …”, le parole di Sabino saranno anche, come aggiunge subito dopo lui stesso, la rappresentazione di una “
infallibile retorica”, ma esprimono pure una grande e rassicurante “verità”, la quale ci consente di guardare al futuro (o al “passato”, con tutti questi viaggi nel tempo, la cosa non è chiara …) con un certo ottimismo, anche grazie ad un
underground fatto di band “giovani” sempre abbastanza vitali e intraprendenti, proprio come i
Noir e gli
UnderSmokingDoors che hanno “aperto” questa esibizione al Lapsus.
Autori di un
post-punk ancora un po’ acerbo i primi (bravi nella trascrizione di “L'odore dei pomeriggi - quando li butti via" dei Laghetto e non male in certi spunti melodici, i Noir difettano nella versatilità compositiva e nella tenuta vocale), e interpreti di una valida forma di
alternative i secondi (tra
grunge, vedasi i buoni adattamenti di Nirvana e Stone Temple Pilots, e tentazioni
nu/screamo, come accade nell’intensa “Broken fingers” … li attendiamo al seguito del discreto “One minute underground” per una valutazione maggiormente circostanziata …), gli
opening acts del concerto, assieme agli stessi Titor del resto, disegnano l’immagine di una scena “sotterranea” sana e smaniosa, che non sembra preoccupata della
stagflazione del mercato musicale contemporaneo e ce la mette tutta per dare sfogo alle sue impellenti velleità espressive.
Bene e avanti così …
il rock è tornato (e forse non se n’era mai andato …)!
Lunga vita al rock!
Non è ancora stato scritto nessun commento per questo concerto! Vuoi essere il primo?