Il secondo giorno del
PPM Fest è iniziato nel migliore dei modi, ovvero avvolti da un vento freddo che entrava nelle ossa e non faceva provare alcun tipo di invidia per i molti campeggiatori presenti nei dintorni della location, che tuttavia parevano ben sopportare le condizioni meteo non proprio accoglienti.
La giornata è partita con una graditissima sorpresa: i vincitori della metal battle indetta dall’organizzazione del PPM Fest, i belga
Dyscordia, sono stati infatti autori di una prestazione esaltante. Diretti, potenti, accattivanti, una band che veramente nel prossimo futuro potremmo sentir nominare parecchio.
Individuati già il primo giorno i migliori (parliamo ovviamente dei DGM), ecco che in apertura del sabato sono arrivati i peggiori, ossia gli
Aktarum e il loro folk metal con tanto di drum machine: noiosi e sconclusionati.
La giornata è proseguita con il primo dei tre gruppi estremi presenti, gli
Infernal Tenebra. Ecco, devo essere sincero: per loro, i
Rotting Christ e i
Behemoth mi dichiaro assolutamente ignorante in materia e non ritengo giusto commentarne le esibizioni, che francamente mi hanno lasciato indifferente.
I
Seven Kingdoms dagli States hanno rivitalizzato la platea con il loro power melodico, grazie alla buona prova della singer e a canzoni dirette ed efficaci, mentre subito dopo, ancora una volta, i nostri ragazzi si sono fatti valere! Ad aprire le danze gli
Empyrios di
Simone Mularoni, band che tra l’altro devo recensire nei prossimi giorni e autrice di un progressive molto violento, ossessivo, reso alla grande da un’esibizione di alto livello. Dopo di loro, gli
Astra dei fratelli
Casali, il cui prog metal classico e trascinante non risente dell’assenza di
Titta Tani alla voce ma anzi domina per una piacevolissima mezz’ora. Anche sabato scorso, insomma, il tricolore ha potuto sventolare a testa alta in mezzo a tante blasonate band straniere.
Passata la doppietta italica, sono stati i danesi
Manticora a raffreddare un po’ il mio entusiasmo, con un set carico di monotonia, sia vocale che a causa di canzoni davvero troppo ripetitive per risultare memorabili.
Fotogallery completa su FacebookDopo i Rotting Christ, sul palco sono comparsi gli
Orphaned Land, band che non ho mai troppo apprezzato su disco e che invece, dal vivo, si è rivelata estremamente piacevole, accattivante e trascinante. Show impreziosito da danzatrici del ventre e da un atteggiamento estremamente rilassato nei confronti del pubblico, che pareva apprezzare grandemente tale scelta.
La performance degli
Amaranthe è stata invece curiosa: sicuramente precisi, potenti e convincenti, ma dietro l’apparenza cosa c’è? La sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di costruito giusto per toccare certe corde è rimasta, lo devo ammettere. Sarà la gnocca, sarà la voce clean non proprio all’altezza, sarà che comunque i pezzi più che alla sostanza puntano sempre alla soluzione più catchy possibile, non lo so. Diciamo che per un’oretta si possono ascoltare volentieri, ma forse andando avanti e facendo girare per un bel po’ il disco nello stereo i limiti di questa band si paleserebbero in tutta la loro gravità.
Subito dopo di loro, alla nostra attenzione sono balzati gli incredibili
Alestorm, autori di una prestazione da podio: divertentissimi, scanzonati, ma anche precisi e potenti. Davvero credo che a una band folk metal non si possa chiedere di più. Non so quanto dureranno, non so come si evolveranno nei prossimi dischi, ma finora abbiamo una band di livello eccelso che regala show emozionanti. Bravissimi.
Quattordici anni dopo, trovarmi di fronte agli
Stratovarius mi ha provocato strane emozioni e, a fine concerto, mi sono accorto probabilmente di avere assistito ad una delle performance più anonime dell’intero festival, sicuramente non all’altezza del nome e della posizione nel bill.
Kotipelto ormai ombra di sé stesso,
Jens scazzato come sempre e una band clamorosamente prepotente ma altrettanto clamorosamente priva di appeal. Un concerto che potrei definire “freddo”, senza il pathos necessario, come se fosse il compitino da svolgere di malavoglia. Peccato, perché una prestazione così dopo un disco che sembrava averci riportato gli Stratovarius di una volta proprio non ci voleva.
IL PAGELLONE DEL SABATODyscordiaAlex: 7
Gandy: 7,5
AktarumAlex: 4
Gandy: 4
Infernal TenebraAlex: sv
Gandy: sv
Seven KingdomsAlex: 6,5
Gandy: 6
EmpyriosAlex: 7
Gandy: 7
AstraAlex: 7,5
Gandy: 7,5
ManticoraAlex: 6
Gandy: 6,5
Rotting ChristAlex: sv
Gandy: 6,5
Orphaned LandAlex: 7
Gandy: 7
AmarantheAlex: 6,5
Gandy: 7
AlestormAlex: 9
Gandy: 9
StratovariusAlex: 6,5
Gandy: 6
BehemothAlex: sv
Gandy: sv
Setlist AlestormThe Quest
The Sunk'n Norwegian
Shipwrecked
Wolves of the Sea
Nancy the Tavern Wench
Pirate Song
Back Through Time
Wenches & Mead
Midget Saw
Keelhauled
Rumpelkombo
The Huntmaster
Captain Morgan's Revenge
Rum
Setlist StratovariusAbandon
Speed of Light
Halcyon Days
Dragons
Eagleheart
Fantasy
Destiny
Black Diamond
Stand My Ground
Unbreakable
Hunting High and Low
Setlist BehemothOv Fire and the Void
Demigod
Moonspell Rites
Conquer All
Christians to the Lions
The Seed ov I
Alas, Lord Is Upon Me
Decade of Therion
At the Left Hand ov God
Slaves Shall Serve
Chant for Eschaton 2000
23 (The Youth Manifesto)
Lucifer
Servizio fotografico a cura di Francesca Vantellini per metal.it
Non è ancora stato scritto nessun commento per questo concerto! Vuoi essere il primo?