In occasione dei primi dieci anni di attività e della presentazione del nuovo ed interessantissimo terzo album "
Entering the Maze", l’heavy/power metal band goriziana degli
Overtures ha dato appuntamento ai suoi fans in una domenica dal tempo incerto al
Piper Club di Grions del Torre (Udine), affascinante locale - se pur dalle modeste dimensioni - per quello che è stato nominato, vista l'occasione, "
Overfest". Supporto a realtà underground locali, (finalmente) collaborazione e grande professionalità sono state le basi su cui gli Overtures hanno, in maniera estremamente riuscita, messo in piedi un evento che col cuore speriamo si ripeta negli anni - magari crescendo.
KISS OF THE QUEENAd aprire le danze, quando sono appena le 15 del pomeriggio e il locale non conta di conseguenza grandi numeri, sono gli esordienti
Kiss of the Queen: band giovanissima nata come in molti casi dall'evoluzione di un doppio tributo, scontati i nomi, per evolversi poi nella proposta originale. Sorprendono le capacità tecniche dei cinque ragazzini, che si avventurano anche in armonie vocali e riff chiaramente ispirati alle loro radici. Le basi ci sono, progetto da riesaminare a distanza di qualche anno.
SIMPLE & EVILSegue il particolarissimo duo dei
Simple & Evil, che propone un modern metal condito da samples industrial ed uno scream eccezionale, se pur di poca presa sul pubblico - probabilmente tarato su generi differenti -. Band forse un po' complessa da comprendere e di certo di appeal non facile. Da notare però un livello tecnico molto alto per tutti i trenta minuti di esibizione, che non risparmiano riff e scream di qualità. Progetto che meriterebbe di evolversi in band vera e propria.
Michele Guaitoli, frontman degli
Overtures, ci spiega in loco che la scelta dei supporters per la serata è stata fatta con l'intento di ricostruire una serie di tasselli che hanno accompagnato la crescita della band dall'ormai lontano 2003 fino ad oggi, preferendo a nomi di appeal chi ha accompagnato il loro percorso.
Chemtrails,
Headquakes,
Azure Agony e
Insanity Fair si scoprono così band che hanno già supportato gli Overtures nei primi anni di attività o formate da vocalist che hanno partecipato in qualità di coristi in "
Rebirth" ed "
Entering the Maze". Ancora un grande segno di umiltà e stima da parte di una band che malgrado un’evidente crescita sembra sapere bene dov'è la terra sotto i propri piedi.
CHEMTRAILSSiete pronti per tornare indietro, fino agli anni 70? I monfalconesi
Chemtrails propongono un hard rock di stampo Led Zeppeliniano, con quel giusto pizzico di originalità che permette loro di non confondersi con una coverband. Eccezion fatta per la presenza in scaletta di una cover (migliorabile) di "
Immigrant Song", la band propone eccellenti pezzi di fattura propria. Spiccano "
Embracing the Eternity" e la cantabilissima "Mirror". Attendendo un full-length, dopo il demo proposto nel 2012, alziamo le corna per questa band a cui auguriamo un proficuo futuro, considerata l'età davvero giovanissima. Da notare che il sound della serata è di ottimo livello, rendendo giustizia ad ogni strumento con una gran definizione, senza perdere botta.
HEADQUAKES Si arriva quindi a quella che, personalmente, è stata la scoperta della giornata, ossia l’heavy/power metal band vajontese degli
Headquakes, che portano sul palco un power metal di scuola teutonica con importanti influenze heavy. Se pur nei suoi ranghi c'è la presenza di un tastierista (preferito ai sempre più utilizzati samples), siamo ben distanti dal power tipicamente nordico. Gli Headquakes hanno già all'attivo due albums tra cui l'ultimo "
Fallout Diares", rilasciato della Crush & Burn Records di Nick Savio (già chitarrista dei veterani White Skull e produttore di numerose band). La loro esibizione è a dir poco esplosiva, grazie sopratutto all'energica prestazione di Giovanni "Scoot" Venier. Nei loro quarantacinque minuti di show, mettono a disposizione delle chicche come "
Just Eyes", "
Sons of Tyrell" o "
Come With Me ... If You" Wanna Live" (di cui è disponibile anche un videoclip ufficiale) che sono delle pure bordate power/heavy. Se questi ragazzi fossero stati tedeschi, la mia modesta idea è che avrebbero avuto molta più visibilità e riconoscenza, considerato il livello qualitativo della proposta. Ne consiglio vivamente l'ascolto!
AZURE AGONYSicuramente gli
Azure Agony faranno la felicità di tutti quei progsters di vecchia data, amanti di un sound a metà tra Dream Theater e Pendragon. Partiti come gruppo strumentale di recente hanno ampliato la propria line-up con l'efficientissimo singer Federico Ahrens, che ha visto il suo debutto discografico nel secondo album band "
India", distribuito da SG Records. La band nei suoi quarantacinque minuti di show alterna lunghissime suites strumentali tratte dal debut "
Beyond Belief" con nuovi brani, su cui spicca la title-track “
India”. Gli Azure Agony durante la loro performance catapultano in un universo sognante e affascinate, con una bella presa sul pubblico crescente. Scontato denotare il livello tecnico assolutamente altissimo.
INSANITY FAIRIl sole inizia a tramontare fuori dal locale, mentre il pubblico inizia a raggiungere numeri decisamente considerevoli, mentre salgono sul palco gli
Insanity Fair, band alternative metal vicina al debutto discografico (che proporrà anche un featuring con Olly degli Shandon) ma con alle spalle una considerevole attività live e diversi -meritati, considerando l'attitudine on stage- concorsi vinti. La band è energica e diverte per tutti i quarantacinque minuti senza mai calare d’intensità. Notevole l'impatto dei brani "
Game", "
Over" (sì, avete capito bene sono due songs staccate) e della bellissima "
In Tension" della quale è disponibile un videoclip, realizzato peraltro da Simone Vrech, già regista proprio per gli Overtures. Si dice che nella botte piccola c'è il vino buono ed è il caso della giovane frontwoman Giordana Gismano, voce notevole davvero.
OVERTURESCon il calare delle luci, il Piper Club pieno in ogni angolo ed un'atmosfera davvero piacevole, arriva il turno degli
Overtures. Come anticipato, questo evento ha dello speciale poiché non solo vuole festeggiare i dieci anni trascorsi dalla fondazione della band ma anche la pubblicazione del nuovo lavoro "
Entering the Maze", ed è grande la curiosità relativa alla resa dal vivo sia della band stessa, sia dei nuovi brani.
La tensione cresce con l'orchestrale introduzione di "
Daemons", ultimo brano nella tracklist di "
Rebirth" che lancia il concerto in maniera grandiosa. La band sta sul palco con proprietà e professionalità, i suoni già ottimi guadagnano un ulteriore miglioramento e l'incalzare di cassa e rullante coinvolgono visceralmente.
Seguono "
You can't spit on me" e "
My name is fear", dove le doti vocali di Michele Guaitoli si confermano anche sul piano live.
Lo spettacolo è di tutto rispetto e con "
Delirium" arrivano anche le prime sorprese: sul palco a cantare con gli Overtures salgono anche
Fasian Cristiani (Die as I wake) e
Giordana Gismano (Insanity Fair appunto), che già in "
Rebirth" avevano inciso le proprie parti in questo brano.
La successiva introduzione di Michele Guaitoli, ottimo anche nel rapportarsi con i followers della band, ci informa che è giunto il momento in cui il nuovo full-length verrà riproposto per tutta la sua track-list, con i pezzi rigorosamente in ordine di pubblicazione - inclusa la lunghissima "
The Oracle".
Il disco scorre che è un piacere, la band non perde un colpo e i minuti sembrano passare al doppio della velocità. I due axeman Marco Falanga e Adriano Crasnich (molto simili visivamente tra l'altro) sono in perfetta sintonia, così come la sezione ritmica Luka Klanjscek / Andrea Cum (autore di una performance invidiabile). Risaltano molto dal vivo "
Under the Northern Star", "
Savior" (visibilmente carica di sentimento), la cantabilissima "
Empty Trails". Con gran coerenza viene riproposta anche "
In the middle of nowhere", la ballad del nuovo "
Entering the Maze", dove inaspettatamente Michele Guaitoli prende in mano la sei corde di Adriano Crasnich, al quale viene affidata un'acustica, ed il prezzo prende forma ottimamente con un gioco a tre chitarre.
Notevole l'impatto di "
Programmed to Serve", dove difficilmente ci si può risparmiare dallo scuotere la testa, e imponente, splendida e suggestiva "
The Oracle", fantastica tanto su disco quanto live.
Ma non finisce qui, la serata secerne altre piacevoli sorprese. Dopo qualche ulteriore parola spesa da Michele Guaitoli per ringraziare chi ha collaborato nella realizzazione di "
Entering the Maze", si riparte con "
Silent Observer", tratta dal debut "
Beyond the Waterfall". Sul palco stavolta salgono i due membri storici
Daniele Piccolo e
Marko Klanjscek (rispettivamente chitarrista e batterista della primissima line-up), ed immediatamente dopo segue "
Here We Fall", tratta dal secondo full-lenght "
Rebirth", che vede alle pelli il ritorno di
Andrea Cum ma ancora alla chitarra Daniele Piccolo.
Piacevolissimo vedere il bel rapporto rimasto tra gli elementi, e graditissima l'idea di riproporre l'evoluzione della band fino ad oggi.
Lo show si chiude con la splendida "
Fly, Angel" (da cui è stato tratto un bellissimo video a cura del già citato Simone Vrech), ritornello indimenticabile al primo ascolto e brano di grandissima presa anche live.
Sono passate ormai circa due ore e un quarto dall'inizio dello show degli Overtures, con i cinque on stage che non accennano stanchezza e anzi, alla richiesta di bis da parte dell'ancora attento pubblico, come ciliegina sulla torta, ripropongono anche "
Pirate Song", la cover dei Running Wild presente su "
Reunation - A Tribute to Running Wild" e come contenuto bonus di "
Entering the Maze".
Dopo quasi due ore e mezzo di show e qualche foto di rito visto il particolare sviluppo e la presenza di molti ospiti, la band scende dallo stage facendo capire chiaramente che c'è ancora molto da dire.
Horns up!
Live report a cura di Miriam CadoniFoto di Ana Bostjancic