E' un giovedì come tanti altri, se non fosse che è il giovedì in cui finalmente riesco ad assistere ad una performance live dei Bullet for My Valentine, dopo anni in cui mi son chiesto, a momenti alterni, se gli inglesi fossero solo dei "bagnafiga" o anche degli ottimi musicisti. Vi anticipo che ancora non mi sono dato una risposta, nonostante la serata..ma andiamo con ordine.
Arriviamo all'Alcatraz prestissimo e già la coda fuori dal locale lascia presagire una serata "piena" in fatto di presenza del pubblico. Svolgiamo le pratiche burocratiche del caso ed entriamo, per appurare che effettivamente, nonostante non siano nemmeno le 7, il locale milanese è già piuttosto pieno. Una decina di minuti e le luci si abbassano, per lasciare spazio ai nipponici
Coldrain, che prendono a sorpresa il posto degli While She Sleeps, inizialmente previsti per accompagnare i Bullet nella data milanese. Per il sottoscritto le cose cambiano poco, non conoscendo nessuno dei due gruppi, ma lo stupore del cambiamento lascia subito spazio a quello dell'amirazione per i giovani giapponesi, autori di un metalcore tiratissimo e di altissima qualità.
Autori di 3 album usciti solo per il mercato asiatico, sono CERTO che con questa prestazione, unita a quelle nelle altre date del tour, si assicureranno un contratto con qualche major, perchè hanno tutto quello che serve per sfondare nell'ambiente: tiro, tecnica, presenza scenica, voce, carisma, capacità di intrattenere e di caricare un pubblico che, presumo, non li conosceva esattamente come il sottoscritto.
6 brani davvero trascinanti, pescati in sequenza dai 3 album della band (1 dal primo, 2 dal secondo, 3 dal terzo "The Revelation") e notevolissimi in quanto a songwriting e uso della melodia, in particolare la title-track "
The Revelation" e la penultima "
The War Is On", entrambe rilasciate anche come singoli in Asia, con tanto di video.
Mezz'oretta di grande musica e di grande spettacolo quindi, nella quale i Coldrain letteralmente si candidano a "show-stealer" della serata milanese, surclassando i modestissimi Callejon e superando in gusto personale persino i più celebri headliner.
Scaletta:
- No Escape
- The Revelation
- Die Tomorrow
- Voiceless
- The War Is On
- Inside of MeE dopo la grandiosa esibizione dei Coldrain, ecco il turno dei teutonici
Callejon. Esatto, come il giocatore del Napoli, solo meno dotati tecnicamente e assolutamente meno incisivi sottoporta.
Paragoni calcistici a parte, i Callejon si presentano al pubblico con un hardcore molto "americano" a livello di suoni, fatta eccezione per il cantato in lingua tedesca, che dovrebbe rendere le canzoni più graffianti ma che in realtà non aggiunge nulla di che.
Il vocalist, tanto per rimarcare ancor di più le origini tedesche della band, cerca in più di un'occasione di scimmiottare le movenze sul palco di Till Lindemann dei Rammstein, risultando però piuttosto patetico nel tentativo.
Le 9 canzoni si susseguono senza particolari sussulti, davvero povere a livello melodico e per nulla capaci di far breccia nell'ascoltatore ignorante (della storia del gruppo, s'intende) e distratto.
Scaletta:
- Atlantis
- Dieses Lied macht betroffen
- Lass mich gehen!
- Blitzkreuz
- Zombiefied
- Snake Mountain
- Porn from Spain
- Kinder der Nacht
- Porn from Spain 2 Arriva così il momento clou della serata, il concerto dei
Bullet for My Valentine. Varranno quanto dimostrato su disco (quantomeno sui primi?) Gli inglesi salgono sul palco dopo una ventina di minuti dall'esibizione dei Callejon, partendo fortissimo con "
Raising Hell" e successivamente con l'ottima "
Scream, Aim, Fire" dall'omonimo album, personalmente quello che gradisco di più della loro discografia. I suoni però risultano eccessivamente pieni, quasi impastati, rendendo quasi difficoltoso il riconoscimento del brano, cosa che diventa alla lunga quasi fastidiosa ma viene fortunatamente corretta per il resto della scaletta.
Scaletta che pesca a piene mani da tutta la discografia dei BFMV, fortunatamente limitando a 2 canzoni la presenza dell'ultima fatica "Temper Temper", album decisamente poco riuscito. I due brani sono ovviamente la title track e "
Dirty Little Secret", ficcati in mezzo alla setlist in maniera assolutamente indolore.
Grande spazio viene dato invece all'ottimo "Fever": "
Bittersweet Memories", "
Pleasure and Pain", "
Your Betrayal" ma soprattutto la splendida "
The Last Fight", proposta in entrambe le versioni (classica e con intro acustica) e graditissima dal pubblico presente nel locale, riescono a tenere alto il livello di attenzione e quello tecnico.
Degna di nota anche l'ottima cover di "
Ace of Spades" dei Motorhead, proposta al rientro dall'encore e che precede la richiestissima "
Tears don't Fall", vero e proprio inno della band inglese.
Ma i Bullet For My Valentine, alla fine, meritano? Si e no, secondo il sottoscritto: si perchè dal punto di vista melodico risultano sempre intriganti e coinvolgenti, anche coi pezzi meno riusciti; no perchè tecnicamente, almeno in sede live, non sono così precisi e puntuali come su disco, specialmente il chitarrista
Michael Paget, per nulla pulito nella sua esecuzione e eccessivamente propenso all'errore.
Per quanto riguarda
Matt Tuck invece, prestazione senza infamia e senza lode: vocalmente non rischia troppo e in questo si para il culo dagli errori, a livello chitarristico offre davvero poco, lasciando il 90% degli assoli al già citato Paget, mentre a livello di carisma niente da dire, davvero buonissimo.
Scaletta:
- Raising Hell
- Scream Aim Fire
- Your Betrayal
- All These Things I Hate (Revolve Around Me)
- 4 Words (To Choke Upon)
- Temper Temper
- The Last Fight (w/ acoustic intro)
- Bittersweet Memories
- Guitar Solo
- Dirty Little Secret
- Hand of Blood / Room 409 / Hearts Burst into Fire / Begging for Mercy /Riot
- Waking the Demon
- Pleasure and Pain
Encore:
- Ace of Spades (Motörhead cover)
- Tears Don't FallFinisce così una serata decisamente piacevole e positiva, che non mi ha permesso di dare un giudizio finale e definitivo sui Bullet for My Valentine ma che mi ha fatto scoprire una band, i Coldrain, che sicuramente farà notizia in un futuro molto prossimo.
Colgo l'occasione per ringraziare Live Nation e l'Alcatraz per la disponibilità e Monia per avermi salvato la serata.
Photo report a cura di Monia Ferioli per Metal.it.
Quoth the Raven, Nevermore..