Ho sempre avuto un occhio di riguardo per i Turisas, sin da quando questa formazione finlandese si era affacciata sulla scena Metal con l'ottimo "Battle Metal", e sebbene l'ascolto della loro ultima fatica, "Turisas2013", non mi abbia certo soddisfatto, l'occasione di vederli dal vivo non si poteva perdere, soprattutto alla luce della loro performance allo Heidenfest dello scorso anno.
Un appuntamento, quello alla sempre accogliente
Rock'n'Roll Arena cui i Turisas si sono presentati accompagnati dagli Oblyvion e dagli Starkill, due formazioni con le quali finora non avevo mai incrociato la strada e che quindi aspettavo al
varco.
Purtroppo qualche problema nel giungere in quel di Romagnano Sesia e successivamente un'eccessiva lungaggine prima di poter accedere alla venue, ci hanno consentito di assistere solo alla parte finale del set degli italiani (dalla provincia di Viterbo)
Oblyvion, i quali hanno da poco realizzato un omonimo e autoprodotto album d'esordio e che, pur nel poco tempo cui ho potuto assistere, si sono lasciati alle spalle una buona impressione, con i presenti che stavano reagendo con discreto entusiasmo al loro Death Metal, melodico e fortemente influenzato dalla scena scandinava (Dark Tranquillity e Soilwork su tutti), ben presenti sul palco e sicuri dei propri mezzi.
Un po' di grinta in più nel cantato e l'acquisizione di ulteriori esperienze gli permetteranno sicuramente di fare anche meglio.
Questo invece riesce con facilità, sin da stasera, agli statunitensi
Starkill, che per l'occasione si presentano con una line-up stravolta rispetto a quella che aveva suonato sul loro primo (e sinora unico) disco: "Fires of Life", uscito l'anno scorso per la Century Media.
La loro esibizione non sembra comunque averne patito: un Death & Thrash Metal affilato e fortemente caratterizzato dal guitarwork di Parker Jameson (anche discreto vocalist, oltre che leader della band) e del nuovo innesto Tony Keathley.
Inevitabile quindi pensare ai Children of Bodom, ma la band di Chicago mette in campo una indubbia personalità, suonando con passione e intensità, accattivandosi anche le simpatie del pubblico che poi non si tira indietro quando deve cantare con loro il coro di "This Is Our Battle; This Is Our Day". Ma lasciano il segno anche le bordate di una "Sword, Spear, Blood, Fire" spinta a tutta velocità dal drumming di Spencer Weidner, quelle della tagliente "Whispers Of Heresy" o della stessa titletrack del già citato esordio, con gli Starkill che ne approfittano anche per proporre un nuovo brano, cui però mi è sfuggito il titolo (beh...
qualcosa come "Return to Desolation"), destinato a far parte del prossimo album.
Se i presupposti sono questi, per gli Starkill si prospetta sin da ora un futuro piuttosto interessante e pieno di soddisfazioni.
Sergio RapettiSarà anche vero, come sostengono in parecchi, che i
Turisas nella loro più recente fatica discografica si sono
ammosciati, che hanno perso la loro carica primordiale, tentando di “vendersi” al
mainstream (!), ma è innegabile che dal vivo i nostri finlandesi fanno sempre la loro “barbara figura”.
In tale circostanza, anche i brani di “Turisas2013” acquistano nuova vivacità e tensione espressiva, superando abbastanza agevolmente la pacchianeria del
refrain di “Ten More Miles” (
kitsch, magari, e tuttavia praticamente
impossibile da scacciare dalla memoria …) o la magniloquenza un po’ forzata di “We Ride Together” (che è, per la cronaca, anche la denominazione assegnata a questo
tour da
headliner …) e conquistando istantaneamente i miei sensi e quelli del pubblico della
Rock 'n' Roll Arena (
location di ottimo livello tra l’altro, per accoglienza, resa acustica e organizzazione complessiva, perfettibile forse solo nella gestione delle modalità di afflusso al locale …), evidentemente soddisfatto (alcuni di loro erano reduci dalla data di Bologna!) di quello che Mathias Nygård e i suoi sodali (menzione speciale per il tastierista Kasper Mårtenson … definito “
l’enciclopedia prog della formazione …”) sanno proporre su un palco.
Un
album verosimilmente di “transizione”, pure poco ispirato in taluni frangenti, non è sufficiente ad arginare l’energia, la capacità di coinvolgimento, il dominio assoluto degli oneri tecnico-esecutivi e la brillante conduzione dell’
audience che quest’orda barbarica, oggi sicuramente più “raffinata” che in passato e non per questo fastidiosamente “addomesticata”, ostenta durante le sue esibizioni.
Nygård è ovviamente il catalizzatore principale dell’intera situazione, ammicca e blandisce, incita, scherza e brinda (dimostrando anche un certo interesse per le specialità alcoliche del territorio … con tanto di sottolineatura per la birra Peroni!), e poi canta in maniera impeccabile, palesando tutti i progressi che la sua voce ha compiuto soprattutto sotto il profilo interpretativo.
E allora, prima di tutto, via con la tensione epica di “Take the Day!” e “To Holmgard and Beyond”, sotto con la leggiadra e folclorica brutalità di “The Land of Hope and Glory” e “Rex Regi Rebellis”, per poi approdare senza soluzione di continuità emozionale alla spietata sinfonia bizantina “Five Hundred and One” e all’inno “Battle Metal”, tutta “roba” che i
die-hard fans del gruppo hanno scolpita nel loro rude cuore di fieri guerrieri del terzo millennio.
Ai più “evoluti” di loro, però, non sarà sfuggita nemmeno l’intensità melodrammatica di “For Your Own Good”, uno dei momenti migliori del “nuovo corso” qui riprodotta con notevole efficacia, mentre il
fast number “No Good Story Ever Starts With Drinking Tea”, pur abbastanza dilettevole in questo particolare contesto, mostra inevitabilmente le sembianze di un pezzo troppo banale per conquistare
veramente l’attenzione o una qualche forma di esaltazione sensoriale.
Entusiasmo che invece scatenano inevitabilmente l’incalzante “Stand Up and Fight” e “Rasputin”, la trascinante
cover dei Boney M. rispolverata per l’occasione … un ritorno davvero gradito, dopo la piccola delusione patita a causa della sua esclusione dalla
setlist dell’Heidenfest meneghino.
Uno
show dei Turisas si conferma, in conclusione, una garanzia di partecipazione emotiva e appagamento … non resta che sperare che anche le future prove in studio possano assicurare pienamente analoghe sensazioni.
Marco AimassoSetlist:
1. Ten More Miles
2. Take the Day!
3. To Holmgard and Beyond
4. The Land of Hope and Glory
5. Rex Regi Rebellis
6. Violin solo - Five Hundred and One
7. For Your Own Good
8. Battle Metal
9. No Good Story Ever Starts With Drinking Tea
10. We Ride Together
Encore:
1. Stand Up and Fight
2. Rasputin
Foto a cura di Sergio Rapetti