È un vero piacere far ritorno al
Vampyria Gothic Cafè di Cella (Reggio Emilia), che tante serate della mia tarda adolescenza aveva allietato. E quale occasione migliore di un bel concerto black metal per sfidare la famigerata nebbia della Bassa Padana? Io e la mia ragazza decidiamo di allungare un po’ il tragitto, così da aggiungere ulteriori incentivi alla trasferta; incentivi che assumono le fattezze di gnocco fritto, salumi, ciccioli e gras pistà (queste ultime, per chi vivesse in altre zone dello stivale, sono specialità culinarie di natura suinesca buone quanto indigeribili).
Morale: dopo il frugale pasto, giungo a destinazione in condizioni psico-fisiche rivedibili, oltre che in discreto ritardo.
Per fortuna, nonostante siano ormai passate le 23:00, il palchetto ricavato al centro del locale si presenta ancora vuoto: solo gli strumenti, qualche teschio e alcune candele lo popolano. Non appena prendiamo posizione a fianco del bancone, i
Dark End guadagnano il proscenio, dando così inizio alle danze (macabre) con
Mater Terribilis, opening track del bellissimo
Assassine.
Si nota da subito l’ottimo stato di forma della band reggiana: la coppia di asce, composta da
Nothingness e
Ashes, macina che è un piacere,
Specter e
Valentz formano una sezione ritmica tecnica ed efficace, il tastierista
Antarktica tesse le sue trame con grande perizia e il singer
Animae fornisce una performance colma di teatralità.
Un aiuto alla buona resa del live giunge inoltre dai suoni, nitidi e calibrati, e dal contesto ambientale, calzante a dir poco. Ho avuto modo di assistere a loro esibizioni in contesti più “spaziosi” (basti pensare al tour di fine 2012 con
Cradle of Filth,
Rotting Christ e
God Seed), eppure un locale raccolto e tetro come il
Vampyria riesce a incorniciare alla perfezione le melodie del combo.
Gli spettatori, dal canto loro, paiono reagire con crescente interesse alla proposta del sestetto; una proposta riconducibile a quel black sinfonico portato in auge nella seconda metà degli anni ’90 dalla band britannica citata poc’anzi, che tuttavia i nostri hanno saputo rielaborare investendo su arrangiamenti ricchi, songwriting articolato e, con particolare riferimento all’ultima fatica in studio, approccio alle lyrics addirittura filosofico.
La scaletta, come ovvio, indugia proprio sul concept
Grand Guignol Book I, i cui quattro brani eseguiti fagocitano buona parte del concerto. Nulla di male, sia chiaro: parliamo di bei pezzi, complessi, sfaccettati; peccato, d’altro canto, per la mancanza di estratti dal debut
Damned Woman and a Carcass, e per l’assenza di
The Thorns, the Pain, the Horror, canzone di
Assassine dall’anima più catchy (nei limiti imposti dal genere) che avrebbe di certo creato una piacevole diversione.
L’ora scarsa di esibizione, ad ogni modo, fila liscio come l’olio, e gli applausi convinti (anch’essi nei limiti imposti dal genere) che accompagnano il gruppo mentre scende dal palco lo dimostrano.
Calano le luci (già bassine, in realtà) e i
Dark End cedono il posto al classico dj set di metallo estremo. Il sottoscritto, dopo una birretta bevuta con scarso trasporto, decide di virare su un più appropriato amaro, nel tentativo di ammansire le inferocite anime dei suini ingeriti che mi si agitano nell’organismo. Dopo aver constatato il completo fallimento della strategia digestiva decido di rimettermi in macchina, comunque lieto di aver assistito alla convincente prestazione di una band nostrana ricca di talento e in continua crescita. Support!
Live report di
Marco Cafo CaforioFoto di
Giulia BianchiSetlist:
INTRO
MATER TERRIBILIS
DOOM: AND THEN DEATH SCYTHED
A BIZARRE ALCHEMICAL PRACTICE
BLEAKNESS: OF SECRECY, HASTE AND SHATTERED CRYSTALS
DECREPITUDE: ONE LAST LAUGH BESIDE YOUR AGONIES
ÆINSOPH: FLASHFORWARD TO OBSCURITY
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