E finalmente i Mago de Oz vennero in Italia...
Seguo la band spagnola da quasi dieci anni, e non essere ancora riuscito a vederla dal vivo mi rendeva alquanto nervoso... per fortuna grazie alla Barley Arts le cose sono cambiate e oggi, all'indomani dell'uscita dell'ultimo (per la verità non eccelso) "La ciudad de los arboles", anche noi italiani possiamo gustarci una delle migliori realtà che l'heavy metal europeo abbia mai partorito.
Definire "folk" questa band è abbastanza riduttivo, eppure, forse per attirare una fetta maggiore di pubblico, la giornata (che in pratica è una sorta di Rockin' Field parte II) vede la presenza di due folk metal band italiane e di un promettente astro nascente del power metal. Arrivo all'Idroscalo piuttosto tardi (che volete, dovevo riprendermi dai bagordi della sera prima!), in tempo per constatare che l'affluenza di pubblico, pur non potendo dirsi numerosa, è abbastanza incoraggiante, se si pensa che gli headliner non godono di grande consenso nel nostro paese.
Bando alle ciance, questa è la cronaca fedele di quanto è accaduto. Questa volta ero privo dei miei fidi colleghi, ma dovrei essere riuscito a cavarmela nel migliore dei modi... ah, perdonate le foto ma arriveranno, abbiate fiducia!
Trick or treat (18.00-18.30)Avevo visto dal vivo la band modenese un paio di anni fa, quando il loro debut album “
Evil needs candy too” non aveva ancora visto la luce. Oggi, parecchio tempo dopo e con un nuovo lavoro in uscita ad ottobre, si presentano sicuri in una cornice molto più impegnativa del piccolo locale dove li vidi io. E dimostrano di non avere nulla da temere: il loro power metal di matrice helloweeniana è quanto di più scontato possa esserci, ma non è privo di belle canzoni. Il gruppo suona bene e tiene il palco con grande sicurezza, con l'aiuto di un singer decisamente simpatico e capace di intrattenere il pubblico. Questo è un gruppo che non si prende troppo sul serio, e indubbiamente è questa la sua caratteristica migliore.
Laddove in troppi giocano a fare i duri e puri difensori del metallo, questi cinque ragazzi ci propongono le loro melodie solari e “leggere”, andando a rinverdire quello spirito che era proprio delle zucche di Amburgo, e che negli anni si è purtroppo perso per strada.
E se hanno anche il coraggio di proporre una sentita versione metal del classico di Cristina d'Avena “Robin Hood”... beh, vanno davvero lodati con tutto il cuore! E difatti i pochi presenti del pomeriggio partecipano alla grande, tributando alla band ovazioni strameritate. Li attendiamo al varco col nuovo lavoro: l'unico estratto proposto nel concerto di oggi non mi ha granché entusiasmato (colpa forse di una esecuzione vocale non al meglio?), ma sono sicuro che i Trick or Treat hanno altre frecce al proprio arco...
setlist:
It's snack time (intro)
Evil needs candy too
Joyful in sadness
Robin Hood
Freedom
Girls just like to have fun
Like Donald Duck Folkstone (18.40-19.30)La band bergamasca ha da poco pubblicato un cd per l'etichetta
Fuel Records, e può vantare un nutrito gruppo di sostenitori sotto il palco. La loro proposta rientra in pieno in quel genere folk metal di stampo medievale e pagano che sembra andare tanto di moda in questo ultimo periodo. I nostri hanno però un'attitudine molto meno estrema e maggiormente orientata verso il rock (non a caso uno dei loro punti di riferimento artistici risulta essere Angelo Branduardi, del quale propongono anche un brano, “Vanità di vanità”.
Nei cinquanta minuti a loro disposizione allestiscono uno show bello e molto coinvolgente, proponendo la maggior parte dei brani del loro debutto, che dal vivo risultano essere molto più dinamici e piacevoli che su disco. Tra una canzone e l'altra la birra scorre a fiumi e si sprecano i proclami sulla vita da osteria e sulla bellezza delle montagne: tradizioni tutte italiane che fa solo bene tenere in piedi!
C'è continua interazione con il pubblico, in una vera e propria atmosfera di festa, quale ogni concerto metal dovrebbe avere. Chiude il tutto una ben riuscita cover degli In Extremo (abbiate pietà, non chiedetemi il titolo!), a rappresentare un altro grande punto di riferimento per questa band.
Per uno come me, che ritiene gli Skyclad l'unica e vera grande folk metal band mai esistita, il concerto dei Folkstone è stata davvero una gradita sorpresa. Grandi ragazzi, continuate così!
setlist:
Intro
Folkstone
Alza il corno
In taberna
Oltre tempo
Vanità di vanità
Rocce nere
Lo stendardo
Briganti di montagna
Con passo pesante
Cover In ExtremoElvenking (19.50-20.50)Si presentano sul palco in formazione di emergenza, con un loro amico a sostituire il violinista Elyghen, ma non l'avessero detto loro (o non avessimo noi notato la faccia diversa), non se ne sarebbe accorto nessuno. Gli
Elvenking sono ormai una band dalla caratura internazionale, e dopo la pubblicazione di quel capolavoro che porta il nome di “
The Scythe”, ormai non hanno più nulla da dimostrare a nessuno. Anche oggi offrono una prova assolutamente all'altezza della loro bravura: brani come “The scythe”, “Swallotail”, “The wanderer”, “Poison tears”, ma anche le cose più datate come “Jigsaw puzzle” e “Pagan purity” costituiscono autentiche gemme di uno show veramente spettacolare.
Non ci sono pause, non ci sono cali di tensione, la band fila via che è un piacere, Damnagoras è ormai un frontman navigato e sa bene come fare a coinvolgere un pubblico leggermente intorpidito. Non hanno un repertorio semplice da eseguire, eppure lo rendono meravigliosamente, facendo risaltare tutte le bellissime melodie che hanno contribuito a rendere grandi i loro lavori.
Adesso andranno a Colonia a mixare il loro disco acustico, e siamo certi che non ci deluderanno. Una realtà di cui l'Italia può andare veramente orgogliosa. Se continueranno così vengono i brividi a pensare fin dove potrebbero arrivare...
setlist:
The scythe
Swallotail
The wanderer
Infection
The divided heart
Jigsaw puzzle
Throws kind
Pagan purity
Poison tears
The winter wakeMago de Oz (21.30-22.50)E finalmente giunge l'ora tanto attesa dei Mago de Oz. Stupisce vedere quanta gente si sia nel frattempo radunata sotto il palco per assistere all'esibizione di Txus e compagni. Non è certo il pubblico delle grandi occasioni, ma per una band come la loro, che in Italia non ha mai avuto seguito, ha comunque del sorprendente.
Inizio da copione con “La ciudad de los arboles”, seguita a ruota da “Van a rodar cabezas” e dall'irresistibile “Hazme un sitio entie tu piel”. Tralasciando il fatto che manca completamente l'imponente scenografia per cui il gruppo è famoso (scelta per diminuire i costi?), quello che disturba non poco è la cattiva qualità del suono, eccessivamente confuso e impastato, con le chitarre decisamente sature e la voce di José che va e viene dal microfono.
Anche Txus sembra avere qualche problema con la batteria, tanto che tra una canzone e l'altra si vede un tecnico affannarsi attorno ai vari pezzi del drum kit. Da parte sua, la band è in palla, suona potente e precisa come mi aspettavo, e ce la mette tutta per coinvolgere il pubblico. Peccato solo che sia forte l'impressione che siano di fronte ad una data di passaggio, prima di rituffarsi nel ben più famigliare clima spagnolo. Colpa del numero dei presenti, decisamente inferiore a quello a cui sono abituati? O forse è per il fatto che la maggior parte del pubblico sembra essere lì solo per curiosità, e non conoscere praticamente nessuna canzone? Non saprei, fatto sta che l'atmosfera è ben lontana da quella che mi sarei aspettato regnare ad un concerto del Mago.
Il set peraltro è ottimo: a fianco dei brani nuovi come “El rincon de los sentidos”, “Deja de llorar” o il bellissimo singolo “Ahora voy a salir”, vengono eseguiti anche alcuni brani storici come “Hasta que el cuerpo aguante” o “Molinos de viento”, e cose più recenti ma sempre gradite come “El poema de la lluvia triste” e “La posada de los muertos”. Peccato solo che il tutto finisca qui: dopo appena ottanta minuti di concerto, José ci manda tutti a casa con una infuocata versione di “Fiesta pagana”.
E' tutto. Un concerto tanto atteso volato via così, con troppe cose che non sono funzionate, e soprattutto con la mancata esecuzione de “La costa del silencio”, brano sempre presente nella setlist dei nostri. Che dire? Si è trattata pur sempre di un'ottima esibizione nel complesso, ma se pensi ai Mago de Oz ti aspetti molto, ma molto di più.
La prossima volta me li vado a vedere in Spagna, non c'è altra soluzione...
setlist:
El espiritu del bosque (intro)
La ciudad de los arboles
Van a rodar cabezas
Hazme un sitio entie tu piel
El rincon de los sentidos
Alma
Hasta que el cuerpo aguante
Molinos de viento
Ahora voy a salir
Mi nombre es rock 'n' roll
El poema de la lluvia triste
La posada de los muertos
Deja de llorar
Fiesta pagana