Accidenti al lavoro, alla pioggia, al traffico, ai cantieri perenni della Torino – Milano, all’ingorgo impossibile dovuto a un’auto in panne proprio in un restringimento della carreggiata (e qui magari sarebbe servito davvero l’intervento della polizia … magari della “space police”) … tutto sembra accanirsi contro questi due “maturi”
metalofili, ansiosi di godersi una ristoratrice serata musicale “dal vivo”.
Alla fine arriveremo al
Live Club (che, per la cronaca, ritengo uno dei migliori locali della zona
piemon-lombarda per concerti “medio - grandi” … ottima l’acustica, accogliente l’ambientazione, funzionale la gestione dello spazio e logisticamente piuttosto ben posizionato …) mentre gli
Starchild sono andati e gli
Unisonic sono già arrivati quasi a metà dell’esecuzione dell’immortale “I Want Out”.
Due soli pezzi (il secondo è il manifesto “Unisonic”) che però consentono di ammirare le eccellenti condizioni di forma dell’ugola di Michael Kiske (tranquillamente seduto sul suo sgabello, dopo la rottura legamento crociato del ginocchio) e la solita “carica” di Kai Hansen.
Per quanto riguarda gli
Edguy, prima che il mio “socio” vi descriva con dovizia di dettagli la loro prestazione, voglio solo esprimere tutto il mio apprezzamento per la loro straordinaria capacità di gestione del palco e del pubblico.
Tobias Sammet da questo punto di vista è un vero fuoriclasse … ammicca, scherza, dialoga, aizza e conquista l’
audience con la ruffianeria, la simpatia e la misura di un grandissimo
entertainer, rendendo l’esibizione un coinvolgente “spettacolo” (proprio un
metal party, come lo chiama lui …). In “più” canta con una buona dose di tecnica (parecchio Dickinson-
iana) e di espressività, sostenuto da una band efficiente e capace.
Così, anche se ci sarebbe “qualcosa” da dire sul loro approccio compositivo e sul loro repertorio, soprattutto su quello più recente, un
live-show degli Edguy è SEMPRE un’esperienza coinvolgente e appagante.
Ah, a proposito di
accidenti, ne indirizzo una smisurata quantità al “simpaticone” che ha abilmente sottratto dalla
Ermo-Mobile il suo
glorioso navigatore satellitare (dotato di personalizzazione griffata “Iron Maiden”…) e, nella speranza che legga queste parole, alla maniera di Alex Drastico gli rivolgo quest’anatema … “
cornutazzo … tu potrai nasconderlo, resettarlo, farci ciò che vuoi ma quello rimarrà sempre il navigatore di Sergio … e a ricordartelo saranno le nostre maledizioni, forever … le stesse che si attaccheranno al Tom Tom e lo costringeranno a fornirti indicazioni stradali completamente sbagliate, facendoti precipitare negli scavi per l’Expo 2015 … oppure lo indurranno ad omettere le segnalazioni dei velox e a condurti dritto verso le pattuglie della stradale mentre pesti come un forsennato sull’acceleratore per dimostrare al mondo quanto sei figo … la guida vocale t’insulterà continuamente come meriti e quando comincerà, imitando la tua voce, a ingiuriare anche la mamma di quel camionista di centocinquanta chili, sudato, stanco e incazzoso, facendoti sorgere il tremendo dubbio che qualcuno ti abbia maledetto, beh, sappi che siamo stati noi, che preghiamo madre natura di farti sordomuto ma non per sempre, non per sempre … che la voce ti torni sporadicamente per pochi secondi nei quali tu possa sparare delle cazzate immani … ”.
A cura di Marco Aimasso
Lasciati improperi, spiegazioni e maledizioni assortite al "fedele" amico Marco, riparto dal momento del nostro ingresso in sala, quando siamo stati accolti dalle note di uno di brani più rappresentativi degli Helloween, "I Want Out", e dal miglior brano scritto finora dagli
Unisonic, proprio quello che prende il titolo dal nome del gruppo fronteggiato da Michael Kiske e Kai Hansen. Solo una manciata di minuti ma sufficienti per capire che ci siamo persi una bella esibizione, tuttavia, visto che gli Unisonic sembrano esser in grado di andare oltre all'idea di essere solo un side project, spero vivamente che ci saranno altre possibilità per poter rimediare.
Quelle stesse possibilità che non ho mai mancato in occasione dei vari tour degli
Edguy, conscio che le performance di Tobias Sammet e soci vanno ben oltre alla sola riproposizione live del loro repertorio, dato che il cantante tedesco ha la
tendenza a ritagliarsi il ruolo di primattore dominando la scena con battute e gags, coinvolgendo continuamente tutti i presenti. E che sia sempre attento ai suoi fans lo testimonia anche il ricordarsi di dover suonare (
prima che me la sollecitiate voi) quella "Babylon" che in Italia, e soprattutto qui a Milano, non può certo mancare. Fa altrettanto piacere ri-sentire "Vain Glory Opera" o "Tears of a Mandrake", brani solidi e rodati che fanno la fortuna degli Edguy, i quali si avvantaggiano anche di avere una formazione di spessore e qualità, dato che i musicisti che calcano le assi del palco non sono certo dei comprimari al servizio dell'estro e della personalità straripante di Sammet. Non deve stupire quindi il lungo e articolato assolo di Felix Bohnke, durante il quale oltre a proporsi con un improbabile flauto, dietro al suo drum kit rispolvera il tema della "Imperial March" di Star Wars.
Ovviamente, oltre a una manciata di classici, trovano posto diversi estratti dell'ultimo album dal quale - a sorpresa - recuperano la tutto sommato divertente e
improbabile cover di "Rock Me Amadeus" di Falco, assieme a pezzi come il singolo "Love Tyger", "Defenders of the Crown" (con tanto di accenno a "Running Free" dei Maiden) o "Space Police".
Il pubblico si è divertito, lasciato trascinare e
imbonire volentieri, e gli stessi Edguy sembrano essere andati via soddisfatti e col sorriso sulle labbra: sintomi di un concerto riuscito.
A cura di Sergio Rapetti
Setlist Love Tyger
Out Of Vogue
Ministry Of Saints
Superheroes
Defenders Of The Crown
Vain Glory Opera
Drum Solo
Space Police
Babylon
Rock Me Amadeus
Land Of The Miracle
Tears Of A Mandrake Encore: Lavatory Love Machine
King Of Fools