Il concerto di stasera, sold out per quanto in un Alcatraz nella sua configurazione
ridotta, mi permette di ritrovare un paio di gruppi che avevo seguito con particolare interesse nei loro primi anni d'attività ma che con il tempo mi ero limitato a guardare con un certo distacco.
Sicuramente i Dragonforce e tantomeno gli Epica non ne hanno minimamente risentito, infatti, con gli anni hanno consolidato il loro status e raccolto non pochi consensi. Gli stessi che alla luce delle loro esibizioni di stasera non posso che riconoscergli, dato che entrambe le due formazioni, pur parecchio aggiornate a livello di componenti rispetto agli esordi, hanno dato vita ad un'ottima performance.
Ad aprire la serata sono comunque i francesi
Dagoba, dei quali - causa i soliti contrattempi legati da una trasferta da Torino a quel di Milano in una serata (o meglio tardo pomeriggio) infrasettimanale - il sottoscritto e un imperturbabile
Aimax perdiamo gran parte dell'esibizione. Giusto il tempo per vederli scaraventare un fiotto di note pregne di groove e dai toni bellicosi, per scedere poi dalle assi del palco salutati dagli applausi della platea.
Pochi minuti d'attesa e la partenza dei
Dragonforce si rivela, ovviamente, un vero tornado... o meglio una
tempesta, dato che un po' a sorpresa invece di dar la precedenza al nuovo album si va a pescare dal loro secondo disco, "Sonic Firestorm", con un fluire di note da parte dei due chitarristi storici del gruppo, Herman Li e Sam Totman, cui si sono poi aggiunti nuovi compagni di avventura, come il cantante Marc Hudson (piuttosto bravo pur con pose alla Sebastian Bach), Vadim Pruzhanov alle tastiere, il bassista Frédéric Leclercq e in tempi ancor più recenti il batterista Gee Anzalone, che si ritaglierà il tempo per salutare i propri connazionali invitandoli a vivere la musica senza mollare mai.
Ad ogni modo un "Maximum Overload" ancora fresco di stampa viene omaggiato subito dopo da "Three Hammer"(bel pezzo dai risvolti melodici) e dalla schizzofrenica "The Game". La successiva "Seasons" si conferma un episodio ben bilanciato tra velocità, melodia, tecnica e immediatezza, prima che i Dragonforce decidano di tornare al loro ultimo lavoro con il Power Speed di "Symphony of the Night". Sempre Power ma dalle atmosfere epiche e folkeggianti come quelle di "Cry Thunder", prima di tornare sui propri passi sino al loro esordio con l'immancabile "Valley of the Damned", un ottimo brano che risale ai tempi di quando ancora si chiamavano DragonHeart.
Ma bando ai ricordi: siamo giunti alla conclusione del loro set con un altro dei loro cavalli di battaglia e tocca proprio a "Through the Fire and Flames", a suo tempo opener di "Inhuman Rampage" e che ora hai il compito di chiudere il sipario.
A cura di Sergio Rapetti
EpicaLo confesso, consapevole del rischio che i
fans degli
Epica, numerosi e affezionati ben oltre le mie previsioni, a fronte di un’affermazione simile possano pensare di organizzare spedizioni punitive dirette a questa
impavida personcina … è da qualche tempo che il gruppo olandese e tutto il “movimento” musicale cui appartiene (quello del
symphonic-metal, come rimarcato nei
quarantatré commenti riservati alla nostra recensione del loro ultimo lavoro in studio, “The Quantum Enigma” …) non mi procurano particolari scosse emotive, pur rilevando le notevoli qualità dei musicisti interessati e perché no (in fondo, come si dice … “
anche il metallaro non è di legno” …), l’avvenenza delle interpreti femminili coinvolte nella situazione.
E tanto per continuare nella chiarezza, il concerto di stasera non mi ha fatto cambiare idea.
Eppure (non ve lo aspettavate che ci sarebbe stato un “eppure”
eh …
vabbè …), sarà per il contagioso entusiasmo dimostrato da una platea abbastanza eterogenea (e quindi non solo istigata da questioni squisitamente “ormonali”, seppur palpabili …), sarà per l’ambientazione adeguata (molto meglio dell’ultima volta che avevo visto la band, nel primo pomeriggio sotto il sole del Gods Of Metal … e comunque assai suggestiva, nella sua “semplicità”, la gestione delle luci e degli effetti scenici), sarà per una prestazione complessiva obiettivamente piuttosto coinvolgente, alla fine esco dall’affollato (
sold-out!) Alcatraz moderatamente soddisfatto.
In questo contesto, anche un “miscredente” come il sottoscritto, sicuro che il genere abbia già “detto tutto”, fatalmente inaridito dal successo, dall’inflazione e dal “riciclaggio”, finisce per dover “subire” il fascino di brani come “The Second Stone”, “The Essence of Silence”, “Chemical Insomnia” e “Unchain Utopia”, tutta “roba” che non sfugge nemmeno per un attimo al
cliché, ma intriga grazie a strutture armonico-esecutive di livello e a una voce sicura e ammaliante che, guarda un po’, è “accidentalmente” emessa da una rappresentante del gentil sesso
mooolto seducente.
Dall’altro lato, continuo a ritenere decisamente meno convincente, e qui entriamo nell’ambito della pura sfera artistica, l’ugola di Mark Jansen, artefice di un
growl un po’ forzato, “innaturale” (va meglio nelle sporadiche dissertazioni in
screaming …) e parecchio uniformante, mentre appare davvero efficace il resto dell’intero apparato esecutivo, con i brevi siparietti di Coen Janssen (con tanto di tastiera a “semicerchio” …) che aggiungono un pizzico di simpatica gigioneria a una prova complessiva di notevole compattezza e incisività.
Tra i brani più “datati” spiccano “Unleashed”, l’esotica “Fools of Damnation” e la maliosa “Cry for the Moon”, a coronamento di uno
show, come anticipato, tutto sommato piacevole e “scorrevole”.
Il modo con cui Simone incita gli astanti a “
continuare a impegnarsi per realizzare i propri sogni” riesce addirittura a superare la demagogia del concetto (soprattutto se la prospettiva più imminente è quella di andare in ufficio il giorno dopo, in un presumibile stato di coma nemmeno tanto vigile …) e affida una scintilla di
speranza agli animi ormai completamente soggiogati (vero Paolo?) del pubblico meneghino … ah, il potere della …
musica …
A cura di Marco Aimasso
Setlist:
1. Originem
2. The Second Stone
3. The Essence of Silence
4. Unleashed
5. Storm the Sorrow
6. Fools of Damnation
7. Victims of Contingency
8. The Obsessive Devotion
9. Cry for the Moon
10. Sancta Terra
11. Natural Corruption
12. Design Your Universe
Encore:
1. Chemical Insomnia
2. Unchain Utopia
3. Consign to Oblivion