Non credo di sbagliare se affermo che, ad oggi, i
Black Stone Cherry sono forse la migliore band in sede live tra le nuove leve in ambito hard rock. Potenza, precisione, coinvolgimento: nei loro show c’è tutto ciò che serve. Questo era quello che pensavo prima del concerto di Milano e questo è esattamente quello che penso anche ad evento concluso.
La serata viene aperta dai
Tracer, trio dedito a un hard rock decisamente punkeggiante, che nella mezz’ora a disposizione snocciola violenza a sufficienza per aizzare il pubblico delle prime file. Sinceramente non mi hanno lasciato molto, a causa di brani un po’ banalotti e senza sussulti, ma effettivamente non si può negare che la performance abbia avuto un certo impatto.
Dopo un soundcheck dove anche i raodie si divertono col pubblico, alle 20.30 esatte ecco comparire sul palco i baldi ragazzi del Kentucky: la tripletta iniziale è folgorante, prepotente, perfetta. Groove, potenza e melodia si rincorrono mentre sul palco succede di tutto, davvero uno spettacolo.
Dopo i doverosi saluti di un Chris Robertson piacevolmente sorpreso per l’accoglienza del pubblico milanese,
In My Blood fa definitivamente capitolare la platea, che canta a squarciagola ogni parola.
Da qui in poi la serata vive una parte centrale anch’essa convincente. I ritmi ovviamente rallentano giusto un filo, ma l’impatto non ne risente. L’unica cosa che pian piano abbandona un po’ la scena è la voce di Robertson, che si abbassa pezzo dopo pezzo, anche se riesce sempre e comunque a portare a casa egregiamente la pagnotta.
Pregevole la doppietta tratta dal disco precedente
White Trash Millionaire/Blame It On The Boom Boom, che porta al finale, in cui l’encore di
Peace Is Free scalda i cuori al punto giusto e conclude degnamente un concerto sicuramente non lunghissimo (un’ora e venti) ma suonato a mille all’ora con tanta di quella passione che solo chi ama davvero il rock and roll può apprezzare.
Tutto bene, dunque? No, ovviamente. Perchè se la band si prende un 10 in pagella bello tondo e gli applausi a scena aperta, la location, per l’ennesima volta, merita una sequela di imprecazioni.
Sala stretta e lunga, in cui i controsoffitti bloccano quasi tutte le frequenze: se stai in mezzo senti, altrimenti addio. Venue troppo affollata: se si supera un tot di vendite i Magazzini Generali non vanno bene, signori miei. Siamo a Milano nell’anno del Signore 2014: possibile non riuscire a tirare fuori di meglio?
Tra l’altro l’affollamento genera inevitabilmente una temperatura degna dell’equatore (un paio di split accesi con un po’ d’arietta condizionata erano chiedere troppo?) e l’impossibilità per gran parte dell’audience di scorgere il palco.
A livello di bar, si aveva la possibilità per 5 Euro di acquistare una favolosa birra media servita nei bicchierini dei superalcolici, più o meno…
I commenti della gente da metà platea in giù erano sconfortanti, sul serio.
Si possono fregare 30 Euro così alla gente? Io non credo, signori miei. Anzi, credo che, anche se risuscitasse Jimi Hendrix, buona parte dei presenti di ieri non tornerebbe manco gratis a sentirsi un concerto ai Magazzini Generali.
Davvero un peccato, perché una performance così avrebbe meritato quantomeno il Live, magari anche l’Alcatraz, rimanendo su Milano e dintorni. Una volta che ci si accorge, in fase di prevendita, che le vendite vanno bene, bisogna intervenire. Si chiama buonsenso e rispetto dei paganti, punto e basta. Ma forse la scelta peggiore è stata la prima, ossia quella di scegliere un posto così, che per i concerti è a dir poco inadatto.
Che dire? In fondo siamo in Italia, con tutto quello che comporta per noi poveri rocker. E se ci faccio un pensiero più approfondito capisco che probabilmente è una situazione destinata addirittura a peggiorare, finchè i vari tour non cominceranno a saltare il nostro paese definitivamente. Ma vabbè, inutile star qui a piangere, ci penseremo quando sarà il momento! Per ora solo complimenti ai Black Stone Cherry, è questo che conta di più!
Setlist:
Rain Wizard
Blind Man
Me and Mary Jane
In My Blood
Holding On...To Letting Go
Maybe Someday
Such a Shame
Remember Me
Like I Roll
Fiesta del Fuego
Hollywood In Kentucky
White Trash Millionaire
Blame It on the Boom Boom
Lonely Train
30 Seconds of Death Metal
Peace Is Free