I Mr. Big sono uno di quei gruppi che, insieme a pochissimi altri, rappresenta l’eccellenza del genere. Rappresenta qualcosa di inarrivabile, che serve da modello e da ispirazione per chiunque si accosti all’hard rock, da musicista ma anche da semplice ascoltatore. Sono profondamente convinto di questa cosa, che ovviamente porta la band ad essere tra le mie preferite in assoluto.
I miei ricordi live dei Mr. Big sono tutti ancora chiaramente impressi nella mia mente, in particolare il concerto di Bologna di un paio d’anni fa, gustato a pochi centimetri dal palco, un concerto che definire emozionante è dire poco, forse una delle esperienze più belle che la musica che amo è riuscita a regalarmi.
Ecco perché la delusione che provo dopo la data di Trezzo è tanto cocente: è come essere stato tradito da un grande amore. I motivi? Se continuate a leggere ve li spiego tutti.
Innanzitutto, la scaletta. I pezzi nuovi, che già su disco mi avevano lasciato senza parole (e non in senso buono) anche dal vivo risultano molli e poco incisivi, tanto che il confronto con i vecchi brani risulta addirittura imbarazzante.
In secondo luogo, la prestazione di
Eric Martin. È qualche anno che mi sembra sempre affaticato, ma se fino ad ora (a parte con gli Avantasia dove già mostrava evidenti segni di difficoltà) se l’era sempre cavata alla grande, in questo concerto mi è sembrato decisamente scoppiato. Intere frasi saltate, incapacità di arrivare in alto, evidenti segni di mancanza totale di voce. Quando lo intervistammo a Bologna era praticamente afono, ma poi sul palco tirò fuori tutta la grinta che aveva. Anche in questo concerto ha dato tutto, ci ha provato dall’inizio alla fine, ma quando non ce n’è c’è poco da fare. Una prova a mio parere molto negativa che ha condizionato inevitabilmente tutta la resa dello show.
American Beauty, Alive & Kickin’, Rock And Roll Over, Take Cover, As Far As I Can See…queste le più rovinate, ma a parte le ballad si è salvato davvero poco.
Le condizioni di Martin, tra l’altro, hanno condizionato anche il suono, dato che, probabilmente a causa delle accordature sempre più basse, tutto risultava un po’ pastoso: anche la chitarra di Gilbert, solitamente bella nitida, non ha mai inciso sulle ritmiche.
A proposito di
Gilbert…anche lui è sembrato un po’ sottotono. Il sottotono di Gilbert è ovviamente meglio dello stato di grazia di qualsiasi altro chitarrista sul pianeta, a mio parere, ma rispetto ad altre occasioni mi è sembrato meno in palla. Cosa che invece grazie al cielo non è successa a
Sheehan, che ha macinato numeri impossibili con quel maledetto basso lasciandomi come sempre basito ed estasiato.
Un discorso a parte per il drumming è necessario. Il “sostituto”
Matt Starr si guadagna la pagnotta ma sicuramente non incide di una virgola sulla resa dello show e, anzi, sembra sempre un pochino legnoso e più attento a non sbagliare che voglioso di stupire. Il povero
Pat Torpey è già profondamente segnato dalla malattia: i movimenti sono lenti, i brani suonati alla batteria risentono di una debolezza visibile, mentre quelli fatti alle percussioni, a mio parere, non fanno altro che accrescere l’amarezza e il dispiacere per un pezzo di storia del rock ormai sul viale del tramonto. Pat era senza ombra di dubbio uno dei più talentuosi drummer che io abbia mai avuto il piacere di sentire. Tributargli l’ultimo applauso è stato un onore, ma vederlo così è stato straziante.
Insomma, amici, che vi devo dire? Ovvio che non posso esserci a tutte le date e magari quella di Trezzo è stata una serata no. Un peccato, perché il Live era pieno fino all’orlo e pronto a fare sfracelli. Sui pezzoni storici il casino era totale e ci si è divertiti (
Addicted To That Rush e
Colorado Bulldog sono state due legnate clamorose), ma quanti di noi si porteranno dentro per sempre questa data? Io, sinceramente, preferisco ricordarmi i Mr. Big fino a un paio d’anni fa, sia live che su disco. Credo che questo sia stato un addio da parte loro…e come tutti gli addii, non può che essere un po’ triste.
Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song)
Gotta Love the Ride
American Beauty
Undertow
Guitar/Bass Duel
Alive and Kickin'
I Forget to Breathe
Take Cover
Green-Tinted Sixties Mind
Out of the Underground
Guitar Solo
The Monster in Me
Rock & Roll Over
As Far as I Can See
Wild World
East/West
Just Take My Heart
Fragile
Around the World
Bass Solo
Addicted to That Rush
To Be With You
Colorado Bulldog
Living After Midnight
Mr. Big
Servizio fotografico a cura di Francesca Vantellini per metalhammer.it
Un ringraziamento speciale ad Hub Music Factory
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