(08 luglio 2014) Extreme - 8 e 9 Luglio 2014 (The Forum, Londra)

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Report a cura della nostra lettrice Contessa Bathory

C'è poco da fare: se eri un appassionato di virtuosismi chitarristici nei primi '90, avevi una passione smisurata, in molti casi al confine col perverso, per quella furia ipercinetica di Nuno Bettencourt. Per lo stesso motivo molto probabilmente eri parecchio frustrato per la reputazione di cui godevano gli Extreme: per i tuoi pari una band che aveva il potenziale per raccogliere l'eredità dei Van Halen; per il resto del mondo i responsabili di More Than Words, una delle ballate più insopportabili della storia. Sappiamo com'è andata: i ragazzi hanno disperso il successo guadagnato in una specie di concept album ambizioso ma senza singoli particolarmente rilevanti, dopodiché Gary Cherone ha raccolto letteralmente l'eredità dei Van Halen sostituendo Sammy Hagar, quando ormai la creatività di Eddie e soci aveva ampiamente superato la data di scadenza. Il resto è depressione: la band si scioglie, Gary e Nuno spariscono dai radar e buttano fuori album solisti che passano virtualmente inosservati, addirittura Nuno oggi lo ritroviamo nientemeno che nella backing band di Rihanna. A dirla tutta gli Extreme si erano riuniti già nel 2008, andando in tour mondiale e buttando fuori un disco in tutta fretta: memorabile la data londinese di allora, in cui rifecero lo storico Queen Medley che suonarono nel '92 al Freddie Mercury Tribute, con Justin Hawkins in veste di guest d'eccezione.
Ma a questo turno si ripresentano con l'intenzione di suonare Pornograffitti per intero e l'iniziativa pare cogliere commercialmente nel segno, al punto da dover aggiungere una seconda data al Forum di Kentish Town, capienza 2000 persone. La prima cosa da evidenziare è che tante volte ci si è stupiti per band di una certa età che mantengono più o meno un briciolo di decoro, uno spirito giovane, la voglia di fare, un'encomiabile grinta, magari persino un'insospettabile freschezza, ma sono discorsi che per gli Extreme non valgono: Gary e Nuno, rispettivamente 52 e 47 anni, sono maledettamente IDENTICI in tutto e per tutto a vent'anni fa. IDENTICI, vi dico. Una roba da vergognarsi. Gary e i suoi riccioloni, Nuno e i suoi capelli lunghissimi. Entrambi dal fisico asciutto e perfetto, pochissimi segni in viso, già impercettibili a tre metri, e soprattutto Gary ancora incapace a stare fermo per più di tre secondi che passa il tempo a correre e saltare per il palco esibendosi in occasionali spaccate, calci volanti e gambe alzate sopra la testa come un ballerino professionista. Con il nuovo batterista Kevin Figuereido nascosto dietro le pelli, non fosse per quando lo sguardo casca sul più umanamente ingrassato Pat Badger, parrebbe di essere davanti a una finestra interdimensionale puntata nel 1992. L'attacco con Decadence Dance è una furia, e il ritmo rimane inarrestabile attraverso Li'l Jack Horny, When I'm President e l'altro inno Get the Funk Out. Poi Pornograffitti inizia a mostrare i suoi limiti. E' piuttosto ovvio che, dovendo dare un appeal commerciale qualunque a un nuovo tour, i ragazzi scegliessero di eseguire il loro album largamente più famoso, ma si trattava di un'opera tutt'altro che perfetta e gli stessi membri della band sembrano saperlo. Introdurre More Than Words è facile: fu il loro passaporto verso il successo mondiale e, per quanto a Nuno dia visibilmente fastidio suonarla (nello show londinese del 2009 la introdusse dicendo "e ora il pezzo che tutti aspettavate" per poi accennare scherzosamente a Stairway to Heaven), non è il pezzo peggiore del disco ed è piuttosto facile farla digerire a una maggioranza di persone che ovviamente la ama. La crew porta due sgabelli, ma Gary non resiste seduto neanche a legarlo ed è già di nuovo in piedi prima ancora che il pezzo inizi. Nuno è quello che meno sopporta le ingenuità maggiori dell'album. Dopo When I First Kiss You, una pretenziosa mattonata jazz che fa crollare drammaticamente il ritmo dello show, introduce il famoso segmento strumentale in cui si esibisce nel Volo del Calabrone ai mille all'ora definendolo "imbarazzante" e "il tipo di cosa che non si dovrebbe mettere in un disco", per poi eseguirlo comunque in modo straordinariamente impeccabile. Ma non è niente in confronto al disagio che preannuncia Song for Love: Nuno sente il dovere di scusarsi per avere inserito troppe ballate, dopodiché i quattro devono fare appello a tutto il loro professionismo per attraversare con decoro una clamorosa pacchianata inneggiante all'amore universale che avrebbe fatto vergognare anche Bryan Adams. Chissà all'epoca cosa stavano pensando quando l'hanno registrata. Chiude Hole Hearted, un numero acustico che a suo tempo fece da eco perfetta (e più dignitosa) a More Than Words, ottenendo un buon successo di riflesso.
Tocca quindi ai bis ricordare di cos'erano capaci gli Extreme al top della forma, e i ragazzi decidono di partire in quarta con Play With Me, il loro primo successo, e dal singolo trainante del terzo album, Rest In Peace, a cui segue la solidissima Am I Ever Gonna Change? dallo stesso disco. Nuno si esibisce in un altro virtuosissimo strumentale di cui stavolta non si vergogna: è l'acustico Midnight Express, dal quarto album. La chiusura è affidata a Cupid's Dead, preferita ad altri singoli più conosciuti, e poi sono solo lunghi applausi e abbracci sudati alle prime file. La sensazione è che un normale show di greatest hits avrebbe funzionato meglio ed eliminato i momenti tragici, ma soprattutto che è un peccato mortale che una band in forma così clamorosa non sappia tradurre tale energia in un nuovo disco ispirato come ai tempi d'oro per poi tornare in giro a far vergognare i ventenni. Speriamo che l'ultimo treno non sia ancora passato.

Setlist

Decadence Dance
Li'l Jack Horny
When I'm President
Get the Funk Out
More Than Words
Money (In God We Trust)
It ('s a Monster)
Pornograffitti
When I First Kissed You
Suzi (Wants Her All Day What?)
Flight of the Wounded Bumblebee / He-Man Woman Hater
Song for Love
Hole Hearted

Encore

Play with Me
Rest in Peace
Am I Ever Gonna Change
Midnight Express
Cupid's Dead
Report a cura di Laura Archini

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