Al Rock’n’Roll Arena di Romagnano Sesia, provincia di Novara, sono di scena i
Fu Manchu, formazione che negli anni '90, insieme a Kyuss e Monster Magnet, hanno rilanciato un tipo di heavy rock desertico e psichedelico. A distanza di vent’anni dall’esordio discografico, i californiani compiono l’ennesimo tour per presentare il nuovo album “Gigantoid”.
Prima di loro, però, un Ermo in evidente decadimento fisico ed il sottoscritto (
sul cui degrado non voglio pronunciarmi n.d.Ermo), hanno la possibilità di apprezzare la performance dei
Bloodnstuff, micro-band composta di soli due elementi: il chitarrista/cantante Ed Holmberg ed il batterista Dylan Gouert. La coppia promuove il suo primo lavoro e, malgrado qualche indecisione probabilmente dovuta ad inesperienza, ottiene buon successo tra il pubblico. I Bloodnstuff esprimono rock dal taglio psych, ma senza puntare su lunghe digressioni solistiche o chilometriche aperture spaziali. Piuttosto curano l’aspetto del groove ed il taglio delle canzoni, ottimamente interpretate dalle modulazioni vocali di Holmberg.
Giusto per dare un’idea, una sorta di Sun Dial ultima maniera. Alla fine lasciano una sensazione di freschezza e brio, così sono in diversi ad acquistare il loro cd (me compreso… nda).
Pochi minuti d’attesa ed ecco sul palco i veterani americani, guidati come sempre dall’imponente Scott Hill con la sua chitarra trasparente e l’immancabile orribile maglietta da surfista in gita premio. Una certezza rassicurante.
I
Fu Manchu sono una di quelle formazioni che occorre vedere dal vivo, per poterli apprezzare in pieno. Infatti l’energia trascinante e la presenza scenica fanno passare in secondo piano la schematizzazione che a tratti emerge dai loro lavori, perlomeno a detta di alcuni critici. Ma stasera all’Arena vi sono soltanto fans, ed il quartetto (Scott Hill (g/v), Bob Balch (g), Brad Davis (b), Scott Reeder (d)) impiega poco tempo a scaldare i circa trecento presenti.
La scaletta è assortita: insieme ai classici ("Eatin’dust", "Hell on wheels", "Boogie van", "Evil eye" e naturalmente "King of the road") troviamo quattro estratti da "Gigantoid" (cito "Dimension shifter" e "Invaders on my back") ma anche pezzi d’annata come "Push button magic" (da "Daredevil", 1995) e “The falcon has landed” (da "In search of...", 1996).
Potenza, orecchiabilità e gli assoli sempre brillanti di Balch, le carte ancora una volta vincenti del gruppo, che chiude lo show con una lunga versione della cosmica “Saturn III”, altro evergreen assoluto. Come da tradizione, i Fu Manchu non concedono bis. Ma tutto quello che potevano lo hanno già dato durante i settantacinque minuti di concerto.