Awesome, Ray dice.
Ottonovembre: "A night to remember"
Rimembranza è uno splendido parco sulla collina tra Torino e Moncalieri.
E Moncalieri è adagiata dove il Po incontra l'attuale città di Torino.
Prima, c'erano mercanti, un monastero e le scuole dove si formavano i Reali.
Ora, tra un mercato del bestiame e le centrali termoelettriche risiedono cittadini e borghesi dal giardinetto facile.
Bello immaginarsela Teatro del Suono dei nostri!
Merito di Rockshots, Secondo Avvento, Diego e Robi.
Duecento anime mal vestite, la fidanzata di Ray che intonava i ritornelli del suo preferito, smorfie sagge e aneddotiche di Marco P. e Marco G. (che, nei laboratori di etologia applicata dove insegna dimentica i libri che scrive sui Maiden da vent'anni), Za' e Co' formano l'acropoli.
I Fates incarnati e accordati sono altro da qualsiasi abitudine metallica.
Pure il giovane solista è un po' sul palco e un po' altrove.
Nella meraviglia, tuttavia, persistono compromessi non sublimi, noccioli massivi: i piatti di Mr. Bob, il cauciù delle All stars e alcune hits discutibili.
La opener One Thousand Fires che precede Pale Fire è il caso di questa minima speculazione.
Forse, anche Simple H. incastonata prima di I Am non trascende.
I FW sono gli eletti di Questo Metal.
Eccoci: non ci contraddistingue un look in sintonia con quello di Jim, Vera e Alder. Interrompiamo i neri unicamente attraverso i bordi delle scritte sulle t-shirt. Respiriamo la magia di capolavori che ci hanno accompagnato in ogni passaggio 'slatentizzante' del nostro piccolo umanesimo Browniano (vedi Terry).
Agiamo allegorie di vinili, nastri, supporti di policarbonato, files volanti.
E, dirigiamo il sentire oltre l'orizzonte abituale.
Però manca un passo per emanciparci da un ruolo.
Il processo animico in corso è un'apparizione che alza la vicenda umana aldilà del glossario psicologico da cui attingiamo profondi sensi metallici.
Saltiamo come Quanti.
Semiologi e "scaruffini" dicono che l'estensione emotiva che i cinque cifrano in canzoni sfiora retoriche coscienziali calcificate e che le mentalità auliche che i FW ricreano, raramente, vengono riconosciute pienamente.
Ehm mi sturbo...
"cazzo, ascoltarli da trentanni non è un'espansione di coscienza?"
Help and Bah!
Per trattare i Nostri, come Tool o Meshuggah o Fear Factory (o come Voivod...) occorre essere raffinatissimissimi ascoltatori?
Non voglio crederci.
E prima assoniamo il nostro spettro psicosomatico ai Maestri e prima evolviamo da una farsa che non ci appartiene e ci inibisce.
Scusate i toni.
Manipolo i più Grandi del genere a nostra immagine e somiglianza.
Dobbiamo moltissimo a loro quanto a noi.
Ripartiamo...
Part of the Machine, A Pleasant Shade of Gray, Part III, One, Simple Human, I Am, Through Different Eyes, The Ivory Gate of Dreams: IV. Quietus, A Pleasant Shade of Gray, Part XI, Nothing Left to Say, Firefly
Wish, Life in Still Water, Monument
Encore:
The Eleventh Hour, Point of View
You Are DIsconnected!
I FW non rappresentano un riscatto, nè una catarsi, nè l'edonismo di una evanescente comunità di fedeli.
Non rappresentano perchè Sono.
P.S. "What's up?!, what's up???" ci ha sputato in faccia con ardore Bobby, strapazzato dalla fatica mentre saliva sul bus.
Non ho avuto le palle per incalzarlo con "I love you but I missed M.Z."
Scusate a nome di Quelli...
E i Giovani?
Eccoli nelle assenze di una fruizione sghemba, fugace.
E se fossimo noi a desiderarci elitari e perversi?
Non voglio crederci!
Scusate non voglio crederci...