Martedì 17 marzo 2015Omnium Gatherum.
Insomnium.
Ensiferum.
Credo che, con un piccolo sforzo supplementare, si sarebbe potuto organizzare un indimenticabile
“
Gruppi metal che terminano in UM Tour”
aggiungendo al bill band di oggi e di ieri come
Burzum,
Trivium,
Vexillum,
Nasum,
Abruptum,
Avatarium,
Cadaveric Crematorium,
Nachtmystium,
Equilibrium…
Ok, la pianto -ma di certo ce n’erano molti altri da scovare- e mi concentro sulle tre band effettivamente presenti, visto che per una volta riesco a raggiungere il
Live di
Trezzo in orario.
Anzi, anche troppo: non c’è ancora nessuno. Strano.
Mi avvicino… mmmh, anche la cassa sembra sbarrata…
Ahi. Qui urge controllare sul sito ufficiale del locale.
Ecco, ora tutto torna: ho sbagliato giorno.
Il concerto è domani.
Beh, poco male: me ne torno tosto a
Mantova! In effetti avevo una voglia matta di farmi tre ore di macchina a vuoto, sperperando nel contempo soldi per la benzina e per l’autostrada!
Ben diceva l’adagio latino -i latinismi costituiranno il tormentone del report, sappiatelo-:
causa est qui se male clamant…
Mercoledì 18 marzo 2015Sarà la volta buona?
Di veicoli parcheggiati ne scorgo, qualche capellone in fila all’ingresso c’è…
Bene, a quanto pare
habemus concentus.
OMNIUM GATHERUMA proposito di latinismi, accogliamo a braccia aperte i finlandesi
Omnium Gatherum e il loro death metal -molto- melodico.
Ormai veterani della scena, i Nostri decidono di sfruttare appieno il poco tempo a loro disposizione e di offrire una performance di sostanza, asciutta, priva di fronzoli.
Le sette tracce proposte (tra cui spiccano
Soul Journeys e
The Unknowing) riescono agevolmente a far emergere pregi e difetti della compagine: tra i primi inserirei senz’altro un gusto melodico di prim’ordine e trame chitarristiche sempre azzeccate; nella seconda categoria elencherei invece una qual certa mancanza di risolutezza, una presenza scenica non proprio travolgente e un singer piuttosto monocorde (sappi, inoltre, che mia moglie non ti ha ancora perdonato quei pinocchietti appena sopra la caviglia).
Nemmeno aiutano i suoni, soffocati anzichenò, o il timido volume del microfono dello stesso
Jukka Pelkonen; fatto sta che lo show degli
Omnium scorre piacevole ma non indimenticabile.
Il che, per quel che mi riguarda, ricalca alla perfezione la loro cifra artistica.
Applaudiamo comunque di slancio al termine della bella
Everfields, consci tuttavia che
optimum est alius nondum venit…
INSOMNIUMDi latinismo in latinismo giungiamo ai grandiosi
Insomnium, band che adoro nella sua versione da studio e che non vedo l’ora di saggiare in sede live.
Il primo impatto, invero, si rivela meno squassante del previsto, a causa di una versione piuttosto legnosa di
Killjoy. Niente paura: ci pensa la bellissima
While We Sleep ad aprire davvero le danze, proseguite con altre perle di solenne malinconia nordica come
Daughter of the Moon e
Black Heart Rebellion.
Accogliamo di nuovo
Markus Vanhala (impegnato alla sei corde anche con i
Gatherum), che col giovane e dotato chitarrista sostituto di
Ville Friman -credo si tratti di
Kari Olli- si scambia riff e lead che è un piacere. Non da meno la sezione ritmica, mentre il grave growling dell’ineffabile
Niilo Sevänen rimane sempre un piacere per le orecchie.
La resa audio, seppur non ancora perfetta, rende comunque giustizia all’ottima performance dei Nostri e a una setlist di altissimo livello.
Dopo
Ephemeral, irresistibile anche dal vivo, tocca a
Weighed Down with Sorrow scrivere la parola fine.
Neanche a dirlo, lo fa nel modo migliore: parliamo, a mio avviso, di un manifesto del death metal melodico più sognante, epico e triste, di un autentico “classico nascosto” della nostra musica favorita, che viene riproposto in quel di
Trezzo con grande perizia e intensità.
In definitiva ho assistito a una splendida esibizione, che mi fornisce implicita eppur fragorosa conferma di quanto criminalmente sottovalutati siano gli
Insomnium. Non solo: l’impressione è che per gli annacquati
Ensiferum degli ultimi anni sarà davvero dura tenere il passo dei connazionali. Io, che in sede di recensione non son stato tenero col recente album
One Man Army, non ci avrei scommesso un soldo bucato.
D’altra parte,
stultum est dicere: putabam…
ENSIFERUMAnnichilente.
Definirei così la performance dell’orda capitanata da
Petri Lindroos, che dopo l’immancabile intro sinfonica si abbatte sugli astanti come un uragano.
Axe of Judgement, a mio avviso il brano migliore del disco sopra citato, viene suonata con una grinta tale da lasciarmi di stucco. Lo stesso vale per le successive
Heathen Horde,
Into Battle e
Little Dreamer, nelle quali l’animus pugnandi convive con una assoluta precisione esecutiva.
Il pubblico si scalda, e inizia a pogare come se non ci fosse un domani.
Merito dei suoni, assolutamente spettacolari per nitore e potenza.
Merito della scaletta, saggiamente bilanciata tra pezzi veloci (
Ahti,
Two of Spades,
One Man Army) e mid tempo (
Unsung Heroes,
Burning Leaves,
Smoking Ruins).
Merito del carisma dei musicisti, tra cui spiccano il paganissimo
Sami Hinkka (sosia giovane di
James Cosmo, aka
Angus MacLeod in
Highlander e
Campbell senior in
Braveheart) e la new entry
Netta Skog, ilare fisarmonicista che sostituisce in via temporanea il tastierista
Emmi Silvennoinen.
Applausi e cori si sprecano; la band sembra accorgersene e profonde sempre più energia sul palco, inanellando così un trionfo dietro l’altro sino alla mastodontica
Victory Song, sorta di epitome del viking metal.
Sembra esser passato un minuto, e invece siamo giunti già al momento dei bis.
Bis che si aprono in modo insolito. Pensate a questa line up:
Markus Toivonen: drums
Sami Hinkka: accordion
Janne Parviainen: guitars
Petri Lindroos: bass
Netta Skog: vocals
Cosa notate di strano?
Sì, esatto: ogni componente della band assume un ruolo che in teoria non gli competerebbe.
Il risultato?
Una riuscitissima versione di
Breaking the Law -di chi sia nemmeno ve lo sto a scrivere-, davvero azzeccata e divertente. Colpo di genio.
Ci si scambia di nuovo gli strumenti e si torna “seri” per l’esecuzione delle indemoniate
From Afar e
Token of Time, prima dell’immancabile conclusione affidata ad
Iron, simbolo e manifesto programmatico degli
Ensiferum.
Termina così uno dei concerti più devastanti cui abbia assistito negli ultimi tempi, senza dubbio alcuno.
Cari
Ensiferum, vi devo riconoscere una statura, un calibro e un’autorevolezza in sede live che va ben oltre le (mie) più rosee aspettative.
Chapeau.
Anzi:
petasum.
Questo è quanto; ce ne torniamo in quel di
Mantova stanchi ma felici.
La prossima volta, tuttavia, sarà opportuno controllare la data esatta del concerto con maggior attenzione.
Acta est fabula, plaudite!
(ora la smetto con le espressioni latine, giuro)
OMINUM GATHERUM setlist:
1 -
Luoto2 –
New Dynamic3 –
Soul Journeys4 –
The Sonic Sing5 –
The Unknowing6 –
New World Shadows7 –
EverfieldsINSOMNIUM setlist:
1 –
The Killjoy2 –
While We Sleep3 –
Every Hour Wounds4 –
Daughter of the Moon5 –
Black Heart Rebellion6 –
Where the Last Wave Broke7 –
The Promethean Song8 –
Drawn to Black9 –
Ephemeral10 –
Weighed Down with SorrowENSIFERUM setlist:
1 –
Axe of Judgement2 –
Heathen Horde3 –
Into Battle4 –
Little Dreamer5 –
Warrior Without a War6 –
Ahti7 –
Smoking Ruins8 –
Two of Spades9 –
Unsung Heroes10 –
Burning Leaves11 –
One Man Army12 –
Victory SongEncore:
13 –
Breaking the Law14 –
From Afar15 –
Token of Time16 –
IronP.S.: chi volesse suggerire ulteriori nomi papabili per il bill del “
Gruppi metal che terminano in UM Tour” è pregato di scriverli nei commenti in calce all’articolo.
P.P.S.: i
Magnum non valgono: seppur bravissimi, non suonano metal.