Domenica è un’altra bella giornata di sole e, all’apertura dei cancelli, la zona giardino è già parecchio trafficata.
Nigel
BAILEY aveva già partecipato allo scorso Frontiers Rock Festival con i
Three Lions e replica il successo con una prestazione davvero soddisfacente. Con il suo aspetto a metà strada tra Elvis e un tranquillo turista britannico propone una mezzora abbondante di buon rock melodico (“
Feed the Flames” non mi esce dalla testa) impreziosito da un’ottima voce. Finita l’esibizione lo si vedrà tutto il giorno chiaccherare amabilmente in giardino sorseggiando birrette con fans e amici.
A questo punto tocca ai
VEGA salire sul palco. Cordiali e sempre presenti nel giardino esterno (pare proprio si siano goduti l’atmosfera festosa del festival) ci deliziano con la loro straripante energia. Ritornelli molto melodici e accattivanti come il pezzo “
Stereo Messiah” che dà il titolo all’ultimo album.
Sono probabilmente il gruppo rock più leggero del Festival, e ho il dubbio che non abbiano ancora ben deciso da che parte stare: in ogni caso hanno grandi potenzialità e apprezzo molto lo show di oggi.
È la volta del simpatico, estroverso e omnipresente
TED POLEY (nei due giorni lo si incontrerà sempre e ovunque) voce dei
Danger Danger, oggi in veste solista.
È in splendida forma e domina il palco con grande autorevolezza. Ha una carica assolutamente contagiosa e quando nel mezzo di “
Don’t Walk Away” scende dal palco per cantare tra la gente, viene letteralmente circondato da un pubblico entusiasta.
Durante “
One Step From Paradise” duetta con la cantante svedese
Issa (onestamente nulla di memorabile) e con la immancabile “
Naughty Naughty” dei Danger Danger termina la sua più impeccabile prestazione
I
PINK CREAM 69 sono, a mio avviso, i vincitori assoluti del Festival.
Il gruppo è attivo già dalla fine degli anni ’80 ma non sono mai riusciti a raggiungere il successo meritato.
L’iniziale “
Keep your eyes on the Twisted” è devastante!
David Readman ha una grande voce e molta personalità e la base ritmica è fenomenale. Bestiale “
Special” cantata in coro da tutto il pubblico. Il gruppo sicuramente più metal del Festival ci saluta con la promessa di passare con maggiore frequenza dalle nostre parti.
Gli aggettivi che mi sembrano più appropriati per definire il concerto degli
HOUSE OF LORDS sono elegante, preciso, potente.
La voce calda di
James Christian e il virtuosismo chitarristico del solido
Jimi Bell caratterizzano uno show praticamente perfetto sotto tutti gli aspetti. Tra i pezzi suonati stasera voglio menzionare “
Sahara” e la più recente “
Big Money”.
Rimaniamo negli Stati Uniti, precisamente Los Angeles, per ascoltare uno dei miei chitarristi preferiti di sempre,
George Lynch con i suoi
LYNCH MOB. Stile inconfondibile e, nonostante on stage non sia particolarmente scenografico, emana un tale magnetismo che risulta difficile togliergli lo sguardo di dosso. Buona anche la prestazione del cantante
Oni Logan molto attivo e interattivo con Lynch. Ascoltiamo diversi pezzi targati Lynch Mob e, naturalmente, con grande goduria dei rockers presenti, canzoni immortali dei
Dokken come "
Into the Fire" e la poderosa "
Tooth and Nail".
Siamo arrivati all'ultimo capitolo.
Nonostante i
PRIDE OF LIONS non siano il gruppo che più ardentemente desideravo vedere, danno vita ad un esibizione davvero impeccabile ed emozionante interamente dedicata agli amici/collaboratori recentemente scomparsi
Jimi Jamison (voce dei
Survivor) e
Fergie Fredriksen (voce dei
Toto).
Più volte
Peterik, che si alterna tra chitarra e tastiere, e il cantante
Toby Hitchcock (voce incredibile!) li menzioneranno e gli dedicheranno brani originando ovazioni e sinceri momenti di commozione.
La setlist comprende brani del gruppo oltre che perle dei Survivor e, inutile dirlo, si conclude con una irresistibile "
Eye of the Tiger".
Festival riuscito a meraviglia, sia per la qualità del bill che per la perfetta organizzazione. È indubbio che entro brevissimo entrerà con pieno diritto a fare parte degli appuntamenti musicali assolutamente imperdibili per gli amanti del genere.
Testo e foto: Cesare Macchi
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