"Milano are you alive?"James H.
"
...Questi umori trascendenti mi spaventano, come i luoghi elevati e inaccessibili.
Vogliono mettersi fuori da se stessi e sfuggire all’'uomo'. E’ follia.
Abbiamo un bel montare sui trampoli, ma anche sui trampoli bisogna camminare sule nostre gambe.
E anche sul più alto trono del mondo non siamo seduti che sul nostro culo"
Montaigne
Pure
Remotti, uno degli antropologi italiani più ascoltati, si sofferma continuamente sul "mondo meta-culturale". Pare che 'una' cultura non sia salvabile.
Secondo questo approccio una società è bene che sappia attribuire 'coscienza oltre' l'esperienza quotidiana.
Esempio: la foresta per i pigmei è (essa stessa) coscienza...
I metallica sono oggetto di culto o che?
Il popolo metal è una 'forma' culturale?
E dov'è l'essere umano in tutto ciò?
dove sei tu? la comunità metallara? il musicista? gli idoli? ...e dove l'icona?
"il metal come meta-cultura?"
Patton ha dato prova di saper cosa sia il senso originale ed "ultimo" di tutto il genere in questione.
Le simpatiche e disarmanti parolacce consegnateci il giorno della festa della Prepubblica (Mike: "
è la festa della Prepubblica...vero? cazzo ci fate ad un concerto rock? hihhihi e ancora "Merdallari") e le vene istrioniche sono omaggi psichici al popolo riunito.
Fertili auspici verso quel che sarebbe la società maturata in coscienza e responsabilità.
Questa grande abbuffata a tratti commerciale, ad altri triviale mi sembra un inno a Esalen, a Palo Alto, a quei luoghi di solenne intelligenza concentratissima, incastonata nel tessuto californiano.
Uno slancio utopico a riconoscersi e rappresentarsi in una visione a distanza, differita a piacere, e autoriferita, che sospinga il dramma aldilà del rumore di fondo.
Un sole acciaccante e una Luna pienissima, incanto dell'incolumità, sono croce e delizia di questa memorabile edizione del
Sonisphere 2015 (Postepay Milano Summer Festival)Si sviene a ritmo, si poga poco e manco troppo bene, si ride, ci si raggomitola a tappetini, zainetti, tendine da spiaggia varie.
Una caruccia dà l'addio al nubilato. Hanno fatto '
Digging the Grave'.
Almeno dieci bimb* under nove spaziano a duecento metri dal palco. I
Meshuggah non si odono! La birra sale come in borsa. Poca gente si staglia sul secondo container impilato tra l'esigua area ingresso-uscita e la zona tele-visiva (primi 50 metri) fronte palco.
I fiori fusi al bianco onnipresente nello stage dei
FNM fanno venire sete e ci si indebita per due bicchieri d'acqua. Poi loro, i fan capitati per caso, onnipresenti. Hanno fatto '
Digging the Grave'
Torniamo a Mike.
Ci dice:
"
pirli"
"
Chilliamo un po' col basso"
"
cantate coioni"
"
ora finchè non fate ohm non canto!" (noi abbiamo riprodotto la ohm più striminzita di tutta Milano)
"
parliamo come Guccini" etc ometto il siparietto su frociazzi là froci 'qua'e...
"
ci vediamo nella trattoria di fronte, paghiamo noi" / "aspettate i Metallica, noi siamo Faith No More"
é vero qualche gruppetto nelle prime 30 fila imprecava contro il genio di Patton: non ci trovo chissachè da dire.
Locuzioni a parte ci siamo trovati una band enorme, in gran forma, che dona una scaletta da strapparsi la sclera.
Qualche appuntino a
Sol Invictus e a
Easy (qua potremmo aprire il discorso da
Sad But True passando per
The Unforgiven II etc)
Hanno fatto
Digging the Grave...
E
Motherfucker,
Be Aggressive,
Caffeine,
EvidenceEpicSunny Side Up,
Digging the Grave,
Midlife Crisis (stoppandosi a metà per regalare un silenzio surreale e l'ennesimo siparietto)
Cazzo sono i FNM: se non vi ricordate le perle ad MTV - per dirne alcune - cliccate indietro
Spirit,
The Gentle Art of Making Enemies,
Easy,
Separation Anxiety (morbida),
Last Cup of Sorrow,
Ashes to Ashes ("
Smiling with the mouth of the ocean")
Superhero,
Sol InvictusWe Care a LotChiaro?
Balziamo a metà pomeriggio. I biondi
We Are Harlot piaciono a destra e a sinistra.
In effetti non disturbano. Sembrano una grandissima rock band, di quartiere però.
Bell'andazzo e look, qualche suono di chitarra davvero riuscito, bella voce seppur sembri
Joe Cocker al netto di oppiacei e di spremute e dissonanze odierne.
Top del caldo e top dell'esuberanza: coincidenze e
Gojira.
Francia e panteismo, strazio generoso e urli di speranza, di ambientalismo di fratellanza.
Loro, si sa, spaccano. Per essere un nome globale, perchè lo sono, legittimamente, qualcosa mi sfugge.
Penalizzatissimi dall'impianto.
Mario Duplantier dietro le pelli non suonava, picchiava. Bello da vedersi ma esagerato da sentirsi. Soprattutto alla luce di tale scempio.
Il peggio è dietro l'angolo.
Per chi scrive i
Meshuggah sono gli elicotteri di
Apocalypse Now, un'avvisaglia adamantina di come si possa praticare uno yoga al mercurio muovendo l'atlante come un pennuto.
Un'opera viva.
Jens ci prova e riprova: tra la sua ugola a tratti latitante e l'impianto che fa 3 buchi di qualche decimo di secondo c'è spazio per un sofferto disappunto.
Le dimissioni giungono presto sia da parte della band che da parte degli avventori.
Shame immenso.
E ci sta il lamento e un qualche tratto di vittimismo.
Suoni indegni a dir poco.
Shit.
Ancora prima.
Da un certo punto compaio. Dopo il primo gruppo per essere sincero.
I canadesi
Three Days Grace, forti dell'ennesimo tour e di un consueto seguito, non deludono i propri fans.
Ragazze in visibilio e voglia di strafare.
Sono una bella realtà e una buona band. Anche live.
Pagano una certa rigidità musicale che dal vivo è mitigata dalla presenza
accorata del pubblico.
Cascano a metà strada tra una band prog Quebec (o scandinava) e quell'attitudine da
Thirty Seconds to Mars che piace e impegna (Animal I have become). Uh se impegna.
Perchè? (mi domando)
E perchè tutti quei lanci da quarterback? (borracce? marsupi? "che tirasti?")
Promossi.
Torniamo ai Nostri
pontefici eletti.
Suonano tutte le chitarre possibili e non rinnovano le casacche nemmeno quando queste iniziano a sgocciolare sulle troppissime videocamere.
E ci sta. A se ci sta: sudarsi addosso come "ormodotati" che riscoprono ostentatamente le proprie adolescenze per motivi di marchette.
Questo circo non pregiudica affatto la nobiltà professionale e le paternità.
Il baldo
Robert percuote per un paio di minuti di assolo le sue corde sino a riprodurre due bolle di suoni discordi e autonomi.
Una di quelle risacche ha fatto sembianza con le percussioni del centrafica.
Il tenero dittatore danese sembra, anagraficamente, Phil Collins chiuso nell'ufficio del nido del cuculo.
Per il Re della medietá e del rossore poco da eccepire.
Il
Kirk che potrebbe invecchiare ad Hollywood macina km di plettrate negli stessi pochi mm.
Un Bikila del Metal. Seppellirà anche se stesso.
Di
James si dice poco anche qui.
Onore.
Da
Fuel alle fiammate di
Seek and Destroy si trotta senza eccessi.
Sobri e tenaci ci sdrumano le aspettative, le critiche
e le affezioni trentennali.
I Metallica per chi scrive sono davvero META.
Votiamo:
FNM 8 (9 se teniamo conto del nome e dell'impatto)
Metallica 8 (in barba a sbavature acustiche. Se mi baso su
Creeping Death, Fade To Black, Metal Militia, Fight Fire with Fire, quest'ultima roboante ma con un ritornello cantato a piacere, dò undici)
-
Meshuggah SVGojira 7 per l'impegno encomiabile
We Are Harlot 6Three Days Grace 6+Comunità metallica, assordata mai troppo,
voto otto. Per presenza e pazienza.
Il grazie più sincero va alla Luna. Archetipo del femminimo presente in loco in numero di svariate migliaia.