Il nuovo tour degli Europe passa proprio per Modena e dintorni… beh, visto che l’ultima volta a Cesena me la sono proprio goduta, perché non fare un salto al Vox per vedere ancora la band capitanata dal buon vecchio Joey?
L’arrivo al Vox è in perfetto orario… ehi, ma cosa vedo, il locale è sold out, con tanto di gente fuori rimasta con un palmo di naso! Beh, la reunion degli Svedesi ed il nuovo album sembrano veramente apprezzati dai fans italiani!
Il locale comunque è veramente pieno… un gran bel colpo d’occhio… tanti ragazzi e ragazze giovani si mescolano con gli over 30, 40 e qualche over 50, segno indelebile che gli Europe hanno comunque accompagnato 4 generazioni di più o meno Rockers. Direi proprio che non c’è da lamentarsi.
La band svedese apre le danze verso le 9.30, senza support act, stranamente. Le songs di apertura sono pesanti e dirette, come un bel calcio che arriva diretta alla bocca dello stomaco. Il sound è granitico, con la chitarra di Norum che raspa, ruvida forse come non mai e l’acustica direi che è decisamente buona.
Subito viene presentato, come seconda song, il nuovo singolo, oramai diventato tormentone, ovvero quel ‘Always The Pretenders’ che fa cantare a squarciagola i fans, segno che il nuovo corso è stato senz’altro una mossa azzardata ma azzeccata e – soprattutto – capita dai fans.
Per il primo pezzo storico bisogna aspettare il quarto tassello del concerto, ovvero ‘Seven Doors Hotel’, eseguita e cantata con classe e maestria (questa risulterà poi la canzone “old” meglio riuscita della serata).
La band sul palco è veramente stilosa, sia nel vestiario che nei movimenti, ma da qui in poi il concerto ha un lento, ma inesorabile calo. L’acustica improvvisamente peggiora (magari troppi ritocchi al mixer non fanno poi così bene…) e gli Europe sembrano a corto di gas, con il risultato che tutte le song sono suonate in maniera più lenta, a favore della pesantezza. Non so se è stata una scelta voluta, ma il risultato è che il concerto prende una piega per così dire lenta, anzi forse è meglio dire stanca. Ecco, gli Europe improvvisamente sono diventati stanchi.
La tracklist del concerto è praticamente incentrata sugli ultimi due album con il break di ‘Carrie’ poco prima della metà, song praticamente cantata dal pubblico, come solito (questo salva Tempest, oramai sono lontani i tempi della sua ugola d’ora). Simpatico è stato il tentativo di Joey di parlare in dialetto, con un “avsiv e mej” (siete i migliori) che è comunque entrato di prepotenza nei cuori di chi come me, conosce “lo slang” emiliano – romagnolo.
Il concerto procede stanco verso la fine, e neanche i soli di chitarra, keyboards ed un accenno di quello di batteria vengono risparmiati, fino al climax – almeno emotivo – del finale. Vengono proposti ‘Heart Of Stone’, ‘Cherokee’ e ‘Rock The Night’ fino al bis conclusivo con l’immancabile ‘The Final Countdown’, ovviamente bramata ed attesa da tutti… e anche qua Joey non fa sicuramente faville, anzi, si sente proprio che è cotto (già da qualche brano comunque il biondo singer sembrava in difficoltà)… ma c’è sempre la risorsa pubblico (e qui entra in gioco l’esperienza ed il mestiere dei Nostri) che si trascina sulle ali dell’entusiasmo.
Alla fine tutti contenti, o quasi… ed in quel “quasi” mi pongo anch’io, conscio di aver assistito ad un pezzo di storia, ma anche ad una band stanca che forse dovrebbe puntare su una minor quantità di concerti per puntare maggiormente sulla qualità.
Forse queste parole sono un pochino pesanti, ma questo è quello che gli Europe mi hanno comunicato stasera.
Forse al prossimo tour le mie idee saranno diverse. O almeno lo spero.
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