La calata dei Korn in Italia può sicuramente essere indicata come uno degli avvenimenti dell'anno in campo rock, soprattutto vista l'imponente affluenza di pubblico, la data di Reggio Emilia era l'unica prevista sul suolo italiano, e l'attenzione che anche i media non di settore hanno dedicato all'evento.
L'organizzazione si è decisamente mostrata all'altezza della situazione, gestendo il traffico e la permanenza dei molti convenuti con agilità e senza eccessivi disagi.
Essendomi perso il gruppo opener a causa del traffico in autostrada, sia maledetta l'A1, ho avuto il tempo di ambientarmi nell'arena osservando i numerosi stand e la strategica disposizione del palco, e quindi sono riuscito ad assistere all'intera esibizione dei Trust Co., combo dedito ad un heavy rock melodico di matrice americana, influenzato ora dai Creed nella scelta delle melodie, ora dagli stessi Korn in alcuni stacchi monolitici e particolarmente ritmati. La band ha mostrato una padronanza del palco assolutamente professionale, facendo saltare e rendendo partecipi i numerosi spettatori assiepati sotto palco grazie all'entusiasmo dimostrato e ad una resa sonora che, per tutte e tre le band si è dimostrata oltre ogni più rosea aspettativa.
Dopo un lunghissimo cambio palco è la volta dei Puddle Of Mud, band adorata dalla MTV generation soprattutto grazie alla rotazione ossessiva di un pezzo valido come "Blurry", ed all'indubbia avvenenza del cantante/chitarrista, un incrocio fa il biondino dei Backstreet Boys e il compianto Kurt Cobain. Il post grunge della band coinvolge il pubblico senza esaltarlo, con l'esclusione del sopraccitato singolo, accolto con un vero e proprio boato, andando ad appiattirsi nell'imitazione dei gruppi storici del genere (chi ha detto Nirvana e Aliche In Chains) e fornendo una performance perfetta nell'esecuzione ma scialba nei contenuti e nella presenza scenica, praticamente inesistente nella migliore delle tradizioni dettate dal grunge. So di risultare ripetitivo ma, anche per quanto concerne questo show, non posso fare a meno di sottolineare la perfezione della resa sonora (più volte mi sono scherzosamente chiesto se i tecnici del suono non si fossero limitati ad inserire i cd delle rispettive facendole suonare in playback).
Spesso contestati, adorati, incompresi e seguiti ciecamente allo stesso tempo, i Korn si sono spesso trovati al centro di polemiche incentrate sulla loro progressiva volontà di aprirsi ad un pubblico più ampio, polemiche scatenate da fan della prima ora che mal hannoa accettato dischi come lo splendido "Issues" ed il recente "Untouchables". Nonostante ciò non c'è stato un solo spettatore dei quasi 15.000 presenti che abbia seguito la performance dei 5 americani con scarso interesse o malcelata noia. L'entusiasmo dimostrato dal pubblico nei confronti di storici brani come "A.D.I.D.A.S.", "Faget" e "Blind" ha dimostrato una volta per tutte che le sterili polemiche di cui sopra incontrano il loro termine quando i Korn prendono in mano gli strumenti e salgono sul palco.
Il combo di Jonathan Davis ha raggiunto ora una maturità che non manca di mostrarsi anche in sede live; sono lontani gli show furiosi di un tempo, i Korn del nuovo millennio compiono il loro dovere in maniera fredda, precisa e perfetta, come una macchina ben oliata; purtroppo l'altro lato della medaglia è rappresentato dall'assoluta assenza di contatto col pubblico, lo stesso carismatico frontman non ha rivolto più di due frasi agli spettatori, creando così una lontananza emotiva assolutamente percettibile ed a tratti quasi imbarazzante.
Curiosa la scelta di estrarre solamente due brani dal recente "Untouchables", l'opener "Here To Stay" e "Toughtless", preferendo puntare su canzoni rodate come quelle citate in precedenza; già da "Twist" e "Good Good", eseguite rispettivamente come seconda e terza, l'attenzione è andata incentrandosi sui primi episodi della loro discografia, con grande gioia di molti dei presenti. Non è stato certo accantonato il pluripremiato "Issues", omaggiato con l'esecuzione di "Falling Away From Me", "Thrash", "Somebody Someone" e "Make Me Bad", fusa in un medley con la storica "One" dei Metallica, eseguita fra lo stupore dei presenti limitatamente al pezzo contraddistinto dalle sestine di cassa.
"Got The Life" ha siglato la fine del concerto nella maniera più spettacolare: nel corso del brano, infatti, svariate tonnellate di coriandoli sono stati sparate sul pubblico grazie a quattro cannoni posizionati ai lati del palco ed in prossimità del mixer. Non è mancata "Shoots And Ladders", altresì conosciuta come "la canzone della cornamusa e della filastrocca", eseguita nel primo ed unico bis ed introdotta da un Jonathan Davis pittorescamente mascherato da scozzese. Una nota (ma anche più di una nota…) di merito va alla splendida resa sonora, assolutamente perfetta e vicinissima ai suoni proposti sul cd, e agli splendidi giochi di luce che hanno reso ancora più spettacolare un concerto che in pochi dimenticheranno. Ancora una volta i Korn hanno dimostrato la differenza fra chi il nu metal lo ha inventato e chi s'è accodato in seguito.
Foto scattate da Corrado Breno
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